venerdì 22 gennaio 2021

Libri per bambini - Capitolo 18

 


Buona giornata a tutti!
Un altro libro per giovani lettori, questa settimana! E che giovani lettori, direi! Di altissimo livello! Sotto molti aspetti, il pubblico di Pullman, non potrebbe che essere più maturo e soprattutto pronto ai contenuti forti che questo autore ama proporre.
Se con i precedenti due libri di “Queste oscure materie” ne avevamo già il sentore, è con “Il cannocchiale d’ambra” che i sospetti diventano certezze.

C’è uno specifico motivo per cui ho voluto recensirlo così vicino alla mia riflessione sul purgatorio dantesco e cioè perché le due opere, per quanto apparentemente distanti sul piano formale, si avvicinano pericolosamente in fatto di argomenti.
La “Divina commedia”, Pullman la conosce, di questo sono più che sicura. E sono abbastanza sicura anche del fatto che, esattamente come Dante Alighieri prendeva spunto dagli autori classici per rielaborarli secondo le sue esigenze, Pullman a sua volta compie lo stesso processo con il poeta fiorentino.
Le descrizioni dell’oltretomba, il traghettamento sul fiume per giungere nel regno dei morti, bestie mitologiche e anime dannate. Pullman non inventa niente, ma come i veri artisti, riformula e produce qualcosa di nuovo.
Provocatorio, pericoloso, intrepido. “Il cannocchiale d’ambra” ha la pretesa di parlare ai più piccoli di argomenti che persino nelle aule di teologia sono di difficile comprensione.
Non è facile e anche i migliori inciampano. Così fa Pullman: in un discorso straordinario qual è il suo, tentenna un po’, tra la fine del secondo libro e fino alla metà di quest’ultimo terzo. Troppe cose non spiegate, troppe cose lasciate al caso laddove prima c’era stata una precisione millimetrica nel collocarle sapientemente all’interno della trama.
Si capisce subito che qualcosa, singhiozza. Ad esempio, perché la polvere dichiara di agire “per vendetta” e la cosa non viene argomentata in nessun altro modo? In nessuna delle spiegazioni successive ho trovato questa fantomatica vendetta. Ricordo di essere stata molto colpita dalla cosa, perché era uno dei punti che mi aspettavo venisse svelato e tra i più importanti.
Inoltre mi  verrebbe anche da dire che, se Pullman ha recentemente estratto dal suo cilindro altri due libri riguardanti la saga, sarà certamente consapevole di qualche mancanza: “Queste oscure materie” non ha concluso il discorso. Non ha finito di spiegare il suo punto di vista. Il suo difficile, articolato, forte, appassionante punto di vista sulla fede, sulla religione cattolica e soprattutto su qualsiasi possibile entità ultra terrena.
Ovviamente l’autore si mette in una posizione di forte critica. I cattivi, lo sappiamo fin da subito, sono i religiosi: il Magisterium è il nemico da abbattere e le efferatezze, i crudeli crimini che esso ha perpetrato sono da condannare con esso. Questo è cristallino e palese.
Meno chiari sono altri aspetti, Lord Asriel su tutti. Niente mi toglierà dalla testa quanto sia forte il legame tra questo personaggio e l’ideale comunista. Lord Asriel vuole distruggere la polvere, esattamente come il Magisterium. Ed è cattivo, esattamente come il Magisterium. E tuttavia lo troviamo consacrato ad una sua personale battaglia proprio contro questa istituzione.
Per me, Lord Asriel, doveva rappresentare l’idea che, per quanto possiamo avere dei nobili fini e degli obbiettivi alti, che miglioreranno il mondo, ebbene essi non giustificheranno mai e poi mai i mezzi con i quali siamo disposti a raggiungerli. Questo era per me Asriel e così doveva rimanerci. Eppure tutti i personaggi rappresentati come buoni finiscono schierati al suo fianco, alla fine. Confesso che questo aspetto non mi è minimamente piaciuto. Dire che l’ho trovato stonato con tutto il resto, con ciò che Pullman stesso mi aveva detto fino a quel punto, è dire poco. Un gran poco, signori miei.
Lord Asriel era un personaggio costruito benissimo. Fin dalla sua prima apparizione, il lettore è convinto che sia lui il buono, che sia lui il genitore a cui Lyra dovrà rivolgersi per chiedere aiuto. E quando questa aspettativa cade rovinosamente con il gigantesco colpo di scena sul finire del primo libro… Beh, lasciate che vi dica quanto amaro in bocca si è capaci di sentire per un paio di fogli stampati. Scelta straordinaria, inaspettata e completamente sul pezzo. Il suo personaggio ha avuto la capacità di mettere in discussione tutto ciò che il lettore credeva possibile e non per pura spettacolarizzazione, ma con lucida e spietata logica.
Ma se il suo esordio è stato un così grande colpo da maestro, perché la sua conclusione è risultata così poco sensata? Non me lo spiegherò mai. No, caro Asriel! Io non dimentico quello che hai fatto a Roger, se fossi stata sul campo di battaglia non mi sarei schierata con te.
Va bene raccontare una visione del mondo dove non esistono personaggi puramente buoni, né tantomeno puramente cattivi. Questo è stato apprezzato e a più livelli, almeno da me personalmente. Eppure trovo che non sia stata data la giusta attenzione su alcuni punti cardine e questo mi è dispiaciuto.
Da circa la seconda metà del terzo libro, invece, come se prima avesse avuto bisogno di prendere la rincorsa, Pullman torna alla carica e conclude col botto. Lasciatemi confessare che ho letteralmente pianto, su questo finale. Sono stata malissimo, neanche mi avessero rubato un animale domestico. Mi ha spezzato il cuore e con il cuore spezzato sono stata completamente soddisfatta di come la storia di Lyra (e anche di Will) si sia conclusa. La logica millimetrica è tornata, il tema portante della laicità ha ripreso a rifulgere in tutto il suo splendore e sulle ultime righe di questa spettacolare trilogia per ragazzi non ho saputo fare altro che pensare che dovevo assolutamente consigliarla a chiunque.
Buona serata, amici lettori! E buon week end!
-Liù


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