Buongiorno.
Oggi mi tocca parlare di un libro che da un lato mi è
piaciuto molto, dall’altro lato è stato una delusione. E lo so che sarà una
cosiddetta “unpopular opinion”. Cercate di essere civili anche se non
condividete il mio punto di vista.
Graphic novel di grande successo e acclamata dal pubblico - a
ragione mi sento di dire - il titolo in questione è l’italianissimo “La
profezia dell’armadillo” dell’altrettanto italiano Zero calcare. Un romanzo
illustrato che ha come protagonista proprio l’autore, e parla in generale del
ricordo. In particolare parla della sua vita e del ricordo di Camille , una
ragazza spagnola che ha frequentato con lui le scuole ma che poi è tornata a
casa dalla sua famiglia.
Vi spoilero subito una cosa, che non è proprio uno spoiler in
quanto anche nel libro viene detto all’inizio, ma se non volete saperlo saltate
pure queste righe: il filo rosso che lega le varie vicende, i vari “capitoli”
se così vogliamo chiamarli, è proprio lei ed in particolare il fatto che sia
morta. Non viene detto come ma viene fatto intendere che la problematica fonte
di disturbo fosse l’anoressia. Mi è piaciuto come è stata rappresentata e le
parti in cui il filo rosso riemerge sono quelle che ho apprezzato di più.
In realtà ho fatto fatica a collegare i vari pezzi, perché mi
sono sembrati un po’ sconnessi l’uno dall’altro in quanto non ho individuato
una vera e propria trama. Potrebbe essere un limite mio, non prendetevela, però
l’ho capito poco. Al di là della storia di fondo sul ricordo della ragazza ci
sono una serie di ricordi casuali sulla vita dell’autore e sul suo modo di
ragionare.
Ho apprezzato tantissimo tutta la parte nerd, con la
rappresentazione dei personaggi reali come personaggi invece del mondo fantastico,
prevalentemente appunto “nerd”, come ad esempio Star Wars. È la parte che anche
io ho un po’ dentro di me, quindi mi sono riconosciuta e mi ha fatto piacere,
anche ridere in realtà.
Un altro personaggio che mi è piaciuto molto è l’armadillo, che è allo stesso tempo una specie di
coscienza e una palla al piede. E in alcune illustrazioni è veramente toccante.
Rappresenta quella vocina dentro di noi che è emotiva, impulsiva, a volte
addirittura irrazionale. Tutti ci conviviamo ma immaginare di rappresentarla
come qualcosa di vivo ci farà sentire strambi, ancora di più se viene rappresentata
come un gigante armadillo.
Lui, e intendo Zero calcare, è il classico “nerdone” da
stereotipo, o almeno così si è dipinto lui stesso all’interno del racconto.
Ho apprezzato lo stile del disegno, ho cercato l’autore
online per vedere se effettivamente si sia ritratto in modo realistico, e la
risposta è nì, né troppo né troppo poco. Diciamo che secondo me si è fatto dei
sopracciglioni enormi e neri, più di quanto non li abbia in realtà. E anche di
capelli se ne è fatti un po’ di più.
L’armadillo è disegnato bene, è un animale strano a cui spesso non si
pensa e questo secondo me lo rende ancora più adatto al suo ruolo nel racconto.
Al termine della lettura ho cercato di tirare le fila e mi
sono chiesta quale fosse il senso della storia. È il racconto della vita? (Non
nel senso che è stupendo ma nel senso che racconta come va la vita) Racconta di
come va la vita? E l’unica cosa che ho concluso è che gli adulti hanno dei
problemi che derivano dalla vita di tutti i giorni, dalle responsabilità, e
cercano la leggerezza che sentivano di avere durante l’infanzia. Ma la realtà è
che questa leggerezza derivava dalla mancata consapevolezza dei limiti umani e di
cosa comporta veramente un’azione o una scelta.
In conclusione è una bella Graphic novel, creata e costruita
bene, disegnata anche meglio, ma visto l’hype creato attorno al libro e
all’autore mi aspettavo di meglio. Mi dispiace non poter dire di più al riguardo
ma veramente non saprei cosa aggiungere.
-Pearl
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