venerdì 14 febbraio 2020

Saggio - Capitolo 14

Buon week end, amici!
Cosa c'è di meglio, per S.Valentino, che palesare l'amore per la parola scritta?
In occasione della recensione di questo venerdì, ho pensato di accennarvi alla mia ultima figura di mer**a.
Potrei evitare di auto-censurarmi ed essere più fine, dicendo: “…della mia ultima figuraccia”, ma considerando che la suddetta ha coinciso con lo svolgimento di un esame sulla lingua italiana, meglio palesare la mia vera natura di scaricatore di porto, che nella mer**a (soprattutto se politicamente scorretta) ci sguazza benissimo.
Non ho fatto proprio scena muta, ma qualcosa di simile. Di molto simile. Da amante delle parole, mi è spiaciuto tantissimo. Mi spiace ancora tantissimo. Perché oltre ai venti minuti di quasi silenzio, l’argomento è davvero interessante, così come il libro che ho studiato per esso.
Avrei voluto avere più tempo per prepararlo come si deve e così non è stato. Non fraintendetemi: non sputerò nel piatto in cui ho mangiato, a caval donato non si guarda in bocca e altri amabili modi di dire più o meno forbiti per compensare l’esordio coatto che ha avuto questa recensione.
Penso solo che “Storia della lingua italiana” sia un argomento incredibilmente interessante e che il libro inerente sia, per quanto materia universitaria, alla portata di tutti.
Claudio Marazzini affronta la sua materia in modo scorrevole e chiaro; un modo che renderebbe il suo libro “Breve storia della lingua italiana” una lettura relativamente facile da preparare per un esame, se avessi deciso di dedicarci più tempo. In sole duecentocinquantanove pagine, l’autore ci illustra l’evoluzione della nostra lingua, dal latino volgare ad oggi e le varie trasformazioni succedutesi, così come le influenze più o meno importanti delle altre lingue. Il francese ed il provenzale, ad esempio, hanno avuto più importanza di quanta ne vorremmo mai ammettere.
Scopriamo che alcune ampie sezioni del nostro lessico appartengono al mondo longobardo, a quello dei franchi e anche dei carolingi.
Il linguaggio si articola su piani culturali e trasformazioni sociali, ma accade anche l’inverso: il linguaggio stesso definisce la cultura. Marazzini ha cura di spiegarci questo ed altro, ponendo ben in chiaro da subito la distinzione tra lingua scritta e lingua parlata.
Le difficoltà che ho riscontrato personalmente in questa lettura, oltre al poco tempo a mia disposizione, sono da ricondurre tutte alla mancanza della conoscenza basilare del latino, poiché non avendolo mai studiato ho fatto fatica a mettere a fuoco alcune regole e logiche del modus operandi tipico della lingua latina. Questo è stato il maggior ostacolo, per me, in merito ad un libro che comunque vuole parlare a studenti universitari dai quali ci si aspetta che il latino si sappia di default. Ciononostante sono convinta che non sia un grande problema, per coloro i quali volessero affrontare la lettura di questo breve saggio per conto proprio e a scopo personale. “Breve storia della lingua italiana” può e deve raggiungere la sua utilità anche al di fuori delle mura universitarie.
Appassionarsi a questa lingua ricca e poetica, realizzare che è la propria lingua madre e che ciò potrebbe anche essere un onore e un privilegio. Ciò accade, quando si comincia a conoscere una lingua a fondo, partendo dalle sue origini e percorrendone la storia, lasciando che questa penetri nelle ossa come una storia comune.
Sao ke kelle terre
In fin dei conti l’esame l’ho passato. Ancora mi chiedo come ci sia riuscita, ma questa è un’altra storia che avrò il piacere di raccontare.
Per adesso vi consiglio semplicemente questo libricino davvero gradevole e oltre alla buona lettura, vi auguro anche buon fine settimana!
Alla prossima, lettori!
-Liù

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