ATTENZIONE!
Avvisiamo i nostri gentili lettori che questa rubrica
conterrà spoiler sia sui libri che sui film che verranno trattati. Inoltre ci
teniamo a sottolineare che non è una battaglia in cui uno dei due mezzi
comunicativi vince sull’altro, ma è un confronto degli aspetti positivi e
negativi di ciascuno per cercare di capire se l’adattamento cinematografico ha
trasmesso l’idea originaria dell’autore o se invece se ne è discostato per
raccontare qualcosa d’altro. Non parliamo di meglio o peggio ma di un confronto
alla pari tra due canali comunicativi differenti.
Buongiorno!
Secondo appuntamento, questa volta dedicato ad una storia
meno recente, infatti parleremo di “Misery” scritto da Stephen King e
pubblicato nel 1987 e dal film che ne è stato tratto, “Misery non deve morire”,
nel 1990 con Rob Reiner alla regia.
Le recensioni dei libri
che saranno utilizzati per questa rubrica sono già presenti sul blog, o
lo saranno prima che arrivi il loro turno in questa rubrica, quindi per la
recensione originaria vi lasciamo al vecchio post mentre per il confronto
scriviamo qui le impressioni principali.
IL LIBRO
La trama ha come protagonista uno scrittore di successo,
Paul Sheldon, che si trova coinvolto in un incidente stradale e viene salvato
da Annie Wilkes, la sua fan numero uno, che ama il personaggio da lui creato e
chiamato Misery. Sheldon invece odia quel personaggio e vorrebbe distaccarsi da
esso, tanto da averla fatta morire nel suo ultimo romanzo. Wilkes è una
infermiera e cura l’uomo in casa sua con la scusa della neve che impedisce di
muoversi. La donna, scoperta la morte della sua amata Misery lo tiene
prigioniero per fargli scrivere un nuovo romanzo, in cui la sua scomparsa viene
modificata.
“Misery” è stato il
primo libro che io abbia mai letto del maestro dell’Horror ed è stato un ottimo
inizio, infatti ho amato il suo modo di creare e mantenere la suspense per
tutto il romanzo. Un altro aspetto che ho apprezzato è la costruzione dei
personaggi, decisamente realistica e ben curata, fin nel dettaglio. Annie
Wilkes è stata molto ben rappresentata nel suo disturbo, probabilmente anche
grazie alle molte ricerche svolte dall’autore, e Paul Sheldon viene descritto
in modo molto umano ma allo stesso tempo molto forte, dunque un mix di forza e
fragilità che lo rendono molto realistico.
IL FILM
“Misery non deve morire” è un film del 1990, tratto dal
romanzo di Stephen King e realizzato dal regista Rob Reiner e ha come
protagonisti James Caan e Kathy Bates.
La trama segue abbastanza fedelmente il libro, quindi gli
avvenimenti sono sempre gli stessi. Gli attori sono stati entrambi molto bravi,
anche se ho apprezzato molto di più l’interpretazione di lei, che probabilmente
si lega al fatto che il protagonista, essendo costretto a letto, si è dovuto
basare soprattutto sui dialoghi e sui movimenti del volto. Ad ogni modo la Bates,
per questa interpretazione ha vinto il Golden Globe e l’Oscar nel 1991 e il
Saturn Award nel 1992.
L’ambientazione utilizzata nel film, dunque soprattutto la
casa di Annie, e in particolar modo la stanza di Paul, rispecchiano molto bene
l’immagine che mi ero creata nella mente quando ho letto il libro.
Nel film viene
inoltre raccontato, molto brevemente, il rapporto tra lo sceriffo che indaga
sulla scomparsa dello scrittore e sua moglie, nonché vicesceriffo. Inoltre
l’attrice che interpreta questo personaggio è Frances Sternhagen, attrice di
Broadway e apparsa in diversi film e telefilm, ma io la ricordo soprattutto
come la madre del vice capo Brenda Lee Johnson della serie TV “The Closer”. Mi
è dispiaciuto moltissimo quando alla fine lo sceriffo è morto in un colpo di
scena davvero inaspettato. Soprattutto perché lo sceriffo è l’unico che aveva
collegato lo scrittore e Annie Wilkes e aveva creduto al fatto che Paul non
fosse morto ma fosse stato aiutato da qualcuno.
Il film mantiene un buon livello di suspense, soprattutto
quando il protagonista esce dalla sua stanza perché la sua aguzzina è andata in
paese, e tutte le volte che lui esce dalla stanza lo spettatore trattiene il
fiato, nel terrore che lei possa tornare ed arrabbiarsi. Perché quando è arrabbiata
Annie Wilkes non ha mezze misure! E sullo schermo, le punizioni che infligge
sono ancora più reali, perché leggere e immaginare qualcosa è diverso rispetto
a vederlo.
Lo trovo un film molto ben fatto.
CONFRONTO
Ovviamente nel libro
avvengono molte più cose rispetto al film, che dura tra l’altro 107 minuti,
dunque meno di due ore. Non era possibile inserire tutto senza creare un film
eccessivamente lungo e trovo che le scelte del regista e della crew siano buone
per riuscire a trasmettere i punti principali e salienti del romanzo.
Certamente mi è dispiaciuto perdere alcune scene, che non sono state fatte,
come per esempio l’approfondimento del disturbo della Wilkes, o la scena del
ritrovamento del cadavere di lei.
Inoltre nel film lei porta allo scrittore un maiale, come
dimostrazione della sua ammirazione, infatti ha dato al maiale il nome di
Misery.
Hanno invece per esempio ripreso dal libro il particolare
della mancanza di alcune lettere, come ad esempio la “n” dalla macchina da
scrivere, che poi Annie stessa riempiva leggendo i capitoli dello scrittore. Un
particolare che ho apprezzato molto perché dà la stessa sensazione di quando
inizialmente, nel libro, si legge che King ringrazia due psichiatri ed un
investigatore, il che sta ad indicare la cura e l’attenzione ai dettagli che
vengono dedicate all’opera.
Di differente dal libro ho notato la dipendenza che il
protagonista sviluppa nei confronti del farmaco assunto contro il dolore, che
probabilmente non ha potuto avere spazio per questioni di tempo. Non ho inoltre
apprezzato la morte dello sceriffo, anche perché nel libro non c’è e il suo
personaggio mi era piaciuto molto anche se era stato poco approfondito.
D’altronde dovevano trovare comunque un modo per far capire che la polizia
stava arrivando, per cui ha avuto un senso, anche se non è stato piacevole.
Consiglio entrambi in quanto mi sono piaciuti molto, anche
se continuo a preferire il libro. Il motivo è dato dalla suspense: è presente
in entrambe, ma nel libro non ti abbandona mai, e leggere un libro di quasi 300
pagine richiede più tempo rispetto ad un film. Dunque per chi ama leggere i
thriller a causa della suspense che creano, consiglio di più il libro, se
invece siete amanti dei thriller ma non siete particolarmente interessati ad un
suspense prolungata allora vi consiglio di guardare il film.
Entrambi, comunque, è sempre meglio!
-Pearl
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