Buongiorno lettori.
Oggi torniamo con un autore già citato e recensito un paio
di volte. Lui è il re dell’horror e stiamo parlando proprio di lui: Stephen
King è tornato ospite sul nostro blog, con un altro libro horror, questa volta
dal titolo “Cose preziose”.
Edito nel
1991 da questo romanzo è stato tratto un film, uscito nel 1993, solo due anni
dopo la pubblicazione. Non sapevo di questa trasposizione cinematografica ma
potrebbe essere un buono spunto per un post della serie “Mai giudicare un libro
dal suo film…e viceversa”.
Partiamo subito sottolineando che Stephen King è un po’ una
garanzia nel suo genere: quando vuoi leggere un horror e vuoi allo stesso tempo
andare sul sicuro, è il primo, o comunque è tra i primi nomi che saltano alla
mente. E se da un lato questo aspetto è positivo, dall’altro rischia però di
diventare pericoloso. Infatti, quando si sa di poter contare sulle capacità di
uno scrittore, l’aspettativa nei suoi confronti cresce di libro in libro, di
racconto in racconto, come se il fatto che sia bravo garantisca che la storia
successiva sia sempre migliore della precedente. Ed è pericoloso perché se così
non è la fiducia che si era riposta nell’autore tende a scemare.
Devo ammettere di essere rimasta un po’ delusa da questo
romanzo, e non per la storia che è interessante, ma per la quantità di
approfondimenti che King ha deciso di inserire. Cercherò di essere chiara ed
esaustiva. Il libro si compone di più di 700 pagine e l’azione vera e propria
comincia a partire, anche se molto al rallentatore, a partire da metà libro
circa. Il culmine viene raggiunto negli ultimi 4/5 capitoli. Tutto quello che
viene raccontato prima non è altro che una preparazione, una spiegazione
preventiva per poter arrivare a connettere i vari ingranaggi una volta che la
ruota ha iniziato a girare. E nonostante si debba ammettere, e questo gli va
riconosciuto senza ombra di dubbio, che sia scritto benissimo, con una cura del
dettaglio quasi maniacale e con una complessità di trama non indifferente, non
sono riuscita a leggerlo tutto insieme.
Diversamente da come avevo fatto per “Le notti di Salem”,
che ho divorato senza riuscire a staccare gli occhi dalle pagine, senza
riuscire a staccare la mente dalla trama, questa volta la lunga preparazione mi
ha portato ad una fase di sfinimento che mi ha costretto ad interrompere la
lettura a circa metà romanzo e dedicarmi alla lettura di altri libri (quattro
per la precisione) che mi hanno permesso di riprendermi. La lettura andava a
rilento, avevo ben poco tempo da dedicare alla lettura e i post dovevano essere
pubblicati. Per questo mi sono dedicata ad altro, e nel mese di agosto, con un
mese a disposizione sono riuscita a terminarlo.
La trama narra di Castle Rock, una cittadina già utilizzata
in altri suoi romanzi, in cui apre un nuovo negozio dal nome ripreso anche nel
titolo “Cose preziose”, gestito dal signor Gaunt, che sembra vendere ciò che le
persone desiderano di più, a prezzi del tutto accessibili. Ma chiaramente il
denaro non sarà l’unico pagamento necessario.
In alcuni passaggi di trama ed in alcuni aspetti dei
personaggi, sono riuscita a rivedere sia i personaggi del precedente romanzo
“Le notti di Salem” sia la trama di base. Sarà perché è una storia horror e gli
antagonisti sono personaggi paranormali, ma mi è sembrato abbastanza simile.
Tra i personaggi mi è piaciuto molto lo sceriffo, che
segnato da una tragica storia si trascina avanti un passo alla volta, ma anche
Polly, la proprietaria di un negozio affetta da una grave forma di artrite.
Infine ho apprezzato Nettie, l’aiutante e in parte governante di Polly. Alcuni
personaggi sono invece risultati molto fastidiosi e insulsi, i tipici
personaggi campagnoli e ignoranti che infastidiscono ogni volta che aprono
bocca.
Dello stile non ho nulla da dire se non che è il classico
stile alla Stephen King (ma va?) anche se non ho apprezzato la volgarità del
linguaggio in alcuni spezzoni. È una volgarità che serve a inquadrare alcuni
personaggi e a renderli volutamente spiacevoli, perché è questo l’effetto che
l’autore voleva trasmettere descrivendoli. E senza dubbio l’’utilizzo di questo
linguaggio ha condotto all’obiettivo. Ma mi ha comunque urtato.
Non credo di avere molto altro da dire, se non che
“Maledetto che non sei altro, come hai potuto far morire il cane?”, e non
aggiungo altro così evito gli spoiler. Ma chi lo ha letto sa sicuramente di
cosa parlo.
Quindi giungendo alle conclusioni: lo consiglio?
No, o meglio, se siete fan del genere e dell’autore e ancora
non lo avete letto, ve lo consiglio, ma se volete solo provare a leggere
qualcosa di Stephen King allora vi suggerisco “Le notti di Salem”. E se invece
volete scoprire le capacità di scrittura dell’autore leggete “Cose preziose”,
ma non vi addormentate sulle pagine. Lettore avvisato, mezzo salvato!
Alla prossima.
-Pearl
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