Buongiorno a tutti.
Oggi, per rimarcare la nostra estrema capacità di stare
sempre sul pezzo, di essere delle vere guru del momento, del carpe diem, grazie
alla nostra profonda attualità, parleremo di un vero best seller. Sì, del 2017
però.
Spero ci perdonerete per questa nostra lentezza a leggere i
titoli dell’ultimo momento, sarebbe un vantaggio per chi vuole leggere le
novità e un vantaggio anche per noi, perché parlare dei libri usciti da poco
porterebbe una maggiore attenzione sul blog.
Ma noi continuiamo imperterrite
lungo la nostra strada lastricata di libri ormai vecchi perché abbiamo scelto
di leggere quello che vogliamo, quando vogliamo. Il blog lo proseguiamo perché
ci piace dedicargli del tempo e ci piace la spinta a continuare a leggere anche
quando diventa difficile che ci dà l’avere un appuntamento fisso.
Quindi oggi preparatevi a parlare con me di “Eleanor
Oliphant sta benissimo”, ad opera di Gail Honeyman scrittrice scozzese.
È il suo romanzo di esordio, quindi non c’è una vera e
propria storia passata per quanto riguarda i libri dell’autrice, entriamo
dunque subito nel pieno del commento parlando del modo in cui è scritto.
L’aspetto che mi ha colpito maggiormente è stata la rapidità con cui la trama
mi ha preso e trascinato nel mood: “Ok, leggiamo ancora un capitolo”. Fin da
subito infatti si parte scattanti, non c’è nessun periodo introduttivo,
generalmente per me noioso, che serve a fare il quadro della situazione. Si
inizia con il racconto, in prima persona, di un personaggio che inizialmente
sembra proprio snob, antipatico, di difficile sopportazione, nonostante fin da
subito si renda noto che la sua situazione familiare e personale sia tragica.
Un grande merito che secondo me va dato all’autrice è la sua
capacità di mantenere la suspense sulla storia della protagonista. Fin da
subito si sa che da piccola ha vissuto una tragedia che le ha lasciato i segni
sul volto ma anche nell’anima. Salvo però qualche piccola briciola lungo il
racconto, quello che effettivamente le è accaduto emerge alla fine. Non vi farò
alcun tipo di spoiler, ma l’ho trovato plausibile dal punto di vista emotivo e
psicologico nonché dal punto di vista narrativo. Questa curiosità sulla sua
vita è un motore che spinge il lettore a continuare a leggere.
Lei, come già accennato, all’inizio non risulta
particolarmente simpatica, assume l’atteggiamento di una persona sola, che non
è abituata a stare con gli altri e quindi li trova stupidi e maleducati, per
questo si crede superiore a loro. È un atteggiamento che credo tutti possano
capire, sapendo qualcosa della sua vita precedente, anche solo che ha passato
la vita in affidamento presso varie famiglie. Quando però inizia ad usare lo
stesso atteggiamento anche verso le persone che lei non conosce, e che sono con
lei gentili come nessun altro lo era stato prima, il lettore comincia a provare
fastidio nei suoi confronti. E attenzione, perché generalmente le persone che
hanno avuto una vita particolarmente dura o difficile, per proteggersi,
costruiscono una specie di corazza che porta gli altri a vederli come
antipatici, fastidiosi, da evitare. Si rischia quindi di entrare in un circolo
vizioso. Questo è proprio quello che è successo alla protagonista, che cerca di
restare a galla come può, tenendo tutti gli altri alla larga e mantenendo uno
stato di pseudo equilibrio che non la fa stare bene, ma nemmeno male.
Scoprirà un interesse verso un musicista locale durante un
concerto e farà dei tentativi per emergere dal suo guscio protettivo, ma i suoi
tentativi sono al tempo stesso teneri e tristi.
Un altro personaggio interessante è Raymond, che rappresenta
la bontà fatta persona. Il classico bravo ragazzo che tutte vorrebbero
incontrare, almeno caratterialmente. Viene infatti descritto in modo non
perfetto, come ogni essere umano, quindi lui fuma molto, è in sovrappeso, ama
l’informatica e giocare ai videogiochi con i suoi amici e coinquilini. Però vi
posso assicurare che molte donne ci metterebbero la firma. Finalmente un
personaggio maschile fisicamente normale ma caratterialmente buono, non il
tenebroso dal carattere chiuso, che ha bisogno di essere compreso e
assecondato. Raymond è autosufficiente anche emotivamente ed è gentile,
generoso, rispettoso, dai forti valori morali. Lui è lì a ricordare e
sottolineare quanto sia importante avere qualcuno accanto che crede in te,
anche quando sei tu stessa a gettare la spugna.
Non dico altro sulla trama perché non voglio spoilerare
nulla, ma vi dico che finalmente ho trovato un esempio costruttivo e al tempo
stesso positivo di psicoterapia e psicoterapeuta. Nei libri sono situazioni e
personaggi che non sono molto presenti, almeno in quelli che ho letto io, però
nei film sono spesso screditati o denigrati, come se non capissero nulla e
pensassero di sapere già tutto. Nel cinema è sempre l’eroe che si salva da
solo, mentre se viene salvato è grazie ad un amico, un parente, l’amore
eccetera eccetera. Insomma nel mondo cinematografico la psicoterapia è ancora
un tabù.
Quindi, tirando le somme di questo libro mi sento di
consigliarvelo vivamente. Forse non lo definirei un grande best seller, ma è
sicuramente un bel libro. In particolare, se conoscete qualcuno che ha avuto
una vita difficile e lo trovate sempre o anche solo a momenti, fastidioso,
irritante, snob, provate a leggerlo e cercate di usarlo per mettervi nei panni
dell’altro. Magari non sarà la stessa cosa, perché non si può adattare a
chiunque. Non voglio certo passare l’idea che tutti vanno giustificati nei loro
comportamenti, ma sapere le motivazioni alla base di essi può essere importante
per modificare la vostra visione ed interrompere un circolo vizioso,
probabilmente negativo per tutti.
A presto.
-Pearl
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