Miao a tutti.
So che vi sono mancato e che tutti voi vi stavate struggendo
al pensiero di dove fossi finito e di come stessi passando il mio tempo. Quindi
vi rassicuro scrivendovi che sto bene, e che mi sto rilassando moltissimo:
questo è il mio anno, e per festeggiare l’evento devo dedicarmi solo a ciò che
più mi piace. Per cui voi non siete nella lista.
Per le convenzioni umane
dovrei aggiungere un “mi dispiace” ma non sono umano e quindi non me ne frega
assolutamente nulla.
Sono tornato qui sul blog, però, perché voglio condividere
qualcosa che potrebbe esservi d’aiuto, perché ho notato sempre più spesso che
fate veramente fatica a distinguere due concetti fondamentali. E visto la
direzione che la vostra specie sta imboccando è veramente imbarazzante, credo
che sia doveroso per le specie più intelligenti e più edotte indirizzarvi verso
la strada migliore.
Di recente Pearl ha guardato un video su YouTube di
qualcuno, non so distinguere i cosiddetti Youtubers, perché tanto sono tutti
uguali per me, quindi non chiedetemi chi fosse. In questo video la persona
diceva di essere empatica in quanto di fronte ad una persona che piange
anch’essa scoppia in lacrime.
Ora, mi sembra importante specificare una distinzione
fondamentale: empatia e contagio emotivo sono due concetti differenti. Voi
umani tendete a confonderli spesso, perché si caratterizzano sulla base di un
elemento da voi poco conosciuto ed esplorato, anzi a volte bellamente ignorato:
la consapevolezza. Ma partiamo dall’inizio e dalle origini: il termine empatia
viene definito dalla Treccani come: “la capacità di comprendere lo stato
d’animo e la situazione emotiva di un’altra persona, in modo immediato,
prevalentemente senza ricorso alla comunicazione verbale.” Consiste dunque
nella percezione del bisogno dell’altra persona e si compone di tre elementi:
La capacità di discriminare le emozioni espresse dall’altro
e riconoscerle in maniera corretta.
La capacità di mettersi nei suoi panni e dunque assumere la
sua prospettiva.
La capacità di rispondere all’emozione dell’altro in maniera
congrua, ma non identica, per riuscire a condividere l’emozione dell’altro.
Il contagio emotivo, invece, risulta privo di qualsiasi
consapevolezza, è quel fenomeno che si manifesta quando una persona esprime una
emozione, una postura, una espressione, e le persone che lo circondano
reagiscono nello stesso identico modo, facendo proprie le manifestazioni altrui
in modo viscerale ed automatico. La mancanza di autoconsapevolezza segna la
netta distinzione dall’empatia in sé, in quanto di fronte ad un contagio
emotivo la persona si annulla facendo sue le emozioni altrui, mentre l’empatia permette
di rispondere all’emozione dell’altro in maniera adeguata, distinguendo però i
propri sentimenti da quello dell’altro.
Con questo non voglio assolutamente demonizzare il contagio
emotivo, è fattore o un aspetto biologico, evolutivo, è presente anche nel
mondo animale, perché attraverso di esso è possibile aumentare le probabilità
di sopravvivenza. Infatti cogliere e rispondere in modo immediato ai segnali di
pericolo dei conspecifici è un processo involontario, attivato
inconsapevolmente di fronte a determinati segnali.
Nel contagio emotivo dunque, non vengono coinvolti processi
cognitivi e l’attenzione è orientata
solamente su di sé e sull’emozione provata in quel momento, senza considerare
che è semplicemente il riflesso dell’emozione altrui. Nelle risposte empatiche l’attenzione
è rivolta all’altro, perché si è consapevoli che l’emozione è dell’altro.
Ora provate ad immaginare una situazione in cui una vostra
amica o un vostro amico arrivi da voi in preda al terrore perché ha rischiato
un incidente d’auto che, fortunatamente, non si è verificato. Rispondere alla
sua emozione con il contagio emotivo, quindi con puro terrore difficilmente
riuscirà a calmare ed aiutare il vostro amico o amica. Una reazione invece
empatica, concentrata su di lui/lei che
permette di comprendere il suo stato emotivo mantenendo però la parte cognitiva
potrà essere un conforto per chi sta di fronte a voi.
È importante fare attenzione alle parole che si utilizzano,
perché utilizzandole fuori dal contesto o in modo fuorviante più e più volte si
rischia di svuotarle del loro significato. E così "empatico" diventa chiunque
pianga di fronte ad un’altra persona che piange. La condivisione del dolore
esiste ma non corrisponde all’empatia.
Penso di avere fatto il mio dovere anche oggi, e vi lascio
come compito quello di studiarvi i significati delle parole nuove, che non
conoscete, e magari ripassare pure quelle che credete di conoscere, che non si
sa mai.
Alla prossima.
Zucca🐾
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