domenica 20 dicembre 2020

Romanzo storico - Capitolo 2

Ehilà, bella gente!
Spero stiate passando delle ore piacevoli in compagnia dei nostri amati amici libri.
Oggi ho deciso di continuare il discorso su Graham con la recensione del quinto volume della sua saga, “La saga dei Poldark”. Questo perché, proprio come la loro lettura stimola a fare, il quarto ed il quinto libro di questa storia prendono molto più vigore se letti uno dietro l’altro, in un unico continuum .

Ho già avuto occasione di dire che inizialmente, Graham concepì il quinto, “Warleggan”, come il libro conclusivo della sua storia. Ebbene, questo si nota eccome.
Sorprendentemente è anche, almeno per il momento, il mio capitolo preferito e non vedo l’ora di spiegarvi il perché.
Dal volume quasi raddoppiato rispetto ai suoi predecessori, “Warleggan” è di certo il più consistente dei cinque, ma al di là della lunghezza, credo proprio sia stato il libro più pensato, più calibrato ed anche il più difficile da scrivere.
Il rapporto tra il protagonista Ross e sua moglie Demelza raggiunge i massimi punti di rottura. Questo nodo centrale, intenso e sofferto, si espande a macchia d’olio su altre tragedie minori, che come cerchi concentrici si diramano per tutto il romanzo.
Proprio come un sasso buttato in acqua, la nota dolente centrale, il fallimento del rapporto matrimoniale, ha risonanza sullo sgretolamento degli altri rapporti personali. E come se non bastasse, questi ultimi, allo stesso tempo, provocano effetti sui due coniugi.
Tutto il dolore, tutte le storture, tutte le questioni non risolte – dentro, ma anche fuori dal matrimonio – vengono a galla e provocano la distruzione più totale.
Eppure soltanto in questo modo, radendo al suolo ogni cosa, sia Ross che Demelza saranno in grado di ricominciare da capo. Soltanto guardando in faccia ogni crepa e rischiando la definitiva rottura, i due saranno in grado di darsi lo spazio per ricostruire tutto su nuove, più solide basi; sentimenti che, tra l’altro, verranno espressi solo negli ultimi due capitoli. Fino ad allora, il lettore degusta un piatto assai amaro, che si fa sempre più pesante man mano che scorrono le pagine e solo quando tutto sembra irrisolvibile, ecco che (proprio sotto le feste natalizie) arriva la nuova tela intonsa su cui dipingere un nuovo futuro insieme. Una tela che non appare come un colpo di scena eclatante, quanto piuttosto come una forte e brutale discussione casalinga portata alle estreme conseguenze verbali, ma che alla fine possiede la singolare proprietà di curare gli animi di entrambi e di riportare all’ovile la voglia di stare insieme.
Non c’è niente da dire, Graham qui si è decisamente superato, dimostrando di essere un vero e proprio maestro della descrizione dei rapporti umani e sentimentali.
Senza esagerare né tantomeno stereotipare atteggiamenti e decisioni e senza renderli banali o scontati, Graham è in grado di renderli quanto più possibile realistici, veri, anche nel più piccolo modo di fare del singolo personaggio. Dote assai rara che comunque non lo toglie da quel maledetto scaffale dove abbiamo collocato tutti i libri di intrattenimento puro e semplice, ma che nonostante questo, si guadagna ben più di una menzione a favore, soprattutto a favore della sua meritatissima dignità letteraria.
Il personaggio peggio costruito, come avevo già detto, è forse Ross, che qualche piccolo stereotipo se lo porta appresso dal primo libro e che in quest’ultimo è invece meglio nascosto, anche se sempre presente.
Non passa capitolo in cui il lettore non insulta il protagonista per le decisioni prese, ma Ross è fatto così e per quanto possa risultare antipatico, o per quanto possa compiere azioni non condivisibili, è sempre e comunque costruito bene.
Ogni personaggio ed ogni loro movimento, in Graham trovano un senso. In questo, l’autore è molto preciso ed anche talentuoso, conferendo questa sua capacità come il vero e proprio cavallo di battaglia della sua narrazione.
Può succedere poco o niente, può succedere di tutto, ma che si racconti un episodio importante o che si parli del più banale, Graham trova il modo di renderlo interessante a suon di particolari e descrizioni caratteriali.
Aggiungiamoci poi, il semi-felice epilogo di Dwight e Caroline, con le pungenti battute di quest’ultima ed ecco che farete di me una lettrice contenta, anche se molto provata. Ho pianto, ho riso e mi sono molto arrabbiata, ma ne è valsa la pena e non c’è niente da dire: è una saga che continuo a consigliare.
Inutile dire che da qui in poi, già lo so, ci sarà una lenta ed inesorabile discesa.
Perché se c’è una cosa che non si deve mai fare, è riprendere in mano una storia conclusa da tempo e provarle a dare nuovo vigore continuando a scrivere da dove l’avevi lasciata. È una tragedia annunciata e se ne sente l’odore da kilometri di distanza, ma per ora mi illudo e va bene così.
E questo per oggi era tutto, miei cari lettori!
Buone letture e già che ci siamo, anche buone feste!
-Liù


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