Buongiorno a tutti.
Oggi parliamo di un libro che ho acquistato un po’ a scatola
chiusa e d’impulso, mentre mi prodigavo alla ricerca di romanzi che parlassero
di musica. Non so se voi ne avete mai fatte di ricerche così, ma digitando
semplicemente su Google “Romanzo + musica”, tra i primi titoli c’è anche “Alta
fedeltà” di Nick Hornby.
Ora, l’autore già lo conoscevo perché avevo letto
tempo fa “Non buttiamoci giù”, da cui avevano tra l’altro tratto un film nel
2014. Ordinato quindi questo libro a scatola chiusa scopro solo una volta
arrivato che è un tascabile: avevo proprio fatto attenzione al mio acquisto e
devo dire di esserci rimasta abbastanza male. Riguardandola oggi non ha
importanza, la copertina mi piace ed è rigida quindi ok, ma lo sbigottimento
iniziale lo ricorderò sempre.
La trama narra di un uomo, Rob, che a 35 anni viene lasciato
dalla fidanzata Laura, con cui stava da diverso tempo e si trova quindi a
riflettere sulla sua vita, e in particolare su quanto sia insoddisfacente.
Lavora in un negozio di dischi (infatti lui ama la musica in maniera totale)
con due amici, o comunque le due persone che più si avvicinano al concetto di
amicizia.
Di musica si parla ma soprattutto in termini di commento da
parte del protagonista, ex DJ, spesso categorico, come se fosse l’unico grande
esperto di musica. Non era la musica alla quale avevo pensato inizialmente
durante l’acquisto, ma d’altronde ho fatto tutto in gran fretta quindi incasso
e vado avanti.
Partendo da una riflessione sulle 5 più grandi fregature che
il protagonista ha preso nel campo amoroso e relazionale si svilupperà la trama
e l’evoluzione del personaggio.
Senza spoilerare niente mi sento però di sottolineare che è
un libro sulle relazioni più che un libro sulla musica, infatti il focus
principale è sulla relazione di coppia di Rob e Laura, condito di musica qua e
là, proprio perché la musica è necessariamente parte attiva della loro vita,
soprattutto di quella di lui. Ci sono diverse citazioni musicali, sia di
canzoni sia di autori e questo lascia
trasparire il grande amore ma anche la grande competenza musicale dell’autore:
Hornby è infatti un critico musicale nonché paroliere.
Lo stile è lo stesso di “Non buttiamoci giù”, ovvero
tagliente, crudo e diretto ma allo stesso tempo ben misurato, e quindi il suo
stile sembrerebbe rimasto invariato negli anni. “Alta fedeltà” è stato il suo
primo romanzo, edito nel 1995, mentre “Non buttiamoci giù” lo ha seguito a
distanza di 10 anni esatti, 2005. L’autore sembra non preoccuparsi di quello
che il lettore potrebbe pensare del protagonista e delle sue azioni, il suo
racconto sembra dire “lui è fatto così”, mentre invece a volte si ha
l’impressione che gli scrittori vogliano presentare il proprio protagonista
sotto una buona luce, come una persona sempre buona a cui sono capitate
esperienze negative o positive che lo hanno spinto a fare qualcosa. Come una
sorta di giustificazione. Qui questo non avviene, anzi non c’è alcun tentativo
di giustificare le azioni di Rob, queste vengono semplicemente narrate in prima
persona proprio da lui, che quindi si “autocritica”, sempre e solo però dal suo
punto di vista.
Rob purtroppo non ha suscitato in me nessun tipo di
simpatia, se non all’inizio, quando ha parlato di alcune delle sue storie
infantili finite male. I suoi comportamenti sono tipici di un narcisista,
concentrato solo su sé stesso e su quello che vuole. Su come ottenere ciò che
gli interessa, passando sopra ad ogni cosa, anche sopra la sua ragazza Laura.
C’è stata un’evoluzione che è andata dall’immedesimazione nel lasciato, quindi
nel protagonista, e un giudizio negativo quindi nei confronti di Laura, che lo
ha lasciato, fino al suo completo opposto: la comprensione nei confronti della
ragazza e il fastidio nei confronti di Rob.
Le sue azioni infatti sottolineano come in realtà la sua
sofferenza ed il suo desiderio di tornare con Laura non siano veramente legati
ad un sentimento profondo nei suoi confronti quanto un narcisistico desiderio
di smettere di soffrire. Lui insiste molto, ad un certo punto, perché vuole
sentirsi dire se lei è andata a letto con un altro uomo oppure no, e questo
atteggiamento mi ha letteralmente fatto infuriare: il suo turbamento sembra
infatti legato al fatto che qualcuno abbia preso qualcosa di suo, non tanto che
lei non lo ami più, quanto invece una sorta di “usurpazione di potere”. E tutto
questo, per quanto la gelosia possa essere comprensibile, assume un carattere
inquietante quando invece lui nel frattempo va a letto con altre donne.
Mentre Rob dice di soffrire per la sua perdita e mette in
atto dello stalking addirittura nei suoi confronti, sogna altre donne. Una
sera, in un confronto, lui insiste affinché lei gli dica se hanno ancora una
possibilità. Lei in realtà non darà una risposta chiara, ma lui la interpreterà
come un “Sì, c’è ancora speranza per noi due”, e quella sera sessa lui va a
letto con un’altra. Questo atteggiamento mi ha letteralmente fatto saltare i
nervi. Se si considera poi anche il fatto che lui non sopporti che lei abbia
più successo di lui sul lavoro, lei infatti è avvocato e guadagna molto più di
quanto lui possa fare con i CD.
Insomma alla fine ero dalla parte di lei e ho tifato per
tutto il tempo sulla possibilità per lei di trovare di meglio. Se lo ha fatto o
meno non posso dirvelo perché vi dovrei rivelare il finale.
Consiglio il libro? Non lo so nemmeno io in realtà. È
sicuramente stato irritante da leggere in alcuni passaggi, ma avevo voglia di
continuare la lettura, quindi è sì coinvolgente dal lato della trama, ma i
personaggi non mi sono piaciuti molto. Se non Dick, uno degli amici di Rob, il
più giovane dei tre, il più sensibile e anche il più gentile. Barry invece,
l’altro amico, è un po’ controverso ma apprezza molto Terry Pratchett e quindi
lo perdono.
Sicuramente non aspettatevi che parli di musica come me lo
ero immaginato io, più sullo stile August Rush, o musicisti che cercano la loro
strada.
Per oggi è tutto, a presto!
-Pearl
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