venerdì 25 dicembre 2020

Capitolo unico (si spera) - Natale in quarantena

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Foto di Дарья Яковлева da Pixabay 



Buongiorno, e buon Natale a tutti.

Non so se lo avete notato, ma questo mese ho saltato un appuntamento del venerdì, perché ero presa dalla conclusione di un corso di cui forse un giorno vi parlerò, ma ho intenzione di recuperare oggi, il giorno di Natale, perché sto per parlarvi di ben due libri: un giallo ed una raccolta di racconti.

Quest’anno il Natale è decisamente nuovo per tutti noi, perché cade all’interno di una pandemia mondiale, e ci costringe a stare lontano dalle persone a cui vogliamo bene e che di solito condividono con noi queste festività. Io sono a casa sola con Leo. Zucca ci ha lasciato ad ottobre, il mio compagno è all’estero per lavoro e la mia famiglia vive in un comune diverso dal mio.

Vorrei però passare questo giorno con tutti voi, a distanza, e in sicurezza per il bene di tutti.

Quindi oggi parliamo di un giallo della scrittrice più nota del genere “Il Natale di Poirot” e di una raccolta di racconti di Grazia Deledda: “Il dono di Natale”.


Comincio da quest’ultimo, perché l’ho terminato giusto cinque minuti prima di mettermi al computer a scrivere e devo dire che mi ha sorpreso e spiazzato: ingenuamente immaginavo la versione italiana di un grande classico come “Canto di Natale di Dickens”, invece mi sono scontrata con dei racconti cruenti e in alcuni casi crudeli. Nonostante la scrittura scorrevole e piacevole, con frasi strutturate anche in modo inverso, che permettono di mantenere la concentrazione sulla storia ed evitano al lettore di annoiarsi, ci sono stati racconti che mi hanno ricordato molto poco il Natale.

Uno tra tutti “Forse era meglio”, che tutto mi ha trasmesso tranne la gioia e la spensieratezza del Natale. Mentre “La fanciulla di Ottàna” sembra proprio essere una rivisitazione della fiaba di Biancaneve, con un pizzico de La bella addormentata.

Non avevo letto mai nulla di Grazia Deledda, Premio Nobel per la letteratura, ci tengo a ricordarlo, ma mi hanno detto che è un po’ “cruda/cruenta” in ciò che scrive. E per quanto riguarda questa raccolta di racconti mi trovo d’accordo. Ci sono stati anche brani piacevoli, ma nel complesso mi ha lasciato uno stato di perplessità e confusione che derivano probabilmente anche dal fatto che temo di non aver colto il filo rosso che collega queste brevi novelle. Ho potuto trovare insegnamenti e morali alla base di molti dei racconti ma alcuni sono stati meno espliciti. O forse sono proprio io che non li ho afferrati.

Per quanto riguarda il giallo invece scomodiamo ancora una volta Agatha Christie, ma solo per parlarne bene, ovviamente. Come potremmo noi permetterci di dire qualcosa di male sulla regina del giallo? Che oltretutto quest’anno ha vinto anche il torneo letterario di Robinson (inserto di La Repubblica).

In questo romanzo la famiglia Lee si ritrova dal patriarca per


festeggiare il Natale, come da lui stesso richiesto, nonostante siano passati anni dall’ultima riunione al completo. In questa occasione non mancheranno i litigi e i vecchi rancori che ritornano a galla e, come sempre quando c’è l’autrice di mezzo (come la signora Fletcher nei telefilm) ci scappa il morto.

Uno dei motivi per cui la trama mi ha molto appassionato è la grande empatia provata verso alcuni personaggi del racconto e al contempo l’assoluta mancata empatia nei confronti del morto. Tra i personaggi che ho preferito e che ho sperato fino all’ultimo non fossero i colpevoli ci sono Lydia Lee e Hilda Lee, entrambe nuore del capo famiglia.

Come sempre Poirot riesce a risolvere il caso in modo fine ed intelligente, parlando con le persone. Agatha Christie è sempre molto attenta alla psicologia dei personaggi e forse è per questo che mi piace tanto, e che le perdono anche qualche piccolo errore o qualche piccola disattenzione nella trama. O anche nella psicologia dei protagonisti.

Ma ripeto, chi sono io per criticare dei minuscoli difetti all’interno di una collana di gialli perfettamente riusciti e che, fino ad ora, sono sempre riusciti ad ingannarmi e a non farmi intuire chi fosse il colpevole prima che venisse rivelato dall’investigatore di turno.

Io non mi arrendo Agatha, quindi al prossimo giallo.

E se stasera voleste leggere un libro adatto al Natale e all’intrattenimento vi consiglio proprio questo giallo: intrattiene, coinvolge e soprattutto, nonostante l’omicidio a cui tutta la trama ruota attorno, lascia trasparire anche ciò che il Natale dovrebbe essere: condivisione, generosità, bontà, accoglienza.

Buon Natale a tutti, lettori e non, con l’augurio che l’anno prossimo ci si potrà trovare nuovamente insieme a festeggiare.

A presto!

 

-Pearl

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