Buongiorno.
Oggi parliamo di un autore inglese che non avevo mai letto
prima, ma che mi ha colpito molto. Non saprei dirvi quanto sia famoso in
realtà, perché prima non lo avevo mai sentito nominare, mentre da quando ho
questo libro mi ci sono imbattuta già un po’ di volte.
Patrick McGrath è uno
scrittore inglese autore di diverse opere, tra cui quella di oggi che si
intitola “Follia”, da cui nel 2005 è stato tratto un film. Che ancora non ho
visto ma che ho assolutamente intenzione di recuperare.
“Follia” è un romanzo psicologico, che narra la storia
d’amore, nonché di ossessione, tra un uxoricida e la moglie di uno degli
psichiatri che lavora nel manicomio dove entrambi si trovano a vivere, uno in
quanto paziente, l’altra in quanto moglie di un dipendente. Corre l’anno 1959,
quindi la situazione è un po’ diversa da quella attuale. Grazie a questa tresca
Edgar Stark, il paziente, riesce a fuggire, e lei, Stella Raphael, lo
raggiungerà a Londra abbandonando la sua vita di prima, compresi marito e
figlio.
La storia poi evolve e praticamente non siamo nemmeno a metà
del romanzo, ma per evitare i vari spoiler mi fermerò qui nella descrizione
della trama.
Vi parlo invece dello stile che mi è piaciuto moltissimo. Il
racconto infatti viene dalla voce di uno psichiatra, amico della protagonista
femminile e collega del marito, nonché medico curante di Stark all’interno del
manicomio. Il lettore si sente veramente come se si trovasse all’interno dello
studio del medico, e lui gli stesse raccontando un caso vissuto nella propria carriera
nella psichiatria. Trovo che McGrath sia stato molto bravo nel raccontare da un
lato i disturbi mentali di Stark, e dall’altro il crollo psicologico di Stella.
Allo stesso tempo è riuscito, secondo me, a dare un’immagine della psichiatria
più positiva rispetto a quanto solitamente si sente o ci si immagina. Infatti
gli psichiatri vengono descritti come intenzionati a curare le persone,
interessate al loro miglioramento e soprattutto non giudicanti. Che è
sicuramente meglio di come generalmente vengono descritti psichiatri e
psicologi nella letteratura ma soprattutto nel cinema. Questa sua capacità e
questo suo realismo potrebbe essere dovuto al fatto di essere figlio di uno
psichiatra criminale, quindi probabilmente la sua esperienza personale gli ha consentito
di risultare credibile sotto diversi punti di vista: psicologico e psichiatrico
ma anche nella costruzione dei personaggi e delle loro relazioni.
Tra i personaggi che ho preferito in assoluto c’è il dottor
Cleave, ovvero il narratore, che ci racconta al passato tutti gli avvenimenti,
facendo anche dei collegamenti temporali, saltando dalle sedute con Stella in
cui lei racconta quanto avvenuto e la situazione nel momento in cui invece è
stata vissuta. L’ho trovato un personaggio molto positivo, molto poco
giudicante e super partes, anche se poi alla fine ha commesso anche lui degli
errori, a mio parere i classici errori “da principiante”, che mi hanno fatto
storcere non poco il naso.
Ho apprezzato, anche se non posso dire che mi sia proprio
piaciuto, il dottor Raphael, il marito di Stella, che al contrario di Cleave ha
acquistato punti ai miei occhi man mano che il romanzo si avvicinava alla
conclusione.
Con lei non sono riuscita affatto ad immedesimarmi perché le
sue scelte, anche se razionalmente sembravano incomprensibili, scaturivano da
un fondo emotivo che io non riuscivo a provare. Quindi ho compreso le
motivazioni alla base dei suoi comportamenti ma non sono riuscita a farmele
andare bene. Ad accettarle.
È sicuramente un libro molto pesante, perché oltre alle
tematiche psichiatriche, dei disturbi mentali, che sono già di per sé complesse
e provanti a livello emotivo, vengono descritti dei drammi troppo grandi per
poterlo leggere semplicemente come lettura di piacere. A meno che voi non mi assomigliate
almeno un po’ e quindi troviate tutto ciò che riguarda la comprensione della
mente umana affascinante a prescindere. Quella curiosità che, se vi lasciaste
assorbire, potrebbe diventare morbosa, di capire quello che sta alla base delle
scelte delle persone. Ci sono stati momenti in cui avrei voluto mollare la
lettura, abbandonare il libro a sé stesso per il peso che alcuni episodi mi
hanno lasciato addosso. E questo denota senza dubbio le grandi capacità dello
scrittore.
Credo che tra i suoi messaggi principali, oltre
all’importanza di non prendere mai in carico persone che si conoscono, per
alcun motivo al mondo, vi sia la questione del non giudizio. L’importanza di
non giudicare la persona che si ha davanti, non giudicarne i comportamenti ma
soprattutto non giudicarne le emozioni, per andare oltre e capire la persona
stessa ed essergli utile. Questo porta con sé una grandissima difficoltà,
ovvero riuscire a “spegnere” sé stessi, o quantomeno i propri preconcetti,
pregiudizi, stereotipi, e mettersi a completa disposizione dell’altro.
La vostra deduzione vi avrà portato sicuramente ad
indovinare il mio giudizio su questo libro (qui sì), assolutamente positivo,
quindi lo consiglio a chi ha un interesse verso i romanzi psicologici,
drammatici e a qui interessa l’ambito psichiatrico, soprattutto quello
criminale. Non è certo un libro da leggere in spiaggia in leggerezza, quindi
siate consapevoli che potrebbe essere per voi un mattone sullo stomaco.
Detto questo, vi lascio. A presto!
-Pearl
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