Cara Emmeline,
eccoci di nuovo ad un appuntamento per parlare di donne.
Questa volta ci occupiamo di donne fragili ma al tempo stesso forti, in grado
di prendere una decisione che sconvolge completamente le loro vite in nome di
un bene superiore, in nome dell’amore. Soprattutto l’amore per i figli.
Il libro si intitola “Fimmine Ribelli” ed è stato scritto da
Lirio Abbate, un giornalista conosciuto soprattutto per le sue inchieste
giornalistiche sulle mafie e sulle loro collusioni con i cosiddetti “colletti
bianchi”, sui contatti ed i legami che la mafia intesse con la politica. Ha
scelto di scrivere un libro, anche se breve, sulle donne di quel mondo, sulle
donne che hanno deciso e hanno trovato il coraggio di andarsene o che, comunque
si sono opposte al mondo criminale nel quale sono nate e cresciute, in qualche
modo. Il sottotitolo infatti recita “Come le donne salveranno il paese dalla
‘ndrangheta”.
Lo stile, come avrete già intuito, è quello giornalistico,
semplice, rapido, arriva esattamente dove deve arrivare con chiarezza senza
grandi giri di parole ma con il ritmo giusto e qualche passaggio romanzato che
rende la lettura più scorrevole.
Quello che accomuna queste donne è il contesto mafioso nel
quale si trovano a dover vivere, costrette da un peccato di nascita, se così lo
vogliamo chiamare. La famiglia mafiosa descritta in questo libro è la famiglia
maschilista, in cui la donna non conta nulla, serve a dare degli eredi e a
fornire rispettabilità. Poco importa se poi il marito la tradisce con chiunque
ed è costretta a stare in casa, perché senza l’accompagnamento di madre,
sorelle o fratelli non può uscire di casa. La donna deve essere sempre fedele,
anche dopo la morte del marito, pena la morte perché il tradimento, al di là
del gesto in sé, significa macchiare il “buon” nome della famiglia, significa
disonorare la propria famiglia, e per questo la condanna è sempre la morte.
Non so quanti di voi conoscano il fenomeno mafioso,
sicuramente ci saranno lettori che l’hanno sentito nominare, magari alla televisione,
ma non si sono mai informati su di essa, ci saranno persone che credono ancora
che la mafia è solo al sud, o addirittura che la mafia non esiste. Ci saranno
però anche lettori che sono informati e sanno bene come funziona quel mondo, ma
magari ci saranno addirittura persone che hanno avuto a che fare con essa
direttamente.
La realtà descritta nel libro, quella con cui le donne
protagoniste fanno i conti ogni giorno, esiste, ed è esattamente come viene
descritta. Qualcuno leggendola potrebbe pensare che tutto sia ambientato anni
fa, quando le famiglie erano patriarcali, non oggi, dove il femminismo ha fatto
passi avanti e le donne hanno raggiunto uno status non ancora pari, ma più
vicino a quello dell’uomo. Non è così. Gli avvenimenti risalgono al 2007, al
2009, al 2011. Praticamente l’altro ieri.
Tra i nomi citati ci sono Giusy Pesce, Maria Concetta
Cacciola, Rosa Ferraro, Simona Napoli. Alcune di loro collaborano ancora oggi e
sono nel programma di protezione, altre non ce l’hanno fatta e sono state
uccise dalle famiglie, dai padri, dai fratelli.
Immaginate un mondo dove, ancora bambine, venite promesse
spose di uomini che appartengono ad una famiglia rivale, con cui si vogliono
appianare le divergenze, e compiuti i 18 anni, se non prima, vi trovate sposate
e incinta. Non avete voce in capitolo, non potete uscire di casa se non per
accompagnare i figli a scuola o a fare la spesa, non potete uscire con le
amiche, non potete parlare con nessuno di quello di cui si parla in famiglia. E
spesso siete vittime di violenze, siete tradite in continuazione. Immaginate
ora di trovarvi nel 2018, oggi, dove bene o male ci sono una grande libertà di
scelta e un ampio ventaglio di scelte, ma voi non potete farle. Voi siete
costrette a stare nel recinto che è stato costruito per voi, e non potete
uscire, tutti gli altri sì e voi no.
Se poi un giorno, come le protagoniste del libro vorreste
liberarvi di tutto questo, vi trovereste a dover fuggire per evitare di essere
uccise, ma se tutto questo lavoro andasse a buon fine avreste finalmente la
possibilità di poter scegliere come vivere la vostra vita. Certo, prima di
arrivare a questa scelta dovrete fare i conti con la vostra identità, con
quello che siete, perché crescere in un ambiente porta alla strutturazione della
propria personalità e della propria identità in un determinato modo. Significa
ristrutturarsi completamente.
Queste conseguenze si affrontano anche dopo essere uscite da
quel mondo. Alcune donne di questi racconti ci stanno facendo i conti ancora
oggi e probabilmente continueranno. Quello che hanno fatto dunque è un’azione
di grande coraggio e di grande amore, verso i propri figli, verso sé stesse,
verso un altro uomo, che invece di picchiarle le ha amate. Sono donne che
meritano il supporto necessario perché questo loro coraggio non sparisca o
sbiadisca pian piano, dimostrando così a loro e agli altri, che è la strada
giusta e che l’alternativa esiste. E non deve essere peggiore dell’esistenza
che vivevano nel contesto mafioso.
-Pearl
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