venerdì 25 settembre 2020

Libri per bambini - Capitolo 16

 

Ben ritrovati amici lettori!
Ben ritrovati e ben ritrovato Philip Pullman, del quale mi appresterò a recensire il secondo libro della sua più famosa trilogia: “Queste oscure materie”.
Quante lacrime abbiamo versato, su un Pullman? Troppe mi sembra la quantità più esaustiva per descrivere la situazione. E per quanto crudele questo scrittore ci possa sembrare, non cambieremmo una virgola delle sue storie.

“La lama sottile” vede proseguire i viaggi di Lyra Belacqua e di Will Parry laddove li avevamo lasciati, finché il percorso di una non viene ad unirsi inevitabilmente a quello dell’altro, così da continuare insieme un’unica avventura.
Per quanto corale questa storia possa sembrare, costruita su più poli d’azione ruotanti attorno a molti personaggi diversi e diversificati fra loro, non v’è dubbio alcuno che Will e Lyra si posizionano come i protagonisti indiscussi di questa storia. Pertanto, come ogni protagonista fantasy che si rispetti, entrano entrambi in possesso di due oggetti speciali, destinati ai due fin dalla loro creazione.
Se abbiamo già visto Lyra far suo l’aletiometro ne “La bussola d’oro”, oggetto dominato dalla famosa Polvere che tutti nel suo mondo temono e che ha la capacità di dire sempre la verità, sarà un curioso coltello a farla invece da padrone ne “La lama sottile”, capitando fra le mani di Will con una casualità solo apparente.
La lama sottile citata nel titolo, permetterà al ragazzo di aprire varchi tra i mondi, oltre ad avere la capacità di chiuderli alle sue spalle e sebbene il titolo lo prometta come fulcro centrale, ancora ben poco sappiamo di questo nuovo oggetto.
I libri di mezzo delle trilogie sono sempre i più sfortunati e critici. Libri di passaggio fondamentali per la prosecuzione della trama, ma che troppo spesso non possiedono nessun nodo significativo della storia e che quindi ci lasciano a bocca asciutta con il desiderio di leggere subito la terza parte, dimenticandoci velocemente di quella appena letta. Sono molto felice di poter dire che, in questo caso, non è così. O meglio, credo si noti che “La lama sottile” sia un libro, per così dire, di transizione. Tuttavia i momenti d’azione ed i colpi di scena non mancano affatto e non è di certo un libro che si dimentica facilmente.
Come era accaduto per “La bussola d’oro”, anche questo è un libro molto dinamico, fatto di tanti cambi di scena repentini, in quanto veniamo teletrasportati velocemente tra mondi diversi per scoprire come se la stanno cavando i vari personaggi minori, ma anche di gran movimento nelle singole scene, fatte di fughe, guizzi, combattimenti, scontri e svolazzi veloci. Will e Lyra sembrano avere sempre poco tempo a disposizione e ci trascinano in rocambolesche avventure tra la Oxford realistica del nostro mondo e la straordinaria Cittagazze, mondo esotico e quasi favolistico, dove però gli adulti sono costantemente sotto attacco da quelli che vengono chiamati spettri.
Tante cose sono messe sul fuoco, forse troppe e noi non sappiamo da che parte guardare, ma ci crogioliamo in questa ricchezza narrativa che non stanca mai e soddisfa sempre.
Certe cose sono state necessariamente lasciate indietro: poco si vede dei genitori di Lyra, sebbene qualche pagina sporadica sia comunque di loro dominio e se da un lato, essi si riconfermano come i peggiori genitori dell’anno, dall’altro cominciamo a delineare il padre di Will. Quest’ultimo concorre evidentemente per lo stesso premio e figurarsi se Pullman ci poteva piazzare una figura genitoriale positiva, ma ormai lo conosciamo un po’ e sappiamo fin d’ora, senza bisogno di leggere il terzo volume della saga, che per Will e Lyra la faccenda si farà ben più che oscura. Soprattutto dal momento che, i loro veri alleati, sembrano diminuire di capitolo in capitolo. Non vorrei svelarvi troppo, ma ci sono stati momenti in cui, a trent’anni suonati, mi sono seriamente disperata davanti ad alcune pagine e purtroppo anche a ragion veduta.
La cosa che ho preferito in assoluto, senza ombra di dubbio, resta comunque la stessa che ho tanto apprezzato anche nella prima parte: adoro il fatto che Pullman non idealizzi i personaggi bambini. Ancor più in questo suo secondo libro, abbiamo l’occasione di guardare con occhio critico l’essere umano, anche nei suoi primi anni di vita, togliendo quella patina, quel velo idealizzato che troppo spesso riempie gli scaffali dedicati ai ragazzi.
La scrittura di Pullman è una scrittura onesta e questo i ragazzi e i bambini lo percepiscono, lo chiedono, ne sentono il bisogno. Autori per giovani lettori, siete avvisati: qui, non c’è bisogno della favoletta, ma di pura, semplice e si, anche brutale, onestà!
Non potevamo che trovarli qui, insomma, due protagonisti così fatti: una bugiarda, come già sapevamo… E un assassino.
Alla prossima, amici!
-Liù

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