venerdì 24 aprile 2020

Narrativa - Capitolo 25


Ebbene facciamolo!
Buongiorno amici e amiche.
Sappiate che anche mentre sto scrivendo questa recensione, non ho assolutamente idea del genere letterario in cui dovrò collocare il libro di cui sto per parlare. Probabilmente non esiste categoria sufficientemente esplicativa per Winston Graham ed il suo
“Ross Poldark”, primo libro della fortunata “Saga dei Poldark”. Dico fortunata perché negli anni le hanno corrisposto ben due versioni in serie tv per il piccolo schermo, una degli anni ’70 e l’altra, di più recente produzione, conclusasi soltanto un anno fa. Con quest’ultima, tra l’altro, ho ossessionato parenti e amici in ogni dove. Probabilmente tutti loro saranno stanchi di sentirmi parlare dei minatori della Cornovaglia del ‘700, ma questo primo libro mi ha fatto compagnia durante le prime settimane di quarantena e trovo giusto attribuirgli almeno questo merito.
Graham non è un autore particolarmente fine, né la trovo una lettura fondamentale, o impegnata. Anzi, se non fosse per la lunghezza della sua collana di libri, non mi sarei stupita di trovare questa storia su qualche giornale, a puntate. Che poi nel corso della storia, nella modalità a puntate sui giornali, siano anche stati pubblicati lavori di grande valore, è un’altra questione ancora. In questo specifico caso, intendo dire che non ci troviamo di fronte a Cechov, ma ad un’opera principalmente di intrattenimento, buono o cattivo che esso sia e quindi abbastanza leggera. Va bene così e soprattutto in questi mesi, tra lezioni universitarie on-line e segregazione quasi totale se non peggio, qualcosa di leggero mi ci è proprio voluto.
Non mi stupisce nemmeno la sua felice trasposizione in serie tv. Stiamo parlando di un romanzo perfettamente adatto a questo tipo di mezzo comunicativo e oserei anche dire che le previsioni sul guadagno che certamente avranno fatto i produttori, siano state abbastanza scontate sul suo successo. Soprattutto se il cast comprende un attore come Christian Brassington, che io non conoscevo e che ho trovato semplicemente mostruoso nel senso più positivo del termine; bravo, bravo e ancora bravo.
La storia del fascinoso capitano di nobili origini che torna dalla guerra di indipendenza americana per rimettere in piedi le proprietà di famiglia, tra amori vecchi e nuovi, tra scandalo e bonaria vita domestica, è la trama perfetta per qualsiasi canale televisivo, chiedete alla Rai. Qui da noi, oltretutto, è andata in onda sulla Effe, canale privato di proprietà della Feltrinelli; un canale che non fa sempre cose propriamente commerciali, diciamo.
Graham ed il suo Ross sono un po’ così, a metà tra sacro e profano. Fluttuano leggeri nel mondo della letteratura senza troppe pretese, ma in modo abbastanza onesto, riuscendo così a trovare il loro posticino fortunato senza che se ne abbia troppo a che ridire.
La scrittura è ricca e corretta, niente strafalcioni da romanzo trash e niente racconti di fatti non-sense. La trama scorre veloce con una certa logica, e non possiamo certo dire che lo scrittore non ci abbia pensato, o che non sia stato capace di fare il suo lavoro.
Su uno sfondo semi avventuroso – un po’ dickensiano per le problematiche sociali circa le condizioni lavorative dei minatori e un po’ alla Dumas per la presenza di duelli e momenti d’azione – si raccontano le relazioni sentimentali, i rapporti familiari e quelli più generalmente umani.
Potrei dire che le vere tematiche di questo libro sono il classismo, la povertà, i tranelli avventurosi, o le dinamiche familiari. Tutte cose che davvero sono presenti ed anche con un’importanza notevole, mai banale o superficiale. Ma la verità è che il vero fulcro di tutta la storia è semplicemente l’amore. Non l’amore platonico, o ideale che il poeta ha per la sua musa, bensì un amore più umano, carnale e concreto, ma anche vivo e pulsante, filtrato attraverso il vissuto dei personaggi, attraverso i loro caratteri e le loro esperienze di vita. E francamente sono stanca di vedere sminuiti i romanzi che trattano questo argomento, solo perché qualche illustre cretino ha deciso che la letteratura trash dovesse parlare esclusivamente d’amore.
Per quanto ne so, l’amore muove il mondo e sono contenta di vederlo, almeno ogni tanto, rappresentato con criterio nel mondo letterario.
Dunque, in che genere dovrei collocare “Ross Poldark”? Romanzo rosa, avventura, letteratura inglese?
Ad oggi mi sembra che Winston Graham sia unico nel suo genere, nel suo piccolo. E trovo senz’altro un suo diritto lasciargli questa unicità.
Grazie per averci letto e buon fine settimana.
Alla prossima, lettori!
-Liù

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