ATTENZIONE!
Avvisiamo i nostri gentili lettori che questa rubrica
conterrà spoiler sia sui libri che sui film che verranno trattati. Inoltre ci
teniamo a sottolineare che non è una battaglia in cui uno dei due mezzi
comunicativi vince sull’altro, ma è un confronto degli aspetti positivi e
negativi di ciascuno per cercare di capire se l’adattamento cinematografico ha
trasmesso l’idea originaria dell’autore o se invece se ne è discostato per
raccontare qualcosa d’altro. Non parliamo di meglio o peggio ma di un confronto
alla pari tra due canali comunicativi differenti.
Buongiorno a tutti.
Oggi ritorna la rubrica dedicata alle trasposizioni
cinematografiche e ci dedicheremo ad un cult degli anni ’80: “La storia
infinita” di Michael Ende. Il signor Ende è l’autore del libro, edito ne 1979,
da cui sono poi stati tratti ben due film (il terzo non lo consideriamo nemmeno
perché non ha nulla a che fare con il libro) diretti rispettivamente da Wolfgang
Petersen e da George Trumbull Miller. Ci tengo in particolar modo a
sottolineare che l’autore del libro ha firmato il contratto per fare il primo
film, ma che poi successivamente ha fatto causa alla produzione perché solo
dopo la firma sul contratto venne a conoscenza delle modifiche apportate al
copione e quindi alla storia. Voleva che il suo nome fosse eliminato dai titoli
di testa ma perse questa causa, quindi se doveste mai guardare questo film lo
troverete ancora associato ad esso.
Chiaramente non partecipò in alcun modo al secondo capitolo
cinematografico.
IL LIBRO
Mi sono molto dilungata sul libro nella recensione che
potete trovare al seguente link
La trama narra la storia di un ragazzo, Bastiano Baldassarre
Bucci, che un giorno, fuggendo dai compagni di classe che lo perseguitano, si
ritrova in una libreria da cui prende un libro che aveva attirato la sua
attenzione. Ruba così il romanzo e si rinchiude nella soffitta della scuola a
leggerlo, con l’intento di restare lì per sempre a causa della vergogna che
prova per aver rubato. La lettura di questo libro lo porterà in un mondo
fantastico di nome Fantàsia, che oltre a fargli vivere diverse avventure lo
porterà a crescere.
Trovo la scrittura di Michael Ende molto ben fatta, è
scorrevole e descrittiva ma mai noiosa. Il narratore ha quella capacità di
riuscire a raccontare tutto in modo calmo, caldo e rassicurante e i personaggi
sono costruiti bene, ognuno con le sue caratteristiche ed i suoi difetti ma
sono ben individualizzati.
All’interno del libro inoltre ci sono diversi messaggi molto
belli che forse si notano solo se si è già adulti, ma ci sono e sono molto
importanti. Sono tutti citati nella recensione che vi ho lasciato qui sopra
quindi non li ripeterò. Ad ogni modo ve lo consiglio caldamente, è un libro da
leggere se amate il genere Fantasy ma anche solo se avete figli adolescenti.
I FILM
Veniamo al punto dolente: le ben due trasposizioni cinematografiche.
Il primo è del 1984 e questa realtà ci porta a due prime considerazioni: poco
tempo, perché un film di un’ora e trenta minuti era già un film lungo, e scarsa
qualità degli effetti speciali. Quest’ultima non è una problematica legata
all’incapacità dei professionisti che vi hanno lavorato, ma al periodo storico
di produzione del film. Gli effetti speciali creati al computer infatti erano
solo all’inizio. Per questo è possibile notare quando è stato utilizzato il
cosiddetto “green screen” e tutti i mostri delle riprese sono stati costruiti
appositamente e poi mossi da diverse persone. Mi rendo conto che proprio per
questo motivo deve essere stato molto difficile girare il film.
Dal punto di vista della trama l’ho trovata molto
sbrigativa, nel senso che ho fatto fatica a capire la trama di fondo, proprio
perché nel guardarlo ho cercato di cancellare il libro e osservare la
trasposizione come se quella fosse la prima volta. I tagli che sono stati fatti
per ragioni di tempo e di costi sono evidenti ma nulla è stato fatto per
rendere maggiormente fluido il racconto.
La recitazione poi è stata decisamente poco elaborata, anche
per il fatto che i protagonisti sono effettivamente dei bambini. Però diciamo
che si poteva fare di meglio.
Il secondo film, che si basa invece sulla seconda metà del
libro (e meno male che hanno diviso il racconto se no chissà cosa sarebbe
successo se avessero provato a forzarlo in un unico film), è del 1990 ed
infatti gli effetti speciali sono un po’ migliorati. Certo rispetto a quelli
dei giorni nostri sono veramente squallidi, senza offesa per nessuno, però se
si considera il periodo sono tutto sommato accettabili.
Nonostante i personaggi restino gli stessi della prima
parte, gli attori cambiano tutti, infatti l’unico presente in entrambi i film è
il signor Koreander, ovvero il libraio dove Bastiano prende per la prima volta
il libro. La recitazione è migliorata ma comunque resta poco convincente.
IL CONFRONTO
Non vi voglio tenere sulle spine, dunque vi dico fin da
subito che i film non reggono il confronto con il libro, ma nemmeno
lontanamente. Ma nemmeno lo vedono con il binocolo. Inutile dire che i profondi
significati che si ritrovano nel libro si perdono completamente nella versione
cinematografica che oltre a tagliare buona parte della storia la svuota della
maggior parte dei suoi significati.
Quindi, nonostante i tagli della trama siano comprensibili
dal punto di vista della realizzazione dei film, essi rendono la sceneggiatura spoglia e troppo
rapida: tutto avviene senza che nello spettatore si crei alcuna aspettativa,
perché nel momento in cui chi guarda si pone la domanda “e ora che si deve fare
per risolvere la situazione?” il problema è già stato superato. A favore di
questa tesi vorrei portare il fatto che io ho visto questo film da piccola ma
fino alla settimana scorsa, in cui lo ho rivisto, avevo solo tre ricordi di
questo film: Artax che muore nelle paludi della tristezza, Bastano che vola sul
Fortunadrago e la colonna sonora. Null’altro è presente nella mia memoria. Anche
se lo ricordavo come un bel film non ne avevo alcun ricordo. E dopo la visione
ai giorni nostri, che di anni ne ho quasi 29 il commento finale è stato “Uno
dei film più brutti che abbia mai visto”. Certo bisogna considerare il cinema a
cui ormai siamo abituati e anche il fatto che nel frattempo ho anche letto e
apprezzato enormemente il libro.
E se questo vale per il film del 1984, il problema
fondamentale del secondo non sono più i tagli fatti al racconto originario
quanto invece il completo stravolgimento della storia. Sono stati infatti
mantenuti due o tre capisaldi della storia, come il fatto che ad ogni desiderio
che Bastiano esprime, egli perde uno dei suoi ricordi della vita reale o che ad
un certo punto della storia si convince che Atreiu sia invidioso di lui e
voglia rubargli l’Aurin. Il resto della trama è invece completamente stravolto
anche e soprattutto perché la prima parte è stata interrotta a metà del libro
e, mentre nel libro la seconda parte seguiva immediatamente la prima, nel film
si è dovuto creare un espediente che permettesse a Bastiano di tornare a
Fantàsia.
In conclusione mi sento di dire che questo è uno dei casi in
cui il film è nettamente inferiore rispetto al libro e non solo di poco: io
sono di parte e sono veramente rare le occasioni in cui mi sentirete dire che
il film è meglio del libro, ma in questo caso la differenza di qualità è
veramente palese.
Non saprei nemmeno cosa consigliarvi di fare, o meglio
sicuramente vi consiglio di leggere il libro, però se leggerete prima il libro
e poi vedrete i film vi resterà la delusione addosso, mentre se prima vedete i
film, la voglia di leggere il libro potrebbe sia esplodere in voi e farvi
correre in libreria, sia annientarsi del tutto e privarvi così di un libro
meraviglioso.
Nel dubbio abbandonate i film e leggete solo il libro.
-Pearl
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