martedì 13 dicembre 2016

Young adult - Capitolo 6


Buona notte, lettori notturni!
Scrivo a questa incresciosa ora di un impegnativo inizio settimana per parlarvi di una delle saghe più famose, ahimè, dell’ultimo ventennio: la saga di Twilight.
Avevo già accennato precedentemente a quanto l’avessi seguita durante la mia adolescenza e al fatto che avevo iniziato a leggerla quando ancora

non era sulla bocca di tutti, lontano da qualsiasi preconcetto. Ebbene, anche se non sembra, credo possa essere un argomento interessante di cui parlare e per i più svariati motivi. Tanto per cominciare, la mia opinione in proposito è drasticamente cambiata, senza contare il fatto che si è trattato di un vero e proprio fenomeno che ha coinvolto milioni di lettrici della mia generazione, allora adolescenti.
Come saprete quasi tutti, “Twilight” parla della profonda e ossessiva storia d’amore tra il vampiro sberluccicoso Edward Cullen e la giovane, timida adolescente Bella Swan, la quale a circa sedici anni si trasferisce dal padre in una nuova cittadina e fa la conoscenza della strana famiglia di Edward. Il grande segreto di Pulcinella che i Cullen tentano di nascondere (stranamente con successo) viene scoperto quasi subito dalla protagonista: tutti i membri della famiglia sono vampiri. Si snocciola così, in quattro libri, la storia d’amore che ha fatto sospirare milioni di diciassettenni nel mondo, fornendo l’immagine di un rapporto sentimentale non proprio maturo e sano, ma sicuramente ossessivo.
Tra lotte vampiresche, licantropi e guerre all’ultimo sangue ecco che il tema del soprannaturale approda negli scaffali delle ragazzine più romantiche e da il via ad una serie di libri dello stesso genere, i quali tutt’oggi non fanno altro che acquisire consensi in lungo e in largo.
Partiamo con le cose negative. La protagonista ha la forza di volontà di una vongola in mare aperto. L’unica cosa che sa con certezza è che ama il suo adorato Edward e vuole stare con lui per sempre. Non ha un hobby, un interesse particolare, o un’aspirazione per il futuro; il suo carattere si riduce ad una totale mancanza di autostima (nonostante tre quarti dei ragazzi che conosce flirtano con lei) e alla sua incrollabile timidezza. Di per sé, non sarebbero neanche delle caratteristiche totalmente negative, se non fosse per il fatto che questa sua insicurezza non la porta a nessun percorso di crescita o sviluppo personale. Tranquilli, se il vostro partner vi molla non cercate di ricostruire i pezzi di voi stessi che sono andati in frantumi per andare avanti e ricominciare: se il vostro partner vi molla quello che dovete fare è cadere in depressione, crogiolarvi nell’autolesionismo e infine attendere il suo ritorno che, di sicuro, avverrà. Non è chiaro quale sia quell’aspetto di Edward tanto amato da Bella, perché salvo la bellezza di una statua greca nemmeno in lui scorgiamo interessi ben visibili istantaneamente. Certo, è presentato come un gentiluomo d’altri tempi, tormentato all’idea di essere un mostro e con istinti di caccia perenni nei confronti degli esseri umani, che però frena costantemente per ragioni etiche: un vampiro vegetariano, come lui stesso allude. Eppure l’aurea di bello e dannato sembra non nascondere nient’altro che una conoscenza mnemonica di Shakespeare; tutto qui. Inutile, poi, dire che lo stato tormentoso della sua condizione di mostro svanisce non appena inizia la sua relazione con Bella, cioè a pagina due. Perché se è vero che sei un essere terribile e tutti farebbero meglio a tenersi alla larga da te, è anche vero che non fai niente per evitare l’avvicinamento sentimentale della ragazza che ti interessa, salvo forse qualche atteggiamento iniziale brusco e distante che si estingue nel giro di tre secondi.
Il mondo soprannaturale di “Twilight” non è ampio, né dettagliato. Abbiamo i vampiri, in perenne lotta coi licantropi e questi ultimi, in perenne lotta coi primi. Di cacciatori, fantasmi, streghe, demoni non c’è neanche l’ombra, ma chi se ne frega: questa è una storia d’amore, non un manuale del sovrannaturale e noi non siamo Newt Scamander. Il ché porta inevitabilmente a presupporre che avere una creatura della notte come fidanzato sia solo un grande espediente per giustificare comportamenti di autocontrollo, cupezza interiore, voglia di vivere zero, bellezza oltre la media, capacità fisiche da atleta olimpionico, che Vanessa Ferrari levate proprio, ovvero tutto ciò che è Edward.
Ora, nonostante le clamorose e disastrose lacune, resta il fatto che “Twilight” è stata una saga di enorme successo, con pochi e sporadici precedenti. Perché? La mia opinione è questa: il sesso. Più in generale direi i rapporti sentimentali, ma credo sia soprattutto nel sesso che si riscontrano le difficoltà maggiori. Sarò ripetitiva, ma è un argomento importante: io, a sedici anni, non sapevo cosa dovessi cercare in un rapporto, per stare bene con me stessa e viverlo al meglio. Non sapevo cosa dovessi cercare in un rapporto e cosa cercare in un rapporto sessuale. Che poi, sembrerebbe semplice dirlo ora: orgasmo, rispetto, coinvolgimento emotivo. Ma nessuno mi aveva spiegato quanti modi e quante sfumature esistono del vivere a stretto contatto con un’altra persona e ad un livello così intimo. Il ragazzo adolescente, la maggior parte delle volte, pretende e cerca la resa totale, in un rapporto. Di sé stesso e dell’altro. Non è questione di stupidità e non stiamo parlando di deficit mentali. Tutti i ragazzi hanno le capacità per comprendere benissimo un discorso sul fatto che l’ossessione non ha nulla a che vedere con l’amore. Basta spiegarglielo. E a me, a sedici anni, non era mai stato davvero spiegato. Ero semplicemente stata bombardata da media, giornali e forse anche riviste su un’idea dell’amore romantica e poetica; una festa dove il piacere, la fisicità e la spontaneità non erano stati invitati. In qualche modo, purtroppo, si sceglie inconsciamente di non parlare ai ragazzi di certi argomenti per una questione di pudore, perché si pensa che siano ancora troppo piccoli, o perché non sono del sesso giusto anche solo per pensarle certe cose. Se vi sembra un discorso estremista provate a vedere i risultati dell’educazione sessuale che è stata fatta fin ora, utile forse da un punto di vista prettamente fisico, ma che risparmia totalmente qualsiasi tipo di educazione ai sentimenti. Perché ragazze qualsiasi, come lo sono stata io, cercano il sentimento talmente forte da non lasciar loro via d’uscita, né alcuna libertà decisionale? Perché le nuove generazioni considerano amore vero solo quello che ti rende pazzo? Con la scusa dei paletti, ci precludiamo la possibilità di offrire ai più giovani un quadro completo delle cose, del cuore e del benessere fisico all’interno di un rapporto. Non possiamo, successivamente, puntare il dito contro un libro che ha l’unica colpa di fare da eco a certi stati emotivi che le generazioni precedenti hanno contribuito a generare e che, tutto sommato, non è nemmeno scritto male (questo non significa che sia scritto bene, non gasatevi).
“Twilight” resta, per me, un’avvisaglia dell’incapacità di gestire i propri bisogni, fisici e sessuali e le proprie emozioni, come lo sono i tanti libri che l’hanno seguito.
Detto ciò e sperando di essermi spiegata, auguro a tutti buona notte e buon inizio settimana!
Alla prossima!

-Liù

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