Buongiorno.
Quest’oggi ci dedicheremo ad un genere poco letto (e intendiamo da noi, non certo dal resto del mondo) ma che ci stiamo impegnando a recuperare, ovvero la fantascienza. E se è vero che ancora non vi abbiamo portato contenuti relativi ai grandi, Asimov primo fra tanti, per oggi ci accontentiamo di una fantascienza un po’ realistica. O meglio, una fantascienza che non comprende stelle e pianeti altri, ma solo il nostro: la Terra.
In realtà, per meglio dire, “La lunga terra”, edito da
Salani nel 2017. Autori: Terry Pratchett e Stephen Baxter. Se il primo lo
conosco ormai da tempo e amo, ma che dico? Adoro, i suoi libri, nulla sapevo
del secondo autore, anche lui scrittore britannico pluripremiato però autore di
fantascienza. Terry Pratchett ha scritto prevalentemente libri fantasy, ma ha
collaborato con Baxter per la stesura di cinque romanzi, appartenenti ad un
ciclo, primo tra questi proprio la nostra “Lunga terra”. In Inghilterra sono
usciti tra il 2012 e il 2016 mentre da noi il primo è arrivato solo nel 2017,
anche da loro però gli ultimi capitoli sono usciti postumi, dato che Pratchett
ci ha lasciato il 12/03/2015.
La trama narra di un mondo come il nostro, anzi proprio il
nostro, in cui però, un po’ casualmente e un po’ no, si scopre l’esistenza di
infinite altre terre identiche, ma alternative, che hanno seguito strade
evolutive diverse. Si può passare da una terra all’altra con un oggetto
chiamato “Passatore”, costruito con una patata, che permette di
“teletrasportarsi” nello stesso identico luogo, ma nella terra alternativa che
si trova a est o a ovest. Ci sono però anche dei “passatori naturali” che anche
senza bisogno di alcun supporto esterno, riescono a spostarsi da un mondo
all’altro. Tra questi il protagonista, Joshua Valienté, che proprio per questa
sua capacità innata viene ingaggiato dalla Black Corporation, guidata da
Lobsang (un umano che sostiene di essersi reincarnato in una macchina, o una
macchina che sostiene di essere stata umana), per compiere un viaggio
esplorativo.
Di questo romanzo posso dire che non è sembrata
fantascienza, sarà perché è un genere che conosco poco e quindi ragiono ancora
per i classici stereotipi e per le solite associazioni “fantascienza=spazio” ma
se da un lato è stato un romanzo particolare, dall’altro mi sono un po’ mancate
le astronavi, gli alieni e via discorrendo. Mi aspettavo uno stile più simile a
quello cui sono abituata con i romanzi di Terry Pratchett, ma l’ho trovato
molto meno divertente, e ci ho letto meno insegnamenti in sottofondo, che
invece nei libri fantasy di Sir Terry non mancano di certo.
Devo ammettere mio malgrado che lo ho trovato noioso in
alcune parti e coinvolgente in altre. Ho trovato comunque difficile mantenere
una costanza nella lettura.
Dei personaggi non ho molto da dire, perché non ne ho
trovato uno interessante o in cui mi sono potuta riconoscere. Non conoscendo
Baxter non so nemmeno se sono più sul suo stile. Sicuramente sono poco nello
stile di Pratchett, tranne forse Lobsang che è il personaggio più particolare.
Qualcosa si riconosce anche in altri passaggi della storia e in altri
protagonisti, quindi non posso dire che lo zampino di Pratchett non ci sia,
però non mi ha soddisfatta.
In realtà non ho molto altro da dire, e un po’ mi dispiace
perché riponevo varie speranze sulla possibilità di fare una lettura
entusiasmante, una fantascienza bizzarra ma divertente. Invece no. E non credo
che continuerò la saga, mi farò bastare questo primo capitolo. Pazienza sarà
per la prossima volta.
A presto.
-Pearl
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