Buongiorno a tutti!
Sì, oggi non è venerdì, ma come
anticipato ieri tramite la nostra pagina Facebook “Il Carattere mobile” (se non
avete ancora messo mi piace, correte a farlo! Ci sono contenuti più divertenti
e “da social” che potrete condividere con noi!), questa è la stagione che sia
io sia Liù preferiamo ed il periodo di Halloween raggiunge il
picco massimo di interesse ed emozione, quasi come fosse Natale!
picco massimo di interesse ed emozione, quasi come fosse Natale!
Per questo motivo, durante questa
settimana saremo molto più attive, sia sul blog, sia sulla pagina Facebook ed
ogni giorno faremo in modo di tenerci in contatto con il mondo!
Inoltre il libro, o meglio i racconti,
di cui vi parlerò oggi sono particolarmente indicati per il 31 ottobre: andremo
infatti a spendere un po’ del nostro tempo sull’autore dell’horror per
eccellenza. Quell’autore che, se avvicini un suo libro all’orecchio lo sentirai
sussurrare “horror”.
Sì, proprio lui: oggi parliamo di Howard
Phillips Lovecraft.
Lovecraft, nato a Providence nel 1890,
viene sempre associato ad Edgar Allan Poe in quanto vengono considerati come i
maggiori scrittori di letteratura horror. In particolare, dato che Poe era già
morto quando H. P. nacque, quest’ultimo prese il primo come ispirazione,
soprattutto per i suoi primi racconti, quelli che i critici definiscono come il
ciclo delle Storie macabre (fino al 1920 circa). Successivamente i suoi
racconti sono stati divisi in altri due cicli: quello delle Storie oniriche e
il Ciclo di Cthulhu. In entrambi questi cicli c’è un elemento ricorrente: il
Necronomicon, un libro che non esiste nella realtà ma solo nel mondo
immaginario di Lovecraft. Questo sarebbe un libro di magia nera molto potente,
che tradotto letteralmente significherebbe “La descrizione delle leggi dei
morti”, anche se la traduzione più diffusa è “Il libro dei nomi dei morti”.
I suoi scritti sono una miscela di
elementi fantasy e fantascientifici, e sembra che le idee per i suoi racconti,
molto particolari, soprattutto nella creazione di esseri inesistenti, derivino
da incubi che l’autore ha realmente fatto e dunque l’aspetto onirico è
preponderante nelle sue opere.
Uno dei principali temi che vengono
affrontati in quasi tutti i suoi racconti è quello della conoscenza e del suo
raggiungimento da parte dei protagonisti. Questa conoscenza però porta spesso
alla perdita di sé stessi o della propria sanità mentale.
L’autore muore sempre a Providence nel
1937.
Oggi parliamo di tre racconti: La casa
stregata, L’orrore di Dunwich e La medusa.
La casa stregata, del 1924, è un breve
racconto che narra di una casa abbandonata sulla collina, nella quale si sono
succedute morti misteriose e, ormai abbandonata da anni, sembra essere rimasta
la dimora di qualcosa di maligno e invisibile.
Mi ha ricordato molto il romanzo di Stephen
King Le notti di Salem di cui ho già parlato sul blog, dunque immagino che l’autore
contemporaneo abbia preso ispirazione da questo racconto.
Ne L’orrore di Dunwich si narra invece
la storia di un paese in cui improvvisamente cominciano ad accadere cose
strane, in particolare a partire dalla nascita di un bambino nella famiglia più
bizzarra del luogo. Il padre è sconosciuto ed il bambino è nero e cresce in
modo spropositato tanto da sembrare adulto nel giro di pochi anni. In questo
racconto viene citato il Necronomicon, elemento fondamentale affinché il
destino di questo bambino si possa compiere. Saranno i bibliotecari in cui
questo fantomatico libro è rinchiuso a svelare il mistero.
La medusa invece si trova all’interno di
un libro che contiene anche un romanzo di Lovecraft che però non ho avuto
ancora modo di leggere, che si intitola L’ombra venuta dal tempo. È la storia
di un forestiero che per caso si ferma una notte in una casa che sembra
abbandonata ma in cui vive ancora il vecchio proprietario. Questo racconta la
sua storia all’ospite, in particolare del figlio e di sua nuora.
Sono tutti racconti molto brevi, infatti
Lovecraft, diversamente da Poe, non si perde troppo nei dettagli e nelle
sfumature ma scrive in modo molto più scorrevole, in parte anche perché il
periodo è diverso e forse si avvicina maggiormente ad uno stile moderno e meno
ottocentesco rispetto al predecessore. Nonostante ciò, trovo comunque Lovecraft
molto più terrificante proprio per questo stile meno pomposo e meno grandioso.
La semplicità con cui Lovecraft narra le sue storie ha qualcosa di inquietante
e spettrale, come sentire raccontare una storia del terrore, al buio, davanti
ad un falò, da coloro che registrano le favole per bambini negli audiolibri.
Nello stile di Lemony Snicket, giusto per rendere un po’ più chiaro il
concetto. Come quando nei film horror ci sono le canzoncine cantate dai
bambini; per me sono terribilmente inquietanti perché combinano l’innocenza a
qualcosa di orribile e macabro.
Qualcuno potrebbe pensare che in questo
modo, al contrario, perderebbe tutta la sua atmosfera ansiogena e adrenalinica.
D’altronde, seguendo la logica, raccontare qualcosa di terrificante con calma e
con il sorriso sulle labbra dovrebbe contrastare l’aspetto pauroso del racconto
stesso. Invece vi posso assicurare che per me ha un effetto opposto: invece di
contrastarlo va ad accentuarlo ancora di più.
Quindi per chi di voi non ha programmi
per la serata, non ha feste organizzate o film da vedere, vi sfido a mettervi
da soli, in una stanza al buio, prendere i racconti di Lovecraft e leggerli
alla luce di una torcia o una candela (attenti a non dare fuoco alla casa però,
mi raccomando!). Oppure con un gruppo ristretto, sempre al buio, uno di voi
racconta, a turno, ad alta voce una delle opere, facendo attenzione a parlare
come se stesse raccontando le fiabe sonore ad un bimbo di 5 anni. Pensate che
non sia così terrificante?
Provateci e poi fatemi sapere!
Buon Halloween a tutti!
-Pearl
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