Oggi voglio
parlare di un libro che mi è piaciuto, dunque farò riferimento al libro di
Stephen King “Le notti di Salem”. Stephen King è uno di quegli autori che mette
un po’ soggezione, uno di quegli scrittori che tutti conoscono o hanno sentito
nominare almeno una volta nella loro vita, da cui pensi di poterti aspettare
grandi cose perché, semplicemente, è Stephen King! Il nome dice già tutto,
soprattutto per gli
amanti del genere. In questo caso non si tratta di un vero e proprio thriller ma più che altro di un Horror, e tra poche righe vi spiegherò la mia personalissima ed opinabilissima convinzione. Il libro è stato pubblicato per la prima volta nel 1975 e narra la storia di uno scrittore, Ben Maers, che torna al paese in cui ha vissuto durante un periodo della sua infanzia per scrivere un nuovo romanzo su Casa Marsten, che tutti ritengono “malvagia” in quanto in essa sono morti i vecchi proprietari, marito e moglie, per omicidio-suicidio.
amanti del genere. In questo caso non si tratta di un vero e proprio thriller ma più che altro di un Horror, e tra poche righe vi spiegherò la mia personalissima ed opinabilissima convinzione. Il libro è stato pubblicato per la prima volta nel 1975 e narra la storia di uno scrittore, Ben Maers, che torna al paese in cui ha vissuto durante un periodo della sua infanzia per scrivere un nuovo romanzo su Casa Marsten, che tutti ritengono “malvagia” in quanto in essa sono morti i vecchi proprietari, marito e moglie, per omicidio-suicidio.
Non mi sento di
dirvi altro semplicemente perché, come nei Thriller, una grande parte di ciò
che piace agli amanti dell’Horror è l’attesa, la scoperta di cosa sta
succedendo o sta per succedere e dunque fare spoiler sulla trama leverebbe un
gran parte del divertimento. Vorrei però spendere due parole su come io
suddivido questi due generi a volte ed in parte sovrapponibili.
Prima di tutto
ritengo che la differenza fondamentale sia legata al tipo di racconto, dunque
la presenza o meno di fenomeni paranormali o comunque non completamente
dimostrabili. Infatti farò ricadere in questa categoria tutti i racconti o i
romanzi che trattano di creature fantastiche o leggendarie, quindi i racconti
di Lovecraft ma anche alcuni dei racconti di Edgar Allan Poe. Non sono
assolutamente sicura che questa sia la distinzione effettiva e condivisa, ma io
li suddivido in questo modo dato che hanno anche dei punti di contatto. Per
esempio, come già accennato all’inizio, entrambi puntano molto sulla suspense e
sulle indagini o sul trovare una soluzione, poi spesso sono abbastanza cupi e
possono arrivare a dei risvolti o finali non proprio definibili come “lieti”;
il finale da favola è spesso difficile da raggiungere. Tornando però alle
differenze ritengo che il Thriller richieda molta più logica rispetto
all’Horror, e dunque richieda ricerche più accurate e precise: se io devo
descrivere come un uomo ne uccide altri, usando magari un metodo particolare, e
l’eroe lo deve smascherare, dovrò prestare molta attenzione ai limiti fisici di
entrambi e anche ai limiti che la logica impone. Diversamente, negli Horror c’è
più libertà di movimento, e anche se un buon libro di paura richiede
necessariamente molte ricerche, ci sarà sempre un certo spazio di libera
interpretazione del fenomeno o di ciò che l’autore decide di inserire come
elemento paranormale, ad esempio scrivendo di lupi mannari si può decidere se
seguire le credenze popolari, modificarne alcuni aspetti o modificare
completamente l’intero set di conoscenze al riguardo. Ripeto che, perché possa
essere considerato come un libro scritto e pensato bene, delle ricerche devono
essere fatte.
Un’altra cosa
che mi porta a distinguere questi due generi e a preferire tra i due il
Thriller è il livello di inquietudine che trasmettono: quando si legge un
racconto o una storia Horror l’antagonista è generalmente un essere non
propriamente umano o con poteri particolari, ad esempio un fantasma o una
strega, dunque qualcosa che potrebbe esistere, ma come anche no. Ci si deve
credere. Nel Thriller invece tutto resta ancorato alla realtà, perché
l’antagonista è un essere umano, magari pazzo, estremamente violento o cattivo,
ma sempre un uomo/donna rimane. Io sono una persona fondamentalmente fifona, e
il paranormale mi scuote profondamente, ma essendo un fenomeno non
completamente dimostrabile c’è sempre una parte del cervello che prima o dopo
prende il sopravvento e dice “Ma sì, tanto non è mica reale, queste cose non
possono succedere…”, calmando l’agitazione o la fifa stessa e risolvendo ogni problema.
Leggere invece di racconti con lo stesso livello di suspense ma con delitti,
crimini o altro commessi da persone umane e potenzialmente realistiche (Se il
libro è scritto bene; questo l’ho lasciato sottinteso ma vale anche per
l’Horror!) mi rende sempre più agitata o comunque scossa. Di contro, per
ribaltare ancora il ragionamento, nel caso non fosse già sufficientemente
confuso, una persona è mortale ed è uguale a tutte le altre, quindi sarebbe
possibile fermarla in modo abbastanza intuitivo e chiaro: se spari a qualcuno
quello muore (se prendi bene la mira). Gli esseri paranormali dei racconti Horror invece, essendo diversi
da noi, non rispondono allo stesso modo e dunque eliminarli diventa più
difficile.
Ora, tornando al
libro di oggi, ho notato alcune somiglianze con “Misery”, l’unico altro libro
che la sottoscritta ha letto del Signor King, che sembrano dovute allo stile
dell’autore, per esempio l’impostazione dei capitoli. Entrambi i protagonisti inoltre
sono scrittori, dunque sorge naturale chiedersi se nel pensiero dell’autore non
sia proprio lui a trovarsi al centro della storia, considerando anche che
questi scrittori protagonisti dei due romanzi sembrano somigliarsi anche a
livello caratteriale e professionale.
Detto questo non
mi resta molto altro da dire se non sottolineare la bravura di Stephen King,
che secondo me deve essergli riconosciuta a prescindere dal fatto che il genere
o lo stile piacciano o meno, ma per la dedizione che dimostra in ogni libro. Le
ricerche che questo scrittore svolge per scrivere i propri romanzi è veramente
e sinceramente ammirevole, ed è, secondo me, indice di quanto egli sia riuscito
a trovare un lavoro che ama fare, in cui è maestro e che gli permette di
mantenersi. Insomma, beato lui.
Anche questo
libro dunque, nel caso non si fosse capito, mi è piaciuto molto anche se
continuo a preferire “Misery”. I prossimi libri che leggerò andranno ad
aggiornare la classifica dei “Libri di King” dunque cercherò di tenerla
aggiornata.
Vedo che ancora
non c’è stato nessun commento e, parlo almeno per me, va benissimo, nel senso
che io scrivo le recensioni semplicemente per un piacere personale, quindi non
sentitevi obbligati, ma se qualcuno ha una opinione diversa su Thriller VS
Horror o vuole raccontare quale dei due è più terrificante/inquietanti
scrivetecela pure.
-Pearl
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