venerdì 21 febbraio 2020

Narrativa - Capitolo 23




Buongiorno a tutti.
Oggi, per rimarcare la nostra estrema capacità di stare sempre sul pezzo, di essere delle vere guru del momento, del carpe diem, grazie alla nostra profonda attualità, parleremo di un vero best seller. Sì, del 2017 però.
Spero ci perdonerete per questa nostra lentezza a leggere i titoli dell’ultimo momento, sarebbe un vantaggio per chi vuole leggere le novità e un vantaggio anche per noi, perché parlare dei libri usciti da poco porterebbe una maggiore attenzione sul blog.
Ma noi continuiamo imperterrite lungo la nostra strada lastricata di libri ormai vecchi perché abbiamo scelto di leggere quello che vogliamo, quando vogliamo. Il blog lo proseguiamo perché ci piace dedicargli del tempo e ci piace la spinta a continuare a leggere anche quando diventa difficile che ci dà l’avere un appuntamento fisso.
Quindi oggi preparatevi a parlare con me di “Eleanor Oliphant sta benissimo”, ad opera di Gail Honeyman scrittrice scozzese.
È il suo romanzo di esordio, quindi non c’è una vera e propria storia passata per quanto riguarda i libri dell’autrice, entriamo dunque subito nel pieno del commento parlando del modo in cui è scritto. L’aspetto che mi ha colpito maggiormente è stata la rapidità con cui la trama mi ha preso e trascinato nel mood: “Ok, leggiamo ancora un capitolo”. Fin da subito infatti si parte scattanti, non c’è nessun periodo introduttivo, generalmente per me noioso, che serve a fare il quadro della situazione. Si inizia con il racconto, in prima persona, di un personaggio che inizialmente sembra proprio snob, antipatico, di difficile sopportazione, nonostante fin da subito si renda noto che la sua situazione familiare e personale sia tragica.
Un grande merito che secondo me va dato all’autrice è la sua capacità di mantenere la suspense sulla storia della protagonista. Fin da subito si sa che da piccola ha vissuto una tragedia che le ha lasciato i segni sul volto ma anche nell’anima. Salvo però qualche piccola briciola lungo il racconto, quello che effettivamente le è accaduto emerge alla fine. Non vi farò alcun tipo di spoiler, ma l’ho trovato plausibile dal punto di vista emotivo e psicologico nonché dal punto di vista narrativo. Questa curiosità sulla sua vita è un motore che spinge il lettore a continuare a leggere.
Lei, come già accennato, all’inizio non risulta particolarmente simpatica, assume l’atteggiamento di una persona sola, che non è abituata a stare con gli altri e quindi li trova stupidi e maleducati, per questo si crede superiore a loro. È un atteggiamento che credo tutti possano capire, sapendo qualcosa della sua vita precedente, anche solo che ha passato la vita in affidamento presso varie famiglie. Quando però inizia ad usare lo stesso atteggiamento anche verso le persone che lei non conosce, e che sono con lei gentili come nessun altro lo era stato prima, il lettore comincia a provare fastidio nei suoi confronti. E attenzione, perché generalmente le persone che hanno avuto una vita particolarmente dura o difficile, per proteggersi, costruiscono una specie di corazza che porta gli altri a vederli come antipatici, fastidiosi, da evitare. Si rischia quindi di entrare in un circolo vizioso. Questo è proprio quello che è successo alla protagonista, che cerca di restare a galla come può, tenendo tutti gli altri alla larga e mantenendo uno stato di pseudo equilibrio che non la fa stare bene, ma nemmeno male.
Scoprirà un interesse verso un musicista locale durante un concerto e farà dei tentativi per emergere dal suo guscio protettivo, ma i suoi tentativi sono al tempo stesso teneri e tristi.
Un altro personaggio interessante è Raymond, che rappresenta la bontà fatta persona. Il classico bravo ragazzo che tutte vorrebbero incontrare, almeno caratterialmente. Viene infatti descritto in modo non perfetto, come ogni essere umano, quindi lui fuma molto, è in sovrappeso, ama l’informatica e giocare ai videogiochi con i suoi amici e coinquilini. Però vi posso assicurare che molte donne ci metterebbero la firma. Finalmente un personaggio maschile fisicamente normale ma caratterialmente buono, non il tenebroso dal carattere chiuso, che ha bisogno di essere compreso e assecondato. Raymond è autosufficiente anche emotivamente ed è gentile, generoso, rispettoso, dai forti valori morali. Lui è lì a ricordare e sottolineare quanto sia importante avere qualcuno accanto che crede in te, anche quando sei tu stessa a gettare la spugna.
Non dico altro sulla trama perché non voglio spoilerare nulla, ma vi dico che finalmente ho trovato un esempio costruttivo e al tempo stesso positivo di psicoterapia e psicoterapeuta. Nei libri sono situazioni e personaggi che non sono molto presenti, almeno in quelli che ho letto io, però nei film sono spesso screditati o denigrati, come se non capissero nulla e pensassero di sapere già tutto. Nel cinema è sempre l’eroe che si salva da solo, mentre se viene salvato è grazie ad un amico, un parente, l’amore eccetera eccetera. Insomma nel mondo cinematografico la psicoterapia è ancora un tabù.
Quindi, tirando le somme di questo libro mi sento di consigliarvelo vivamente. Forse non lo definirei un grande best seller, ma è sicuramente un bel libro. In particolare, se conoscete qualcuno che ha avuto una vita difficile e lo trovate sempre o anche solo a momenti, fastidioso, irritante, snob, provate a leggerlo e cercate di usarlo per mettervi nei panni dell’altro. Magari non sarà la stessa cosa, perché non si può adattare a chiunque. Non voglio certo passare l’idea che tutti vanno giustificati nei loro comportamenti, ma sapere le motivazioni alla base di essi può essere importante per modificare la vostra visione ed interrompere un circolo vizioso, probabilmente negativo per tutti.
A presto.
-Pearl

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