Mi scuso per il
ritardo ma è stato un fine settimana particolarmente impegnativo! Visto che
sono già in ritardo, tagliamo i convenevoli e saltiamo direttamente alla
recensione.
Wulf Dorn è
sempre una certezza. È l’ancora di salvezza nei momenti di disperazione. È la
scialuppa di salvataggio che ti permette di partire per un viaggio in mare con
l’adeguato senso di sicurezza. Wulf Dorn è l’autore
su cui si può sempre contare e che, almeno per il momento, tre libri su tre, non delude mai.
su cui si può sempre contare e che, almeno per il momento, tre libri su tre, non delude mai.
Se per caso
qualcuno non avesse ancora capito, oggi si va a parlare, ancora una volta, dei
thriller mozzafiato del signor Dorn, nello specifico “Follia profonda”. Questa
volta il thriller riprende il protagonista del romanzo appena precedente, Jan
Forstner, psichiatra, che stavolta viene importunato e minacciato da una
stalker.
A causa del
genere di romanzo non parlerò più di tanto della trama, anzi, diciamo che non
parlerò affatto della trama ma mi limiterò ad una breve decantazione di questi
thriller che adoro ed una piccola riflessione che tengo particolarmente a fare
rispetto allo stalking.
Senza ripetere
per la milionesima volta che amo i suoi thriller, ritengo che l’autore abbia
una grandissima capacità nel creare la suspense e allo stesso tempo creare una
specie di terrore, quel terrore che ti rizza i capelli sulla nuca e che ti fa
sollevare lo sguardo dal foglio per osservare la porta e controllare così che
non ci sia nessuno. Maestri in questo sono, o almeno dovrebbero essere, i
registi dei film horror, che fanno saltare sulle poltrone (o i divani) migliaia
e migliaia di spettatori. Devo ammettere che non apprezzo quanto forse si
dovrebbe questa capacità nel campo cinematografico mentre lo apprezzo
decisamente di più in campo musicale: provate ad osservare una scena horror che
vi ha terrorizzato togliendo la colonna sonora adrenalinica e mettendoci una
qualsiasi altra musica. Io amo la musica eppure, ritengo la capacità di autori
come Dorn di trasmettere lo stesso terrore solo attraverso le parole nettamente
superiore. In questo romanzo, come nei suoi due precedenti ci sono stati
momenti in cui mi è venuta la pelle d’oca e ho dovuto chiudere il libro per
calmarmi. Chiaramente io sono leggermente fifona e quindi magari sono più
impressionabile di altri.
La trama regge
benissimo, risulta credibile sia dal punto di vista dei personaggi sia dal
punto di vista psicologico e racchiude una certa dose di crudeltà che, devo
dire che a volte mi spaventa ammetterlo, mi piace tanto. E probabilmente piace
a molti altri visto il successo dell’autore e dei suoi romanzi. Diciamo che
questo interesse macabro o inquietante legato al “fino a dove le persone
possono spingersi in fatto di cattiveria” caratterizza un po’ il genere umano,
soprattutto quando sono coinvolti morte e cadaveri.
Un aspetto che
mi piacerebbe sottolineare riguarda lo stalking, argomento principe del libro
di oggi, in cui l’antagonista ovvero lo stalker, infastidisce la vittima. In
questo caso è coinvolta anche la malattia mentale e dunque tutta una serie di
problematiche che si allacciano ai disturbi e soprattutto alla colpa. Purtroppo
però, spesso coloro che si trasformano o si manifestano come stalker non sono
pazzi, sono esseri umani come gli altri che non accettano una realtà diversa da
quella che loro hanno immaginato. Mi rendo conto che a questo punto
bisognerebbe imbastire un discorso fondamentale su cosa è normale e cosa è
invece la malattia mentale, qual è la differenza e fino a che punto le persone
possono essere imputabili o considerate capaci di intendere e di volere. Questo
non è il luogo in cui affrontare tutto ciò, ma ci tengo veramente molto a
sottolineare che non tutti gli stalker hanno problemi mentali, hanno
sicuramente dei problemi ma nulla giustifica la loro mancanza di rispetto nei
confronti della vittima e, a volte, anche dei famigliari della stessa. Quindi
attenzione a considerare gli stalker malati di mente, perché non c’è nessuna
correlazione tra malattia mentale e violenza.
Per il resto
torno a ripetere che è tutto frutto delle mie percezioni e delle mie opinioni
personali rispetto al libro stesso. Mi rendo conto che tutte le volte che
faccio una recensione sui thriller, i gialli o gli horror ripeto semplicemente
se mi sono piaciuti o meno e che non posso dire nulla di specifico, ma quando
finisco i libri di Dorn mi sento sempre super gasata e non vedo l’ora di
parlarne con qualcuno. Il mio fidanzato mi ascolta perché sa come sono e mi fa
un piacere, ma questi sono generi che a lui non piacciono un granché. Per cui
scusatemi se quando faccio queste recensioni sono ripetitiva e noiosa, ma lo
faccio semplicemente per dirvi: è fantastico! Leggetelo assolutamente!
-Pearl
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