lunedì 21 agosto 2017

Il cimitero delle mie letture



Buongiorno a tutti, bella gente!
Visto che sono ancora bloccata nel limbo del “blocco del lettore”, ho pensato di cambiare un po’ le carte in tavola e di parlarvi di quei libri che mi sono buttata alle spalle senza concluderli, lasciandoli al loro triste destino di cattura-polvere sulle mensole della mia libreria.
Il girone dantesco

“blocco del lettore”, questo straordinario luogo mitologico coincidente – ormai ne sono convinta – con il labirinto del Minotauro, è un luogo angusto, buio e pieno di pericoli, la cui unica strada per uscirne vivi sembrerebbe essere quella di imboccare il percorso dell’accettazione della propria condizione di “bloccati”: in parole povere, farsene una ragione.
Voi che dite? È davvero così? Sinceramente non lo so, ma vi dirò la mia esperienza.
Cominciamo dal fatto che io non ho perso la voglia di leggere, semplicemente non so COSA leggere. Non ho idea di quale storia, né di quale stile di scrittura, mi possa stimolare in questo periodo e non so se l’avete mai notato, ma quando non si hanno le idee chiare su quale sia il bersaglio a cui puntare, si finisce sempre per non essere mai contenti di ciò che si colpisce. Attualmente la mia contorta situazione è proprio questa. È mai capitato anche a voi? O avete dei blocchi di diversa natura? In ogni caso, per come la vedo io, non credo sia un vero e proprio problema: la lettura non va mai forzata e non ci si deve incaponire su di essa, ecco come la penso! Tanto per cominciare, nella stra-grande maggioranza dei casi, non è vero che non si ha voglia di leggere, quanto piuttosto si tratta di non aver trovato il libro giusto e, tanto per continuare, si da anche il caso che si debba leggere perché piace farlo, non per farsi belli di fronte agli altri. Mi piacerebbe dire che ho letto tutto di Proust, o di Simone de Beauvoir, ma la verità è che non ho mai preso in mano, né tanto meno aperto uno dei loro libri. E quindi? Spero mi basti una sola vita per leggere tutti i libri che mi sono proposta di leggere fino ad oggi, ma è anche vero che se dovessi leggerli forzatamente, come se fosse un dovere, senza possedere lo stato mentale giusto al momento giusto, farei più danni che altro. Come questa settimana, quando mi sono approcciata alla lavatrice per la prima volta e non sapendo come muovermi, ho finito per rovinare la mia camicia preferita. Good job!
Per concludere: bisogna leggere perché è bello, non perché dobbiamo.
Sono solita concludere i libri che inizio a leggere, semplicemente perché, per avere un’opinione su di essi, credo sia necessario averne una visione completa, ma a dire la verità non mi ricopro neanche di sensi di colpa nel caso non riuscissi a finirli e li lasciassi invece li, letti a metà.
Il mio cimitero letterario, nel corso degli anni, ha acquisito parecchie lapidi, di cui oggi vorrei parlarne senza troppi “mea culpa”. Sarà capitato anche a voi, immagino, di trovarvi di fronte a un libro che proprio non vi va giù, o che non vi stimola, o che sentite talmente distante da voi che vi chiedete quale sia il senso di leggerlo. Questa è la mia lista, o comunque le voci di cui riesco a ricordare:
      “Otello” e “Amleto”, di William Shakespeare.
Non so come sia successo: io amo Shakespeare! E ho amato queste due tragedie, per quel poco che ne ho letto. Tuttavia è da anni (ma che dico anni? Secoli!) che li ho abbandonati e ancora non sono tornata a riprenderli.
Mi sento come se Daenerys Targaryen abbandonasse uno dei suoi draghi in autostrada per andare in vacanza a Westeros: terribilmente crudele, stupida perché alla fine chi ci perde sono io e coinvolta in qualcosa di decisamente più grande di me, perché dubito che un drago se ne starebbe bello tranquillo sul ciglio della strada aspettando la morte. Di sicuro non lo farebbero Otello, o Amleto;
2.       “I gioielli indiscreti”, di Denis Diderot.
Ok, di questo non mi stupisco. Non che non sia interessante, ma ho sempre fatto veramente fatica a rapportarmi alla letteratura libertina, alla letteratura settecentesca di questo tipo. E lo so, perché ho provato a leggere De Sade, ma non ci sono riuscita.
Sono convinta di perderci molto, dato che questo genere di romanzi si propone come critica alla società dell’epoca e come baluardo di autentica libertà nei confronti dell’ordine stabilito, ma finché il mood è questo meglio puntare su altri generi che danno la possibilità di riflettere sugli stessi argomenti;
3.       “Grandi speranze”, di Charles Dickens.
Non avevo (non ho) mai letto nulla di Dickens. Forse “Canto di Natale”, ma non ricordo bene e non ci metterei la firma. In ogni caso non avevo la più pallida idea che fosse così lento. Ma che dico lento? Lentissimo! Mi è sembrato che per ogni fatto ci impiegasse un secolo ciascuno a descriverlo e mi spiace, ma non ce l’ho fatta. L’ho accantonato, sperando in tempi migliori. Si tratta proprio di Grandi speranze!
Mi spiace sul serio, perché credo in Dickens! Quasi il suo nome fosse una conferma di garanzia e qualità che gli elettrodomestici Bosch levate. Certo è che non mi sono arresa;
4.       “Sulla strada”, di Jack Kerouac.
E pensare che ne ho due copie. Avevo iniziato questo libro l’anno dopo il mio esame di maturità. L’anno, cioè, in cui avevo ottenuto il mio primo lavoro e ancora non mi ero iscritta all’università. Vi chiederete che c’entra, la mia situazione, con Kerouac. Beh, è stato un anno di fuoco, l’inizio del mio periodo completamente fuori dagli schemi. Già questo di per sé c’entra parecchio con Kerouac, ma c’è di più. Ovviamente, proprio perché ero sempre in giro, difficilmente riuscivo a ritagliarmi un momento per me stessa e per leggere in solitudine. La conseguenza di tutto ciò (oltre all’inizio della mia dipendenza dalla nicotina, che sto riuscendo a sconfiggere soltanto ora) è stata l’abbandono di parecchi libri e più in generale, la poca lettura;
5.       “Memorie dal sottosuolo”, di Fёdor Dostoevskij.
Anche questo è strano e mi ha stupito. Ero convinta che non avrei avuto problemi a leggerlo, che era proprio il mio habitat naturale, ma non so né come, né perché, il caro Fёdor mi ha fregata e ho la sensazione che, in parte, fosse il suo obbiettivo. È ormai da mesi accanto al mio comodino, che ride di me;
6.       “Le quaranta porte”, di Elif Shafak.
Forse è il caso che mi metta l’anima in pace con la Shafak: è chiaro che il suo capolavoro sia stato “La bastarda di Istambul”. Bellissimo anche “Il palazzo delle pulci”, ma non tutte le sue opere potranno essere sempre all’altezza;
7.       “Letteratura italiana delle origini”, di Gianfranco Contini.
Stiamo parlando di un manuale, di un libro di testo, fatto più per la scuola che per la lettura singola. È difficile, è interessante, è lento e super-dettagliato. Croce e delizia delle mie letture, Contini sa per certo come farmi impazzire, ma io non ho fretta e sebbene ancora debba decidere come continuare il mio approccio a questa lettura, so che piano piano me lo gusterò e assaporerò tutto quanto;
8.       “Il seggio vacante”, di J.K. Rowling.
Zia Jo è una garanzia, inutile affermare il contrario. Sono mesi che ho in mano questo libro, sono mesi che sono alle ultime pagine e sono mesi che continuo a dire che lo finirò entro la prossima recensione, ma alla fine non ci riesco. La cosa assurda è che mi piace e molto! Trovo sia un libro veramente meritevole, eppure in questo periodo non sono costante neanche con la Rowling. Quando lo sto leggendo non riesco a smettere, quando non ce l’ho in mano c’è sempre qualcos’altro da fare. Abbandoniamoci al mio evidente e conclamato bipolarismo e non pensiamoci più.
Eccoci qui, questo è il mio cimitero di libri, o quelli di cui riesco a ricordare! Sono sicura che siano presenti molte più tombe, ma in anni di letture è già tanto se sono riuscita a ricordare le più recenti.
Nella maggior parte dei casi sono libri che mi sono piaciuti molto, ma che semplicemente per cause di forza maggiore sono rimasti dove sono. Per questo sono convinta che prima o poi, al momento giusto e senza rimpianti, riprenderò questi libri in mano e forse riuscirò anche a vederli sotto una luce diversa.
Chissà se entro Halloween il mio cimitero non assumerà tutt’altro aspetto?

 Così, giusto per stare nell’atmosfera!

Anche voi avete un cimitero personale? Li lascerete riposare in pace, o vi prodigherete in riti satanici per riportarli in vita?
Buona giornata e buon inizio settimana, lettori!


-Liù

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