lunedì 28 novembre 2016

Libri di testo - Capitolo 1


Buona sera lettori!
Quanto abbiamo sudato sui libri di scuola, nella nostra vita? Decisamente troppo! In alcuni casi si tratta di veri e propri incubi che hanno popolato le nostre notti di studio folle e disperato, tanto che la sola vista di certe copertine ci procura ancora l’urto del vomito. Eppure quando si finisce il proprio percorso scolastico – per alcuni pazzi anche quando

il percorso ancora non è giunto al termine – ci sono dei testi scolastici che possiamo considerare con una certa obbiettività come interessanti, utili ed esaustivi e che possiamo ricordare con tanto ammmmmmore. Ognuno di noi ha deciso di tenersi almeno un libro di un esame concluso all’università, o a seguito di un soddisfacente esame di maturità. Ebbene si, ammettiamolo: invece di venderli per consolare il nostro triste portafoglio che qualche mese prima era stato privato così violentemente di tanti soldini, alcuni libri di testo si sono aggiudicati il loro posto nelle nostre librerie.
Così ho deciso di elencarne alcuni dei miei, di quelli che mi hanno incuriosito e appassionato di più alle materie che stavo studiando, indipendentemente dalle qualità professionali dei professori che me li hanno fatti acquistare.
Per primo vorrei citare un libro che, in realtà, non ho più e del quale nemmeno mi ricordo il nome: il mio libro di scienze sociali di terza, quarta e quinta liceo. Anche se è andato perduto e ad oggi non posso considerarlo come il più illuminante fra quelli di cui parlerò, è comunque stato e resta tutt’ora un libro simbolo del mio percorso intellettuale. Psicologia, sociologia, antropologia, pedagogia hanno fatto di me la gran parte della persona che sono oggi, anche se nello studiare tali argomenti, i miei nervi sono stati messi a dura prova. Grado di sudorazione ottenuto con lo studio di questo libro: sette e mezzo. Considerando anche che molto spesso utilizzavamo appunti e lezioni in classe e che quindi non l’abbiamo sviscerato in ogni singola pagina.

Un’ altra serie di testi per me molto importante è: “Letteratura letterature”, di Guido Armellini e Adriano Colombo. Sono otto volumi, più tre volumetti con le linee guida generali, di letteratura italiana; la mia letteratura italiana delle superiori. Occupano un posto considerevole sulla mia mensola e ho sempre paura che da un momento all’altro le viti cedano e facciano cadere la qualsiasi, ma non potevo venderli! Se le materie precedentemente citate si sono rivelate importanti per me, la letteratura italiana non è certo da meno; è qualcosa che ha sempre fatto parte di me e che ho sempre sentito come mia. I volumi sono chiari e centrano i punti giusti, non ho mai avuto problemi a studiare con loro. Certo, poi bisogna considerare la mia voglia e le capacità dell’insegnante, ma un buon libro è sempre un buon punto di partenza. Grado di sudorazione ottenuto: cinque. Molto scarso. Che posso dire: italiano mi piaceva. Letteratura italiana, infatti, mi ha dato filo da torcere soltanto dopo, all’università (quando si dice il karma). “Il canto strozzato. Poesia italiana del Novecento” costituisce soltanto un decimo del contenuto dell’esame annuale di letteratura italiana moderna e contemporanea. Però è stato il decimo migliore. Ripercorre e disquisisce delle più importanti parti (ma anche di quelle infinitamente meno importanti) della nostra letteratura del novecento. No, nemmeno questo ho conservato. Avrei disperatamente voluto farlo. Tuttavia una ragazza a cui l’ho prestato e che dava l’esame il mio stesso giorno non me l’ha più restituito e io non la conoscevo. Si, si: la colpa è mia che mi fido del prossimo così, a cuor leggero e poi mi lamento se mi fregano. Good job, Liù! Grado di sudorazione ottenuto: 8, più nausee mattutine pre-esame orale.

“L’architettura moderna dal 1900”, di William J. R. Curtis e “Disegno industriale: un riesame”, di Tomas Maldonado, sono stati i libri che mi hanno appassionato all’architettura e al design. Per quanto riguarda il primo potevo scegliere se studiare su questo, o su un altro libro di testo, ma vedendolo in libreria, con una copertina e una linea così esteticamente belle, non è stato difficile scegliere. Eppure, se all’inizio l’ho considerato semplicemente un bellissimo oggetto, successivamente è stato quello
che mi ha aperto un mondo fino a quel momento sconosciuto e come ho scoperto in seguito, straordinario. Sia per Curtis che per Maldonado, per me erano tutte cose nuovissime, che non avevo mai studiato prima e che mi hanno affascinata davvero molto. La storia dell’architettura dell’ultimo secolo è spiegata nei minimi dettagli, molto approfondita e ogni capitolo è dedicato ad un “fenomeno architettonico”, se così si può dire. Fra i primi capitoli, ad esempio, vi è lo spazio per parlare dell’idea, dell’invenzione e dell’evoluzione del grattacielo; più avanti si parlerà ampiamente e con pignoleria estrema di Mackintosh, Le Corbusier, Alvar Aalto e tanti altri. La parte riguardante il disegno industriale, invece, è molto più sintetica. Non vuole essere un manuale completo, ma soltanto un volume di supporto che si interroga su cosa significhi “design” e su quali sono le parole chiave principali per orientarsi in questo mondo. Quest’ultima cosa mi è servita davvero tanto per avere, oggi, un’idea precisa di quello che ne penso a riguardo. Proprio grazie a questo motivo lo considero uno dei libri che mi hanno cambiato la vita. Grado di sudorazione ottenuto: 8 e mezzo il primo; 5 il secondo.

“Storia essenziale del teatro”, a cura di Claudio Bernardi e Carlo Susa è stato letteralmente il mio inferno. L’esame più tosto che ho dovuto superare all’università è rappresentato principalmente da questo libro, al quale vanno aggiunte le dieci opere teatrali che dovevo portare insieme ad esso e l’atlante iconografico in cui vengono raccolti, indicati e disegnati i più grandi teatri di tutta la storia del teatro, antico e moderno. Vi posso assicurare che non ho mai patito tanto lo studio come quando ho dovuto preparare questo esame, tanto che l’ho rimandato fino all’ultimo anno (era un esame del primo) e senza presentarmi una dozzina di volte. Non ho idea di come abbia fatto, ma è stata una delle mie più grandi soddisfazioni. Non tanto per quello che avevo realmente studiato, ma per aver dato prova di saper capire e rielaborare ciò che imparavo, come mai avevo dimostrato precedentemente. È stata una sorpresa anche per me quando, a esame passato, ho deciso di conservare il libro, ormai rovinato fino all’osso e pieno di sottolineature, appunti e chi più ne a ne metta. Prima di questo libro non sapevo niente sul teatro greco e romano, salvo il fatto che fosse effettivamente nato ad Atene e conoscere l’origine di una forma d’arte così potente come questa mi ha stimolato a conoscere e ad elaborare informazioni su di esso e anche in questo caso, a definire cosa realmente è per me il teatro. Trattandone la storia nella sua completezza, dall’inizio ai giorni nostri – con l’aggiunta di un discorso introduttivo socio-psico-culturale – il libro è suddiviso per epoche storiche, che portano con loro per forza di cose un background culturale; talvolta è lo sfondo ad influire sulla forma d’arte, talvolta è il contrario. Grado di sudorazione ottenuto: dieci e oltre, con l’aggiunta di una grande sofferenza fisica.

Non ho parlato di libri d’arte, pur essendo stati il centro principale dei miei studi universitari, perché i tanti esami che trattavano questo argomento nelle più svariate accezioni, sono stati veicolati da numerose lezioni in classe e da altrettante numerose slide. Nonostante abbia conservato la maggior parte dei libri, è alle lezioni e alle spiegazioni in aula che mi sono davvero affezionata. Tuttavia non escludo di parlarne singolarmente in seguito, soprattutto dei libri che ho usato per la mia tesi.
Io ho fatto il liceo delle scienze sociali e all’università mi sono laureata in una triennale all’interno della facoltà di lettere e filosofia: scienze e tecnologie delle arti e dello spettacolo, con indirizzo in ideazione e produzione nell’organizzazione artistica. Ho compiuto, per tanto, un percorso decisamente proiettato verso le materie umanistiche. Sicuramente esistono dei libri di biologia, medicina, anatomia, algebra, geometria molto interessanti e meritevoli, ma io non ne conosco nessuno ed è solo per queste ragioni che ho citato libri che trattano altri argomenti. Colgo l’occasione per sostenere e supportare qualsiasi tipo di percorso scolastico. Non ne esiste uno migliore dell’altro; esiste quello che allo studente piace e quello che allo studente non piace, quelle che sono le sue attitudini e quelle che non lo sono. Ogni materia sa essere affascinante e ogni argomento permette di conoscere meglio sé stessi e il mondo. In ragione di ciò e da ex-studente capra quale sono stata, consiglio a tutti di studiare ciò che piace e

soprattutto di farlo bene, perché potrebbe essere la vostra arma migliore. Non fatelo per i voti, non fatelo per l’autocelebrazione di voi stessi, non fatelo per i vostri genitori, o sulla base della quantità di possibilità lavorative future. La cosa bella della scuola è che la si fa per sé stessi, per l’arricchimento intellettuale personale. È un discorso impopolare e utopico, ma è l’unico discorso possibile.
Buona serata e buon inizio settimana!

-Liù

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