lunedì 18 aprile 2016

Diario - Giorno 1


Buon giorno a tutti!
Oggi vorrei parlare di un libro che mi sta veramente molto a cuore. Un libro che non avete visto in nessuna libreria e non figura nelle liste di nessuna casa editrice, perché l’autore, Mattia Ducoli, ha deciso di sua spontanea volontà di stampare privatamente la sua opera e di distribuirla autonomamente

, raccogliendo in cambio una piccola offerta libera, la cui cifra viene stabilita solo ed esclusivamente da chi, questo libro, decide di averlo. Per l’appunto: offerta libera.
Conosco Mattia di persona e oltre ad essere un caro amico, ho avuto più volte occasione di notare quanto fosse grande la sua generosità e la sua apertura mentale verso il prossimo.
Mattia Ducoli non è uno scrittore di professione. Mattia è un viaggiatore, un raccoglitore di esperienze, di momenti; flash che possono durare una frazione di secondo, ma se illuminati, gli restano nella testa per non andare più via. Questo libro è esattamente come lui. Lo specchio della sua psiche e ciò che viene raccontato al suo interno è un grande lavoro che lui ha fatto su sé stesso e soprattutto per sé stesso, ma allo stesso tempo risulta essere il racconto di una grande connessione che ha avuto con il mondo a lui circostante.
Un anno fa, il mio amico, decise di intraprendere un viaggio in cui a lungo aveva sognato di imbarcarsi, ma che le condizioni in cui si trovava precedentemente, di qualsiasi natura esse fossero, non gli permettevano di portarlo a compimento. Dopo tante fatiche, se così si può dire, tanti dubbi, riflessioni e ragionamenti, finalmente è riuscito a partire. Destinazione: Sud America. Essere lontano da casa per così tanto tempo, all’incirca sei mesi se non erro, soprattutto in una terra sconosciuta e mai visitata prima, è cosa ben difficile da programmare, o se non altro da far coincidere con tutto ciò che comporta la semplice vita quotidiana. Non credete che sia semplice come dirlo: <<Mollo tutto e parto>>. Altrimenti lo farebbero tutti e non soltanto pochi folli coraggiosi. Mattia non è un personaggio classificabile in schemi e regole sociali precise, vale a dire: il protagonista perfetto per un’avventura di questo tipo. Il continente ha sempre suscitato su di lui un fascino a distanza incredibilmente forte e il richiamo sentito, questa volta, non poteva finire in una eco senza risposta. Qui viene il bello. Per tutto il tempo trascorso lontano da casa ha tenuto, come fanno molti in questi casi, una sorta di diario di bordo; qualcosa che, almeno in un primo momento, contava di tenere per sé. Tuttavia, le cose sono andate diversamente ed è proprio da qui che nasce “117 dias de mochilero”: il racconto del suo straordinario viaggio e dell’altrettanta straordinaria e significativa impronta che ha lasciato dentro di lui.
Il libro racconta, a volte in forma di cronaca, altre volte attraverso esperienze sensoriali, o attraverso puri e semplici pensieri, del suo viaggio iniziato a Bogotà, capitale colombiana e finito tra Buenos Aires e Montevideo. Una storia di immagini. Immagini di un paesaggio continuamente mutevole, com’è naturale per un territorio così vasto, ma sempre sorprendente; un insieme di visi di persone diverse fra di loro, ma in qualche modo connesse tra di loro.
Com’è nella sua indole, Mattia ha saputo cogliere il lato spirituale ed empatico dei sudamericani che pur nei differenti paesi e nei differenti contesti, vengono quasi sempre accumunati da un grande senso di solidarietà verso gli altri, anche se sconosciuti, anche se viaggiatori di passaggio.

…è sempre interessante avere modo di incontrare persone, è un modo di arricchirsi a livello umano. La ricchezza che cerco.

Questa connessione non si percepisce soltanto attraverso le persone che il nostro viaggiatore ha incontrato sul suo cammino, ma anche attraverso un continuo dialogo con la natura e il paesaggio, sia quando si tratta di costruzioni erette dalle diverse civiltà della storia del Sud America, come ad esempio il Machu Picchu, sia quando si parla della terra incontaminata, o come direbbero i nativi, la Pachamama. Una vera e propria esistenza al di sopra dell’uomo, ma che a chi è in grado di ascoltarla, sa dare tanto. Personalmente sono rimasta affascinata da Uyuni e dal suo deserto di sale, il Salar. Un luogo che, anche con le foto pubblicate all’interno del libro, è difficile classificare come “terrestre”. Sembra piuttosto una distesa lunare, aliena. Altra parte del viaggio che ho particolarmente apprezzato e non a caso, è stata la permanenza a Mollebamba, un poverissimo villaggio a circa un’ora e mezza di distanza da Cusco dove, come Mattia racconta, si trova la principale attività del lavoro intrapreso dall’Associazione Amici del Perù. Un’organizzazione no profit che, attraverso donazioni, si preoccupa di fornire a tale villaggio tutto il necessario per vivere una vita dignitosa. Si occupa di fornire sufficiente cibo e istruzione ai più piccoli, oltre ad una serie di interventi strettamente legati al territorio e alle prime necessità. È proprio grazie a questo incontro che Mattia Ducoli ha preso la decisione di stampare i suoi appunti di viaggio, realizzarne un libro con cui chiedere un’offerta libera e preoccuparsi quindi che il ricavato di tale operazione vada proprio all’Associazione sopracitata. Di quei soldi lui non ha tenuto, né terrà nulla per sé.
Ora, si capisce che io sono di parte. Io, il libro, l’avevo già comprato prima ancora che lui stesso lo stampasse. Capisco che non sia altrettanto facile per qualcuno che non conosca il diretto interessato come lo è stato per me. Ragion per cui non mi comporterò come una promotrice assillante di questa causa. Anzi, ad essere sinceri, la stampa del libro, contiene anche alcuni errori di battitura. Tuttavia, nel caso in cui qualcuno di voi fosse interessato a questo libro, o un po’ incuriosito dallo scopo benefico di fondo, potete tranquillamente contattarmi attraverso questo blog, lasciando un commento o la forma migliore di comunicazione che preferite.
Inoltre, per zittire eventuali pensieri, posso dire che ho scelto di recensire questo libro di mia spontanea volontà, senza pressioni esterne né dello scrittore, né di chiunque altro. Anche perché, obbiettivamente, qui, nella mitica “direzione” del Carattere Mobile (al momento una camera da letto e un minuscolo portatile comprato coi saldi), non è che facciamo chissà che numero di lettori. Mi farebbe un gran piacere se aumentassero, ma comunque nella situazione attuale non siamo nelle condizioni di permetterci di fare grande pubblicità e in questo fatto, almeno c’è la sicurezza che quello che diciamo lo pensiamo davvero.
Credo fermamente in questo lavoro cartaceo e mi ha affascinato leggere il percorso intrapreso per arrivarci, o arrivare ad un ulteriore e maggior arricchimento culturale. Per queste ragioni mi sono sentita completamente libera e felice di parlarne e spero di non essere mal compresa.
Vi lascio con una seconda e ultima citazione, a mio parere una delle frasi più belle del libro.

È così veloce il nostro passaggio in questo mondo che mi è malinconico il pensiero di rientrare prossimamente nel circuito degli schemi sociali lavorativi e non. La natura nella sua grandezza e nelle sue forme d’espressione vivrà a lungo, al contrario dell’uomo che invece cerca di cambiarla.

Grazie per la lettura e buona serata a tutti!

-Liù

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