Buongiorno popolo.
Oggi parleremo di un saggio nuovo, ma di un argomento noto.
Infatti, come già abbiamo fatto in passato, chiameremo in causa Paul Ekman, lo
psicologo che ha studiato nel dettaglio le emozioni e la loro espressione
corporea, in particolare si è concentrato sulle espressioni facciali. Già
abbiamo parlato di un altro suo libro, ovvero “Giù la maschera”, mentre oggi ci
occuperemo del titolo “I volti della menzogna”.
La tematica di base, come già abbiamo detto, è la stessa,
quindi le emozioni, la loro manifestazione ma nello specifico la possibilità di
usarle per individuare le bugie che ci vengono dette. Trattandosi anche in
questo caso di un saggio i contenuti di base sono stati gli stessi, sia
rispetto al libro precedente, sia, in parte, rispetto agli studi universitari.
Quando però a raccontare le teorie è lo scienziato che le ha sviluppate, almeno
per la mia esperienza soggettiva, risulta tutto sempre un po’ più chiaro, e
anche più approfondito.
Rispetto a “Giù la maschera”, che si concentrava prettamente
sulle espressioni facciali, con qualche accenno ad altro, in questo saggio ci
si concentra maggiormente sulle ulteriori espressioni delle emozioni che
coinvolgono il corpo, ma non esclusivamente il viso. Si parla infatti di tonalità
della voce, di postura, di gestualità, di battito cardiaco, insomma di tutti i
possibili indici di una forte emozione, che potrebbe indicare la presenza di
una menzogna. Ho trovato molto importante che l’autore stesso, sin da subito
abbia specificato che nessuno di questi segnali indica una bugia, ma solo la
presenza di un’emozione e che abbia inoltre messo in evidenza i limiti dei
propri studi e del proprio operato. E questa è scienza, al di là di tutte le
critiche che vengono sollevate attorno alla psicologia, una disciplina che
ancora oggi molti non ritengono una scienza.
Un ulteriore aspetto che sottolinea, a mio parere, la
professionalità di Ekman è il suo continuo rimarcare, lungo tutto il saggio,
l’importanza del contesto, della conoscenza e del non dare nulla per scontato,
perché siamo tutti diversi, e quindi ciò che potrebbe indicare una forte
emozione in me, potrebbe non indicarla in qualcun altro. Ad esempio, se io
quando sono in imbarazzo porto i capelli dietro le orecchie, non è detto che tutte
le persone che provano imbarazzo mettano in atto il medesimo comportamento.
Paul Ekman all’inizio del libro parla inoltre della serie TV
“Lie to me”, cui ha partecipato come consulente dato che il protagonista
impersona proprio la sua figura. Anche in questo caso l’autore specifica alcuni
aspetti, che io chiamerei limiti, della serie, distanziandosi così dal
personaggio Cal Lightman sostenendo che le bugie sono naturali, e che quindi
non tutte le bugie sono negative. Non tutte le bugie vanno necessariamente
smascherate.
Come abbiamo detto, in questo libro non si parla solo delle
espressioni facciali, ma il titolo è comunque “I volti della menzogna”,
probabilmente perché le espressioni facciali sono ciò per cui l’autore è
famoso, e quindi il marketing cerca di giocare tutto su quell’aspetto.
Ho apprezzato molto la sua chiarezza nello spiegare sia gli
esperimenti svolti, che le teorizzazioni nonché i concetti alla loro base. Ho
inoltre apprezzato che, per spiegare meglio le proprie teorizzazioni abbia
riportato diversi esempi molto esplicativi e allo stesso tempo molto chiari di
alcuni avvenimenti nella storia americana. Non essendo io americana e non
sapendo praticamente nulla della storia degli Stati Uniti, li ho trovati
interessanti ma non posso dire che mi ha dato un punto di vista diverso, perché
quegli avvenimenti erano proprio a me sconosciuti. Sono però sicura che per un
cittadino statunitense, o appassionato e molto informato sulla storia degli USA
possano essere esempi rilevanti.
Un ulteriore aspetto interessante, ma di cui non so nulla,
riguarda il poligrafo, o la cosiddetta
macchina della verità, molto utilizzata negli Stati Uniti e, secondo l’autore,
forse troppo sopravvalutata. Viene infatti usata come se fosse un rilevatore di
menzogne, quando invece rivela semplicemente una forte attivazione emotiva, che
non correla però direttamente con una bugia. Anche in questo caso ha portato
alcuni esempi giudiziari decisamente catastrofici, con innocenti condannati
sulla base del poligrafo e di qualche sospetto.
Facendo vari esempi sulla storia americana fa inoltre molte
riflessioni e molti collegamenti con la politica, e voglio riportarvi una
citazione che mi è sembrata significativa, perché in essa ho visto quello che
sta succedendo in diversi Stati, e anche il nostro non ne è esente nonostante
fino al momento attuale siamo riusciti a scampare il pericolo:
“Un paese non può sopravvivere se nessuno crede a niente di
ciò che dicono i suoi dirigenti. Questo è forse il movente che spinge una
popolazione ad affidarsi a un leader carismatico, capace di sedurla con
dichiarazioni forti e azioni incisive.”
Ritengo dunque che in questo libro ci siano diversi spunti
di riflessione, molti di più rispetto al titolo precedente, “Giù la maschera”,
proprio perché abbraccia la tematica da un punto di vista più ampio. Un altro
spunto, ad esempio, è quello che riguarda la tendenza dell’essere umano a
colludere con le bugie che gli vengono dette:
“Oppure, l’adolescente che usa droghe pesanti penserà che i
genitori non possano non sapere quello che fa, mentre loro inconsapevolmente
fanno di tutto per non vedere le sue bugie, cosa che li costringerebbe a
prendere atto del proprio fallimento come genitori e della terribile lotta che
li aspetta. Quasi sempre, nell’immediato, costa meno colludere con le menzogne,
anche se ciò significa che le conseguenze future saranno anche peggiori.”
Vi consiglio dunque di leggere questo libro e di lasciarvi
guidare in un mare di riflessioni sulle emozioni, le bugie, la politica, la
società e l’essere umano in generale.
A presto!
-Pearl
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