domenica 18 dicembre 2016

Thriller - Capitolo 4



Mi scuso per il ritardo ma è stato un fine settimana particolarmente impegnativo! Visto che sono già in ritardo, tagliamo i convenevoli e saltiamo direttamente alla recensione.
Wulf Dorn è sempre una certezza. È l’ancora di salvezza nei momenti di disperazione. È la scialuppa di salvataggio che ti permette di partire per un viaggio in mare con l’adeguato senso di sicurezza. Wulf Dorn è l’autore
su cui si può sempre contare e che, almeno per il momento, tre libri su tre, non delude mai.
Se per caso qualcuno non avesse ancora capito, oggi si va a parlare, ancora una volta, dei thriller mozzafiato del signor Dorn, nello specifico “Follia profonda”. Questa volta il thriller riprende il protagonista del romanzo appena precedente, Jan Forstner, psichiatra, che stavolta viene importunato e minacciato da una stalker.
A causa del genere di romanzo non parlerò più di tanto della trama, anzi, diciamo che non parlerò affatto della trama ma mi limiterò ad una breve decantazione di questi thriller che adoro ed una piccola riflessione che tengo particolarmente a fare rispetto allo stalking.
Senza ripetere per la milionesima volta che amo i suoi thriller, ritengo che l’autore abbia una grandissima capacità nel creare la suspense e allo stesso tempo creare una specie di terrore, quel terrore che ti rizza i capelli sulla nuca e che ti fa sollevare lo sguardo dal foglio per osservare la porta e controllare così che non ci sia nessuno. Maestri in questo sono, o almeno dovrebbero essere, i registi dei film horror, che fanno saltare sulle poltrone (o i divani) migliaia e migliaia di spettatori. Devo ammettere che non apprezzo quanto forse si dovrebbe questa capacità nel campo cinematografico mentre lo apprezzo decisamente di più in campo musicale: provate ad osservare una scena horror che vi ha terrorizzato togliendo la colonna sonora adrenalinica e mettendoci una qualsiasi altra musica. Io amo la musica eppure, ritengo la capacità di autori come Dorn di trasmettere lo stesso terrore solo attraverso le parole nettamente superiore. In questo romanzo, come nei suoi due precedenti ci sono stati momenti in cui mi è venuta la pelle d’oca e ho dovuto chiudere il libro per calmarmi. Chiaramente io sono leggermente fifona e quindi magari sono più impressionabile di altri.
La trama regge benissimo, risulta credibile sia dal punto di vista dei personaggi sia dal punto di vista psicologico e racchiude una certa dose di crudeltà che, devo dire che a volte mi spaventa ammetterlo, mi piace tanto. E probabilmente piace a molti altri visto il successo dell’autore e dei suoi romanzi. Diciamo che questo interesse macabro o inquietante legato al “fino a dove le persone possono spingersi in fatto di cattiveria” caratterizza un po’ il genere umano, soprattutto quando sono coinvolti morte e cadaveri.
Un aspetto che mi piacerebbe sottolineare riguarda lo stalking, argomento principe del libro di oggi, in cui l’antagonista ovvero lo stalker, infastidisce la vittima. In questo caso è coinvolta anche la malattia mentale e dunque tutta una serie di problematiche che si allacciano ai disturbi e soprattutto alla colpa. Purtroppo però, spesso coloro che si trasformano o si manifestano come stalker non sono pazzi, sono esseri umani come gli altri che non accettano una realtà diversa da quella che loro hanno immaginato. Mi rendo conto che a questo punto bisognerebbe imbastire un discorso fondamentale su cosa è normale e cosa è invece la malattia mentale, qual è la differenza e fino a che punto le persone possono essere imputabili o considerate capaci di intendere e di volere. Questo non è il luogo in cui affrontare tutto ciò, ma ci tengo veramente molto a sottolineare che non tutti gli stalker hanno problemi mentali, hanno sicuramente dei problemi ma nulla giustifica la loro mancanza di rispetto nei confronti della vittima e, a volte, anche dei famigliari della stessa. Quindi attenzione a considerare gli stalker malati di mente, perché non c’è nessuna correlazione tra malattia mentale e violenza.
Per il resto torno a ripetere che è tutto frutto delle mie percezioni e delle mie opinioni personali rispetto al libro stesso. Mi rendo conto che tutte le volte che faccio una recensione sui thriller, i gialli o gli horror ripeto semplicemente se mi sono piaciuti o meno e che non posso dire nulla di specifico, ma quando finisco i libri di Dorn mi sento sempre super gasata e non vedo l’ora di parlarne con qualcuno. Il mio fidanzato mi ascolta perché sa come sono e mi fa un piacere, ma questi sono generi che a lui non piacciono un granché. Per cui scusatemi se quando faccio queste recensioni sono ripetitiva e noiosa, ma lo faccio semplicemente per dirvi: è fantastico! Leggetelo assolutamente!

-Pearl

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