Buongiorno a tutti.
Oggi recensione del weekend, come consueto. Però questa
volta ho lasciato ricadere la mia scelta su una caratteristica specifica: la
lunghezza! Sarà anche estate, ma mi sembra che gli impegni, invece di diminuire
in vista delle ferie, siano lievitati a dismisura: tra lavoro, studio,
appuntamenti, amici eccetera, non riesco a trovare il tempo per leggere. Per
questo motivo in biblioteca ho preso due libri brevi, di circa 100 pagine
ciascuno. Uno fa parte della letteratura tedesca e uno di quella inglese.
E oggi tocca al fronte germanico.
L’autore è Arthur Schnitzler ed il titolo dell’opera in
questione è “La signorina Else”. Io non
lo avevo mai sentito, perché come ormai saprete la mia ignoranza letteraria è
molto vasta, ma è noto per aver messo a punto uno stile narrativo, se così lo
si può chiamare, conosciuto come monologo interiore. Ed è questo appunto lo
stile utilizzato nel romanzo. La grande notorietà venne raggiunta e mantenuta
tra il 1910 e il 1918 attirando anche l’attenzione del padre della
psicoanalisi, Sigmund Freud. Essendo anche medico, condivisero l’interesse per
gli studi sull'ipnosi e si scambiarono varie lettere. Lo scrittore nacque e
morì a Vienna nel 1931 all’età di 69 anni a causa di un ictus. La sua morte è
sopraggiunta tre anni dopo quella della figlia, morta suicida.
Il racconto si sviluppa in 70 pagine tonde ed è il monologo
interiore di questa ragazza di nome Else, figlia di un uomo benestante che però
non riesce a gestire i soldi, che gioca in borsa e perde sistematicamente. Per
evitare di sprofondare raccoglie soldi da parenti e amici, ma anche loro con il
tempo finiscono per abbandonarlo. La trama si sviluppa in una mezza giornata e
devo ammettere che è stato sorprendentemente complesso da leggere.
Questo stile del monologo interiore non lascia spazio a capitoli
ma rappresenta semplicemente il flusso dei pensieri, così come vengono, alla
ragazza che si trova in Italia con una zia e che si trova nella situazione di
dover chiedere soldi per il padre. Per questo l’ho trovato un po’ ostico.
Nemmeno complesso, perché non è la parola giusta, ma richiede una certa dose di
concentrazione: è uno spiraglio sulla mente di una giovane donna, che ha
vissuto la sua vita fino a quel momento e mescola ricordi, aspettative,
preoccupazioni e speranze.
Come personaggio lo trovo sicuramente interessante e in
qualche modo avanguardistico: per essere stato pubblicato nel 1924 Else
rappresenta una donna coraggiosa, che non si lascia inquadrare in una etichetta
borghese e ristretta. Si sente uno spirito libero, ma allo stesso tempo cade
negli stereotipi del periodo. Come è giusto che sia a 19 anni. Dall’altro lato
i suoi pensieri la fanno sembrare anche poco “normale” e la portano ad una solitudine
molto profonda, ad un pessimismo che unito all’impulsività dell’adolescenza
rischiano di farla agire senza riflettere a fondo.
Forse avviene anche perché questo periodo descritto tramite
il flusso di pensieri è un momento critico per la protagonista che si ritrova
combattuta, preoccupata ma allo stesso tempo indifferente e rassegnata. Non
voglio parlare degli avvenimenti e di ciò che accade nella narrazione anche perché,
con 70 pagine, sarebbe difficile non fare spoiler, però credo che sia una buona
descrizione di ciò che avviene nelle nostre menti. E ritengo anche che sia un
racconto molto chiaro sulla differenza o non-differenza di come pensa una
persona con un disturbo e come una persona “normale”, o cosiddetta tale. Sono
sicura che potrete ritrovarvi in alcuni pensieri e forse in alcuni non vi
ritroverete semplicemente per la distanza di tempo e la differenza culturale e
storica tra il 1924 ed il 2018. Novantaquattro anni di differenza, considerando
anche il boom economico che c’è stato dopo la seconda guerra mondiale, non sono
affatto pochi.
Non avevo grandi aspettative dal libro, e onestamente non
immaginavo nemmeno questo tipo di trama: credevo fosse molto più leggero, che
parlasse d’amore o di matrimoni combinati. Mi sono lasciata trasportare dagli
stereotipi, ed al contempo ne ho sfatato uno: i libri piccoli sono leggeri solo
per quanto riguarda il peso. Sui contenuti nessuno può mai garantire, per
questo ci sono intere saghe vuote e senza alcun valido contenuto e piccoli
libri preziosi, ricchi e appaganti dal punto di vista intellettuale e
spirituale.
Quindi tagliamo corto e arriviamo alla fine: libro consigliato,
con l’avvertimento che dovrete, se lo leggerete in più volte, segnare la pagina
in cui vi interromperete. Perché ritrovare il punto in un discorso unico sarà
complesso, ma non impossibile.
Alla prossima
-Pearl
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