venerdì 11 settembre 2020

Narrativa - Capitolo 31

 

Ah si? Quindi voi non credete che sia possibile parlare d’amore e di rapporti umani attraverso la matematica? Beh, signori miei, dobbiamo rivedere il concetto. È dal 2008 che Paolo Giordano ci dice il contrario.

“La solitudine dei numeri primi” è un romanzo amaro e triste, ma anche incredibilmente vero e del tutto intenzionato a mettere in chiaro alcune delle abitudini e dei comportamenti umani più frequenti e tragici che ci siano.
Fa tutto questo, Paolo Giordano, e lo fa partendo dal concetto di numeri primi gemelli;  l’affascinante regola matematica che ci spiega il comportamento quasi umano di questi numeri speciali, solitari ed isolati, ma allo stesso tempo vicinissimi tra loro. Separati da un solo numero e che, pur essendo attratti l’uno dall’altra e accomunati dalle stesse particolarità, sono destinati a rimanere sempre disgiunti; divisi da un unico, definitivo ed invalicabile ostacolo.
Così sono i protagonisti di questa storia, Alice e Mattia, il cui calcolo interno delle loro personalità e dei loro caratteri è dipeso da due esperienze tragiche che i due giovani hanno vissuto nella loro infanzia e che hanno determinato le loro difficoltà da adulti, i loro disturbi e disagi e anche le loro modalità di interazione con gli altri.
Alice soffre di anoressia, a causa di un incidente da bambina che non è mai riuscita a superare e Mattia non interagisce quasi mai con il mondo esterno, dimostrando una chiusura su di sé sfociante nell’autolesionismo puro e semplice; probabilmente il risultato, questo, della colpevolizzazione che egli si assume in merito alla scomparsa della sorella gemella, disabile, quando erano bambini.
Due anime rovinate, due stracci strappati e bucati, Alice e Mattia, che si incontrano e si attraggono, ma che non riescono mai ad unirsi veramente, proprio come i numeri primi.
Le vite dei due protagonisti si sfiorano più volte, il dolore di uno combaciante con quello dell’altra e in cuor loro sanno che si amano, che il mondo sarebbe più leggero e sereno se fossero insieme, ma alcune volte la vita, così come la matematica, così come l’inconscio, non sono un’opinione ed il destino compie il suo dovere, portandoli sempre ad un passo l’uno dall’altra, ma senza mai dar loro la possibilità di compierlo, quel passo; senza la possibilità di colmare la distanza e finalmente trovarsi.
Giordano non sembra volerci dare nessun briciolo di speranza, in proposito. Nessuna luce in fondo al tunnel. E d’altra parte né Alice, né Mattia sembrano voler superare i propri demoni interiori. Forse per Giordano non è nemmeno questo il punto.
Il senso di questo libro non si troverà certo nelle soluzioni a determinate situazioni, né nella pace ritrovata a seguito di determinate esperienze sofferte. “La solitudine dei numeri primi” racconta un quadro di fatti e di situazioni così come sono e non ha la pretesa di giudicare, ma solo di descrivere, lasciandoci nell’amara e triste bellezza della solitudine.
Le vite che scorrono tra le pagine di questo romanzo sono difficili da mandare giù, i fardelli che portano addosso Alice e Mattia sono pesanti da sopportare. Spesso e volentieri ho associato questo stile di scrittura e questo tipo di narrativa alla Mazzantini. Sia lei che Giordano impegnati a descrivere situazioni pesanti da accettare, con finali spesso tutt’altro che felici, sui quali anche il lettore emotivamente più preparato avrebbe dei tentennamenti. Eppure quanta poesia possiamo scorgere, in opere come “Venuto al mondo”, o come questa, “La solitudine dei numeri primi”? Quanta poesia si nasconde dietro alle sofferenze di persone comuni, nelle quali fin troppo facilmente potremmo rispecchiarci, nonostante descrivano esperienze particolari, o situazioni limite?
Di sicuro, una certa logica da “numeri primi” si riconoscerà anche nella poetica di Giordano e non soltanto nella delineazione dei suoi protagonisti.
Per l’inizio di Settembre e la ripresa in una stagione più mite, non posso che consigliarvi questo romanzo, meraviglioso, triste e poetico come un giorno di pioggia.
Buona giornata, amici lettori! E ben ritrovati!
-Liù

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