Cara Emmeline,
oggi parleremo di un libro nuovo, molto recente, opera di
due donne: Michela Murgia, scrittrice prolifica e molto nota soprattutto
ultimamente, e Chiara Tagliaferri, coordinatrice editoriale per il sito
Storielibere.fm.
Parliamo oggi di Morgana, non la Morgana della mitologia, la
cosiddetta Fata Morgana, che però era l’antagonista di re Artù e di Merlino,
una potente maga che cerca con ogni suo mezzo di ostacolare il fratellastro
Artù e distruggere così il suo regno. Le versioni della storia sono diverse ma
in tutte permangono due caratteristiche: è una maga con poteri sovrannaturali
ed è gelosa di Artù e per questo lo vuole eliminare. Nella società quindi
Morgana rappresenta qualcosa di negativo e di anormale, a causa delle sue
intenzioni e dei suoi poteri. È malvagia, non risponde ai canoni che le sono
stati imposti dalla società e per questo viene considerata “cattiva”.
Nel podcast che le due autrici hanno tenuto sproprio su
Storielibere.fm e che ha portato poi alla nascita del libro, sottolineano come
i racconti delle vite di 10 donne che sono al di fuori degli stereotipi e, come
dice Michela Murgia, sono un po’ fate e molto streghe. Sono donne fuori dal
comune, che combattono la cultura maschilista all’interno della quale sono nate
o cresciute e fanno ciò che vogliono per piacere a sé stesse e non agli altri.
Queste donne sono sicuramente scomode, anche per le donne
stesse. Infatti in alto, sulla copertina del libro troviamo scritto “Storie di
ragazze che tua madre non approverebbe”. E nemmeno tu, aggiungerei io. Perché?
Perché la cultura all’interno della quale siamo cresciute è talmente radicata
dentro di noi che anche se riusciamo a distanziarcene razionalmente, a livello
inconscio lei è lì. Ed è lì per dirci cosa è sbagliato e cosa è giusto in
maniera immediata, senza nemmeno darci il tempo di pensare. È per questo che
prima di dire qualcosa ad alta voce, soprattutto quando vediamo una donna, una
ragazza, una bambina comportarsi in un modo particolare che va al di là degli
schemi dovremmo tutti chiederci se quello che stiamo pensando e che stiamo
magari per dire sia frutto di una cultura fortemente maschilista.
Prendiamo ad esempio la prima donna sia del podcast che del
libro: Moana Pozzi. Una donna molto controversa nella società italiana, che ha
sempre fatto ciò che voleva senza preoccuparsi delle critiche e dei giudizi che
ha ricevuto, soprattutto dalle donne. Moana è talmente controversa ma allo
stesso tempo talmente famosa che quando nel 2016 è uscito il cartone animato
della Disney “Moana”, in Italia è stato cambiato non solo il titolo, ma anche
il nome della protagonista. In Italia infatti il titolo è Oceania e la
protagonista si chiama Vaiana. Ora, sono voci non confermate, sono più che
altro sospetti, mentre la versione ufficiale è che anche altre nazioni abbiano
apportato questi cambiamenti perché “Moana” risulta essere un marchio già
registrato, quindi semplicemente non utilizzabile.
Io stessa, leggendo la storia di Moana Pozzi, che non
conoscevo, mi sono ritrovata a pensare a lei inserita all’interno dei canoni
della cultura in cui sono cresciuta e quindi a considerare il suo comportamento
quantomeno sbagliato. Il problema però non è il suo comportamento, ma quello
che i miei occhi vedono filtrati dalla cultura italiana: perché lei sbaglia
facendo ciò che vuole, senza porsi limiti, mentre un uomo che compie la
medesima scelta e fa ciò che vuole non viene visto allo stesso modo? Il
problema non è quindi nelle azioni ma nel nostro sguardo.
Nel libro le storie sono 10, rispettivamente Moana Pozzi,
Caterina Da Siena, Grace Jones, le sorelle Brontë, Moira Orfei, Tonya Harding, Marina Abramović, Shirley
Temple, Vivienne Westwood e Zaha Hadid. Nel podcast invece i racconti sono 16,
e in aggiunta ci sono Margaret Atwood, Frances McDormand, Madonna, Cher, Le
donne di Game of Thrones, Ipazia.
Io
prima ho letto il libro, l’ho visto in libreria, dove ero andata per acquistare
un regalo, ma già lungo la strada mi sono detta “Se c’è anche il nuovo libro di
Michela Murgia, lo prendo”. E quindi ecco come è giunto in mio possesso. Ed ho
decisamente intenzione di “passare parola”, ovvero di consigliare e prestare
questo libro a chiunque voglia saperne di più, ragionare sul concetto, e
consiglierò anche il podcast.
Invito
anche voi a farlo, e vi invito a riflettere sulle differenze tra uomini e donne
che si possono notare ogni giorno nella vita quotidiana. Riflettete su quanto
la cultura vi influenzi nei giudizi e nei pensieri, nelle opinioni e nei gusti
e provate a chiedervi se quello che desiderate è il frutto di un vero desiderio
o il risultato della pressione sociale e
culturale. E se la risposta sarà la seconda, allora provate a cambiare, a
scoprire cosa veramente desiderate e provate a raggiungerlo.
-Pearl
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