Il titolo del
libro di cui oggi vi parlo potrebbe trarre in inganno, perché “Il paradiso
degli orchi” sembra rimandare al genere fantasy o all’horror. In realtà basta
pensare all’autore di questo romanzo per chiarirsi un po’ le idee. Forse.
Daniel Pennac è, se qualcuno di voi ancora non lo conoscesse, uno scrittore
francese di 72 anni. Se non ne avete mai sentito parlare vi consiglio di
informarvi su di lui, perché sembra essere una delle
prove viventi del fatto che l’etichetta che gli altri ci danno e ci affibbiano non conta nulla e non ci deve limitare in alcun modo. L’autore è sempre andato male a scuola a causa della dislessia ed oggi è laureato in lettere, è scrittore ed insegnante e riceve la Laurea ad Honorem in Pedagogia.
prove viventi del fatto che l’etichetta che gli altri ci danno e ci affibbiano non conta nulla e non ci deve limitare in alcun modo. L’autore è sempre andato male a scuola a causa della dislessia ed oggi è laureato in lettere, è scrittore ed insegnante e riceve la Laurea ad Honorem in Pedagogia.
“Il paradiso
degli orchi” è il primo di una serie di romanzi sul protagonista, Benjamin
Malaussène, pubblicato nel 1985. La storia narra di questo sfortunato
personaggio che ha un lavoro particolare: fa il capro espiatorio presso dei
grandi magazzini. Cosa significa? Lui sa piangere a comando e quando la
clientela presenta dei reclami, il suo superiore lo fa chiamare e lo tratta in
maniera pessima davanti ai clienti, minacciando di licenziarlo, quelli si
commuovono davanti alle sue lacrime e al suo sguardo contrito e ritirano il reclamo.
Per il protagonista è pesante e frustrante lavorare così, ma ha a casa una
famiglia un po’ disastrata, se così si può dire: la madre ha avuto 6 figli, lui compreso, con diversi uomini e
ogni volta torna a casa dopo un periodo passato lontano, incinta e abbandonata
dall’ennesimo uomo di passaggio. Essendo lui il figlio maggiore sente ed ha
effettivamente la responsabilità di tutti quanti. Questo è il motivo per cui
ancora non ha lasciato il suo lavoro. In tutta questa situazione si inserisce
un elemento che non mi sarei mai aspettata: ai grandi magazzini cominciano a
scoppiare delle bombe, che vanno ad uccidere, fortunatamente, poche
persone. Il protagonista comincerà ad
indagare, insieme all’amico Theo e ai fratelli (anche se solo ipoteticamente
parlando, la sera quando tornato dal lavoro racconta loro gli avvenimenti sotto
forma di fiaba, dato che sono solo bambini).
Non mi aspettavo
questa svolta investigativa all’interno del romanzo, avevo già letto “Signori
bambini” di Pennac, e l’avevo trovato particolare. Non ci sono grandi
descrizioni ma molte situazioni bizzarre e i personaggi risultano un po’
fiabeschi, sembrano infatti possedere delle caratteristiche che sarebbero di
difficile comprensione nel mondo reale. O nel mondo che si crede essere reale.
Non sono sicuramente i personaggi eroici in cui tanto ci piace immedesimarci,
ma risultano per lo più divertenti e affascinanti.
Lo stile di
scrittura di Pennac è molto sintetico, con degli elementi di sorpresa buttati
qua e là per mantenere alta l’attenzione. Inizialmente non mi aveva
affascinato, anzi, durante la lettura dei primi capitoli mi ero un po’ pentita
di averlo iniziato, ma poi la situazione è migliorata. Sarà perché è emersa la
fase delle bombe che mi ha coinvolto maggiormente.
È un romanzo breve,
circa 200 pagine e si legge rapidamente. In realtà non ho molto da dire al
riguardo, mi è piaciuto e lo consiglio sicuramente in quanto particolare e
divertente, divertente non perché faccia proprio ridere ma per le situazioni
bizzarre dei suoi romanzi, che rendono tutto talmente surreale da strapparti un
sorriso. È diverso dai romanzi umoristici o francamente divertenti, come per me
lo sono quelli di Sir Terry Pratchett, ma sicuramente Pennac riuscirà a farvi
sorridere. Per la particolarità dei personaggi, o per la stramberia delle
situazioni, per il modo in cui tutto va a rotoli quando si pensava di avere il
totale controllo.
Quindi se siete
indecisi, vi consiglio di buttarvi, sono solo 200 pagine e il ritmo del
racconto è veramente scorrevole. Pollice in su per Daniel Pennac.
-Pearl
Nessun commento:
Posta un commento