Buongiorno
popolo di lettori!
Oggi ritorna il Fantasy, ma non quello scrauso, da discount, quello che serve ai grandi autori per farsi due risate e che spesso serve alle giovani ragazze per sospirare di fronte alla storia d’amore dei protagonisti. Stavolta parliamo di Fantasy serio, quello che si ispira ai grandi classici.
Con questo
non sto dicendo che lo trovo allo stesso livello dei grandi classici, e tra non
molto ve ne spiegherò il motivo, ma certamente lo considero come una saga di
diverse spanne sopra i fantasy per ragazzi che si possono trovare nelle
librerie ultimamente. Ringraziamo Tiffany aka “MissFictionBooks” per il
consiglio di lettura.
Partendo
infine dalla premessa che la scelta nell’acquisto è stata dettata soprattutto
dalle copertine e dal fatto che l’acquisto risale al periodo prima della
quarantena per Covid19, oggi vi parlo di Nevernight e dei tre titoli che
compongono la saga: “Mai dimenticare”, “I grandi giochi” e “Alba oscura”.
Ma veniamo
al perché non lo inserisco nell’elenco dei grandi classici: la lettura di
questa trilogia mi ha fatto notare come la trama base di tutte le storie
fantasy sia fondamentalmente la stessa:
é L’eroe
è speciale, ha una o più caratteristiche che lo rendono unico o quasi, è un
prescelto;
é La
sua famiglia è colpita da disgrazie, sterminata o passata dalla parte malvagia;
é Lungo
la strada l’eroe si imbatte in un aiutante, solitamente anziano, che una volta
era a sua volta un eroe e prende il protagonista sotto la sua ala,
é La
motivazione di base per il protagonista è la vendetta o, in alcuni rari casi,
un’estrema bontà e un estremo senso della giustizia;
é Il
cattivo è malvagità pura ma in qualche modo è legato all’eroe.
Per la mia
umilissima e modestissima opinione, in un contesto di questo genere, il
classico è quel racconto fantasy che può comprendere tutte queste
caratteristiche, ma che riesce a narrarle, a scriverne in modo originale. Il
grande classico per eccellenza è Tolkien, ma per me risultano classici anche le
saghe ideate da Terry Pratchett e anche Harry Potter. Sono tipologie di Fantasy
diverse nonostante ripeschino dalla classica trama tutti, o comunque molti,
elementi di cui sopra.
Nevernight
non l’ho trovato così originale, anzi, ho trovato diverse somiglianze con altri
libri, che sicuramente non erano nemmeno volute. Tuttavia è stato estremamente
piacevole leggere un Fantasy che non fosse scritto in modo osceno e poco
pertinente: la scrittura di Jay Kristoff mi è piaciuta molto, non è mai stata
banale e ha espresso in maniera chiara e semplice ma allo stesso tempo
elaborata, ogni passaggio del libro. E finalmente ho potuto leggere fino a
tardi senza addormentarmi sulle pagine del capitolo di turno.
Inoltre non
ci sono buchi di trama, una meraviglia per la letteratura fantasy che mi ha
accompagnato negli ultimi anni (certo non ne ho letti tantissimi, ma quei pochi
che ho letto non erano nemmeno lontanamente vicini al livello di questi).
Quindi
grazie Jay Kristoff e grazie Tiffany.
Non posso
purtroppo dire che mi sia piaciuto tutto, ma la coerenza del racconto e la
complessità della trama e dei personaggi non deludono una volta giunti
all’ultima pagina.
La
protagonista, Mia, mi ha ricordato Dubhe, l’eroina della saga di Licia Troisi
de “Le guerre del mondo emerso”, anche se non so quanto questa somiglianza sia
reale o sia solo nella mia mente; Licia Troisi infatti non la leggo dai tempi
delle superiori, e considerando che ora ho 30 anni, ne è passato di tempo. Anche
lì, se non ricordo male, c’era una sorta di Setta degli assassini.
Le note a
piè di pagina dell’autore sono spesso ironiche, il che mi ha ricordato le
spassose note di Terry Pratchett e Neil Gaiman in “Buona apocalisse a tutti” e
i Tenebris mi hanno ricordato, forse solo per l’oscurità, gli Obscurus di Harry
Potter. Ripeto: sicuramente non sono somiglianze volute, ma c’è qualcosa che me
li ha ricordati molto.
Inoltre la capacità
della protagonista di prendere ed usare l’oscurità per nascondersi agli altri,
allo stesso tempo però rendendo gli altri invisibili a lei mi è sembrata una
immagine poetica di quello che sono i meccanismi di difesa.
Un altro
riferimento, probabilmente non voluto, e questa volta storico è quello dei
Braavi (crimine organizzato, per intenderci) che vengono pagati dal governo per
non commettere troppi crimini, che ricorda quando durante l’Ottocento la
politica ed i ceti più alti richiedevano la protezione della mafia e degli
appartenenti a Cosa Nostra, garantendo in compenso l’immunità per i propri
reati. E durante l’Unità d’Italia si unirono a Garibaldi espandendo i propri
confini.
Dei tre
titoli ho apprezzato più di tutti il primo, anche se tutti e tre sono stati
avvincenti e interessanti, il primo però, forse proprio in virtù di questo,
della novità è stato più rapido e più piacevole da leggere. Questo anche perché
dal secondo volume in poi ci sono state delle vicissitudini nonché dei
personaggi che non ho apprezzato e che tutt’ora non riesco ad apprezzare: senza
fare spoiler vi dico solo che Ashlinn non mi piace e non mi piacerà mai. Anche
partendo dalla consapevolezza che nessuno di loro è innocente perché
fondamentalmente sono tutti assassini, lei è il personaggio che mi è piaciuto
meno.
Se parliamo
invece di chi mi è piaciuto di più beh, a parte Messer Cortese che è un gatto,
almeno esteriormente, e che quindi vince a mani basse, direi che ho molto
apprezzato Tric. Dall’inizio alla fine.
Ho notato che
ci sono, nei tre libri, degli errori di battitura, con parole ripetute più di
una volta o mancanza di “non” all’interno della frase che cambierebbe
completamente il senso di quello che l’autore vuole dire.
Nel
complesso la trovo un’ottima trilogia, e la consiglierei (come sempre) agli
amanti del fantasy e, anche se è una serie piuttosto cruenta e volgare e
comprende anche scene esplicite di sesso, penso che sia un insegnamento
migliore di qualsiasi squallido “After” in circolazione quindi mi sento di consigliarla
anche dai 15/16 anni.
Tra le citazioni che ho apprezzato ci sono:
«La verità è che non esiste nessuna differenza tra le tue parti basse e le mie. A parte quelle ovvie, naturalmente. Ma nessuna delle due ha più peso dell’altra. Perché mai quello che ho tra le gambe dovrebbe essere considerato più intelligente o più stupido, peggiore o migliore? È solo carne, Dominus Tric.»
«Se non riesci a vedere le tue catene, a che serve una chiave?»
Preferisco
non parlare facendo spoiler qui, ma noi ci sentiremo presto.
-Pearl
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