Buongiorno lettori.
Oggi ci dedichiamo d un libricino breve e semplice, che ha
attirato la mia attenzione ad una bancarella di libri usati e che ho pagato la
bellezza di 50 centesimi di euro. Come resistere ad un prezzo del genere? Ho
letto diversi libri che hanno avuto come protagonisti degli animali, in
particolare ho letto libri sui gatti, questa volta invece il protagonista è un
cane. O meglio, la protagonista adotta un cane.
Il titolo è “La mia vita con Phil” di Michelle Herman
autrice americana che insegna all’università dell’Ohio e questo sembrerebbe
essere il suo libro più famoso. Si compone di circa 130 pagine ed è stato
pubblicato nel 2005.
Non ho molto altro da dire perché non conosco l’autrice
quindi partiamo direttamente con la trama. Jill è una donna di mezza età, sola,
senza né marito né figli che di lavoro fa la poetessa. Insegna anche
all’università, che è la sua principale fonte di reddito perché come poetessa
non se la passa troppo bene. Da giovane aveva pubblicato delle opere ma ora è bloccata
e non riesce a proseguire. All’improvviso decide di adottare un cane e da qui
parte la sua storia con Phil, che la farà cambiare sotto diversi punti di
vista.
Parto subito mettendo le mani avanti e dicendovi che non mi
è piaciuto. Non mi aspettavo un capolavoro e nemmeno un premio Pulitzer, ma un
semplice racconto carino della vita di una donna e del suo cane. In realtà
leggerlo è stato molto difficile, prima di tutto perché non ci sono capitoli,
quindi è come se fosse un flusso continuo di pensieri che non si interrompe
mai. In secondo luogo il tipo di scrittura utilizzato è troppo confusionario
per i miei gusti. Non è un libro descrittivo, non racconta una storia ma
semplicemente segue le elucubrazioni della protagonista, delle sue malinconie e
dei suoi castelli mentali.
Il libro parte in modo troppo rapido e troppo a sorpresa,
forse solo per i miei gusti: nella trama si lascia intendere che Jill ha una
vita più o meno felice, più o meno solitaria, ma ne ha una e che, ad un certo
punto, arriva un cane. Il libro inizia che il cane c’è già e questo mi ha un
po’ turbato perché della sua vita precedente veniamo a sapere solo nei suoi
ricordi e nelle sue riflessioni infinite, quindi non sono riuscita a costruirmi
un immagine che mi permettesse di confrontare il prima ed il dopo. Avrei
preferito un’introduzione, anche breve, che permettesse di inquadrare la
situazione. L’inizio non mi ha soddisfatto e proseguendo la situazione non è
migliorata.
L’autrice utilizza, a mio parere, troppe parentesi rendendo
così la lettura troppo confusionaria. Una frase riesce a durare anche dieci
righe perché al suo interno, tra parentesi e lineette, ne sono contenute
quattro, differenti, che non portano a nulla. Esempio: la frase inizia e circa
a metà si trova un trattino che contiene una frase che vuole specificare meglio
la prima; al suo interno si inserisce una parentesi nella quale si specifica la
frase nei trattini senza che ci siano più legami con la prima. Chiusa parentesi
si termina la frase tra le lineette ed infine la frase iniziale, di cui io
ormai non ricordavo più nemmeno l’inizio. Così ho dovuto leggere e rileggere
frasi saltando le parentesi e i trattini per dare un senso alla storia.
Oltre alla lettura confusionaria non ho trovato nemmeno un
grande significato alla base del libro, se non il significato presente in tutti
i libri che parlano di animali: la ricchezza che l’animale può portare nella
vita delle persone perché porta amore incondizionato e disinteressato. Per il
resto il nulla cosmico. Giunta a pagina 63 su 127 la mia domanda è stata “Ma
dove vuole andare a parare? Qual è il senso di questa storia? Succederà
qualcosa prima o poi?”. Non vorrei fare spoiler, ma la risposta è no, non va a
parare da nessuna parte e non succede assolutamente nulla.
Per quanto riguarda i personaggi posso parlare solo di lei
perché è l’unico personaggio esistente, quindi posso solo dirvi che è un
personaggio orrendo. Anzi no, orrendo è forse una parola troppo forte usata per
l’irritazione che mi ha dato questo libro. È sicuramente una donna molto triste
e molto sola, che probabilmente non è mai stata molto pratica o non ha mai
visto/ considerato il lato pratico della vita. Non per nulla fa la poetessa. Ha
un atteggiamento un po’ spocchioso e di superiorità nei confronti degli altri e
questo atteggiamento non lo perde nel corso della storia. Diciamo che grazie al
cane comincia a farsi delle domande, ma nulla di più. Ci sono dei passaggi in
cui si comporta veramente come una s****** e al lettore sale quella strana
voglia di gettare il libro dalla finestra. In confronto a lei il cane sembra
meraviglioso: è tranquillo, non abbaia, la segue per casa, non ha nessun
difetto se non voler fare delle lunghe passeggiate di notte (sì perché lei per
evitare le persone lo porta fuori dopo mezzanotte).
Alla fine lei ha una vita molto triste e in parte questo
spinge il lettore a provare compassione per lei, anche pena, e sicuramente in
qualche modo il cane rende la sua vita migliore, soprattutto perché la spinge a
pensare a qualcuno di diverso da sé stessa.
Un’altra immagine che mi è balenata in testa, ma solo per un
mezzo secondo, è che lei potesse essere l’immagine di una donna indipendente
proprio perché tanto sola. In realtà è l’esatto opposto: lei si isola dagli
altri ma in realtà vorrebbe qualcuno, lei non è felice di essere sola, di
vivere sola in una bella casa e di potersi dedicare solo alle poesie. È una
donna triste che continua a pensare al passato e agli uomini avuti nel corso
del tempo, e lo fa continuamente, con nostalgia, nonostante dalla descrizione
fossero uomini da evitare, uno in particolare. Il fatto che lei non abbia mai
superato questa rottura si può evincere dal fatto che il nome del cane, Phil,
deriva dal nome dell’ex, Philip. Quindi concluderei dicendo che questa donna è
tutto, tranne che indipendente.
Vi consiglio questo libro? No. Direi che si può vivere
tranquillamente senza leggerlo e anzi, ci sono molti libri anche leggeri che
parlano di come la vita delle persone possa cambiare con la presenza di un
animale che sono diverse spanne sopra questo. Piuttosto leggetevi “Io e Dewey”,
già recensito sul canale. Parla di un gatto e non di un cane ma è comunque
meglio di questo.
Detto ciò concludo, e alla prossima.
-Pearl
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