Buongiorno a tutti!
Oggi grande ritorno dell’Horror sul Blog e, udite udite (o
leggete leggete, sarebbe più corretto), non parleremo di Stephen King e non è
nemmeno periodo di Halloween!
Il titolo odierno è “L’incubo di Hill House” di Shirley
Jackson, di cui già avevamo letto e commentato “Abbiamo sempre vissuto nel
castello”, che non era prettamente horror, ma un po’ di inquietudine la
trasmetteva. Dunque, dopo aver amato la nostra prima lettura dell’autrice non
potevamo che ritornare a leggere qualcosa di suo. Per il mio compleanno, quest’anno,
mi hanno regalato anche questo titolo e come potevo io esimermi dalla lettura? È
uno dei primi regali ad essere stati letti.
La trama narra di uno scienziato, il professor John
Montague, e della sua curiosità per il paranormale, motivo per cui contatta
otto persone che in qualche modo sembrano essere collegate ad esso, per
avvenimenti noti, ma di cui nel libro non si fa alcun accenno chiaro. A tale
richiesta, che consiste nel passare un periodo di tempo tutti insieme ad Hill
House, una casa che sembrerebbe essere stregata, rispondono due persone:
Eleanor e Theodora. Ad esse si uniscono il professore e Luke, nipote della
proprietaria della casa.
Durante il loro soggiorno il lettore assisterà a degli
avvenimenti particolari, rumori notturni e, addirittura, allucinazioni tattili.
Il loro compito sarebbe quello di registrare gli avvenimenti, scrivendo ciò che
avviene di volta in volta, per capire con metodo se tali avvenimenti possono
essere considerati paranormali.
Lo stile dell’autrice è molto riconoscibile, infatti mi ha
ricordato molto “Abbiamo sempre vissuto nel castello”, non solo per l’atmosfera
creata ma anche Eleanor, in questo libro, mi ricorda Merricat, il suo
isolamento, il suo sentirsi rifiutata dalla famiglia (nel caso di Eleanor dalla
sorella). Le ambientazioni cupe, i pensieri della protagonista che risultano da
un lato infantili, dall’altro bizzarri, forse tipici di una persona isolata dal
mondo, abituata alla solitudine.
Questo libro rientra nel genere horror, anche se la paura che
incute nel lettore è diversa dall’horror a cui siamo abituati oggi: ad esempio
rispetto alle opere di King, qui la paura è molto più sottile ma costante. Una
sorta di inquietudine che va oltre la semplice sensazione che stia per accadere
qualcosa ma non si verifica mai realmente qualcosa di spaventoso e improvviso.
Certo, si sente bussare alla porta la notte, la maniglia si muove come se qualcuno
cercasse di entrare, ma non c’è nulla di visivo. O meglio non viene presentato
nulla come se fosse apertamente paranormale, e proprio questo suo restare sul
vago, sul confine tra realtà e paranormale è ciò che lo rende tanto
inquietante.
Ho trovato nella sua descrizione della casa e dell’atmosfera
una certa somiglianza con il racconto di H. P. Lovecraft “La casa stregata”,
più che altro mi ha suscitato le stesse emozioni e lo stesso stato di
inquietudine che si prova quando gli avvenimenti sono vaghi quel tanto da
disorientare il lettore, che a causa dello stile di scrittura e dell’argomento
trattato suscita paura nel lettore.
Un’altra differenza rispetto a Stephen King, che riguarda lo
stile, è che Shirley Jackson ingrana pian piano, raccontando poco a poco, e la
paura si sviluppa come un crescendo. King invece ti trascina nella storia in
modo molto più rapido, più incalzante. E onestamente non saprei dire quale dei
due sia più pauroso.
Dopo aver letto il libro, per curiosità, sono andata a
vedere la serie TV di Netflix, perché ricordavo di averne sentito parlare
quando era uscito. Volevo vedere come il libro venisse trasposto sullo schermo
e devo dire che, in realtà, non è una trasposizione della storia ma
semplicemente una reinterpretazione, o meglio, hanno tratto ispirazione dal
racconto, ne hanno estrapolato la casa e qualche altro piccolo elemento, e
hanno poi costruito una trama completamente differente. Hanno richiamato i nomi
dei protagonisti (Eleanor, Theodora, Luke , i Dudley) ma è decisamente differente,
un’altra storia, più un horror dei nostri tempi, con i jumpscare e i fantasmi,
allucinazioni visive eccetera.
Tra i due ho preferito il libro, che ad una fifona come me
fa abbastanza paura senza però turbarmi il sonno.
Il finale è a parer mio un finale da horror classico, i
vecchi horror di Lovecraft per intenderci, amaro, triste e aperto.
Consigliato dunque ai cuor di leone o a chi come me, ha
paura ma è curioso. Promosso a pieni voti.
A presto!
-Pearl
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