venerdì 29 gennaio 2021

Fantasy - Capitolo 10


 

Buongiorno popolo di lettori!

Oggi ritorna il Fantasy, ma non quello scrauso, da discount, quello che serve ai grandi autori per farsi due risate e che spesso serve alle giovani ragazze per sospirare di fronte alla storia d’amore dei protagonisti. Stavolta parliamo di Fantasy serio, quello che si ispira ai grandi classici.

Con questo non sto dicendo che lo trovo allo stesso livello dei grandi classici, e tra non molto ve ne spiegherò il motivo, ma certamente lo considero come una saga di diverse spanne sopra i fantasy per ragazzi che si possono trovare nelle librerie ultimamente. Ringraziamo Tiffany aka “MissFictionBooks” per il consiglio di lettura.

Partendo infine dalla premessa che la scelta nell’acquisto è stata dettata soprattutto dalle copertine e dal fatto che l’acquisto risale al periodo prima della quarantena per Covid19, oggi vi parlo di Nevernight e dei tre titoli che compongono la saga: “Mai dimenticare”, “I grandi giochi” e “Alba oscura”.

Ma veniamo al perché non lo inserisco nell’elenco dei grandi classici: la lettura di questa trilogia mi ha fatto notare come la trama base di tutte le storie fantasy sia fondamentalmente la stessa:

é  L’eroe è speciale, ha una o più caratteristiche che lo rendono unico o quasi, è un prescelto;

é  La sua famiglia è colpita da disgrazie, sterminata o passata dalla parte malvagia;

é  Lungo la strada l’eroe si imbatte in un aiutante, solitamente anziano, che una volta era a sua volta un eroe e prende il protagonista sotto la sua ala,

é  La motivazione di base per il protagonista è la vendetta o, in alcuni rari casi, un’estrema bontà e un estremo senso della giustizia;

é  Il cattivo è malvagità pura ma in qualche modo è legato all’eroe.

Per la mia umilissima e modestissima opinione, in un contesto di questo genere, il classico è quel racconto fantasy che può comprendere tutte queste caratteristiche, ma che riesce a narrarle, a scriverne in modo originale. Il grande classico per eccellenza è Tolkien, ma per me risultano classici anche le saghe ideate da Terry Pratchett e anche Harry Potter. Sono tipologie di Fantasy diverse nonostante ripeschino dalla classica trama tutti, o comunque molti, elementi di cui sopra.



Nevernight non l’ho trovato così originale, anzi, ho trovato diverse somiglianze con altri libri, che sicuramente non erano nemmeno volute. Tuttavia è stato estremamente piacevole leggere un Fantasy che non fosse scritto in modo osceno e poco pertinente: la scrittura di Jay Kristoff mi è piaciuta molto, non è mai stata banale e ha espresso in maniera chiara e semplice ma allo stesso tempo elaborata, ogni passaggio del libro. E finalmente ho potuto leggere fino a tardi senza addormentarmi sulle pagine del capitolo di turno.

Inoltre non ci sono buchi di trama, una meraviglia per la letteratura fantasy che mi ha accompagnato negli ultimi anni (certo non ne ho letti tantissimi, ma quei pochi che ho letto non erano nemmeno lontanamente vicini al livello di questi).

Quindi grazie Jay Kristoff e grazie Tiffany.

Non posso purtroppo dire che mi sia piaciuto tutto, ma la coerenza del racconto e la complessità della trama e dei personaggi non deludono una volta giunti all’ultima pagina.

La protagonista, Mia, mi ha ricordato Dubhe, l’eroina della saga di Licia Troisi de “Le guerre del mondo emerso”, anche se non so quanto questa somiglianza sia reale o sia solo nella mia mente; Licia Troisi infatti non la leggo dai tempi delle superiori, e considerando che ora ho 30 anni, ne è passato di tempo. Anche lì, se non ricordo male, c’era una sorta di Setta degli assassini.

Le note a piè di pagina dell’autore sono spesso ironiche, il che mi ha ricordato le spassose note di Terry Pratchett e Neil Gaiman in “Buona apocalisse a tutti” e i Tenebris mi hanno ricordato, forse solo per l’oscurità, gli Obscurus di Harry Potter. Ripeto: sicuramente non sono somiglianze volute, ma c’è qualcosa che me li ha ricordati molto.

Inoltre la capacità della protagonista di prendere ed usare l’oscurità per nascondersi agli altri, allo stesso tempo però rendendo gli altri invisibili a lei mi è sembrata una immagine poetica di quello che sono i meccanismi di difesa.

Un altro riferimento, probabilmente non voluto, e questa volta storico è quello dei Braavi (crimine organizzato, per intenderci) che vengono pagati dal governo per non commettere troppi crimini, che ricorda quando durante l’Ottocento la politica ed i ceti più alti richiedevano la protezione della mafia e degli appartenenti a Cosa Nostra, garantendo in compenso l’immunità per i propri reati. E durante l’Unità d’Italia si unirono a Garibaldi espandendo i propri confini.

Dei tre titoli ho apprezzato più di tutti il primo, anche se tutti e tre sono stati avvincenti e interessanti, il primo però, forse proprio in virtù di questo, della novità è stato più rapido e più piacevole da leggere. Questo anche perché dal secondo volume in poi ci sono state delle vicissitudini nonché dei personaggi che non ho apprezzato e che tutt’ora non riesco ad apprezzare: senza fare spoiler vi dico solo che Ashlinn non mi piace e non mi piacerà mai. Anche partendo dalla consapevolezza che nessuno di loro è innocente perché fondamentalmente sono tutti assassini, lei è il personaggio che mi è piaciuto meno.

Se parliamo invece di chi mi è piaciuto di più beh, a parte Messer Cortese che è un gatto, almeno esteriormente, e che quindi vince a mani basse, direi che ho molto apprezzato Tric. Dall’inizio alla fine.

Ho notato che ci sono, nei tre libri, degli errori di battitura, con parole ripetute più di una volta o mancanza di “non” all’interno della frase che cambierebbe completamente il senso di quello che l’autore vuole dire.

Nel complesso la trovo un’ottima trilogia, e la consiglierei (come sempre) agli amanti del fantasy e, anche se è una serie piuttosto cruenta e volgare e comprende anche scene esplicite di sesso, penso che sia un insegnamento migliore di qualsiasi squallido “After” in circolazione quindi mi sento di consigliarla anche dai 15/16 anni.

Tra le citazioni che ho apprezzato ci sono:

 «La verità è che non esiste nessuna differenza tra le tue parti basse e le mie. A parte quelle ovvie, naturalmente. Ma nessuna delle due ha più peso dell’altra. Perché mai quello che ho tra le gambe dovrebbe essere considerato più intelligente o più stupido, peggiore o migliore? È solo carne, Dominus Tric.»

«Se non riesci a vedere le tue catene, a che serve una chiave?»

Preferisco non parlare facendo spoiler qui, ma noi ci sentiremo presto.

 

-Pearl


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