Miao a tutti.
Volevo mettervi a conoscenza di una grave ingiustizia che si
sta consumando in queste quattro mura:
gli esseri umani di questa famiglia, dall’alto del loro egoismo cucinano
diverse portate per pasto e si riuniscono attorno al tavolo per consumarle.
Quando però mi unisco a loro, abbassandomi al loro livello e accettando di
dividere il cibo con loro, mi scacciano in malo modo. Al termine dell’abbuffata
avanzano sempre diversi alimenti, e neanche quelli vengono destinati a me.
Eppure sanno di dovermi nutrire, e che io aspetto il cibo.
È un’ingiustizia bella e buona. Il cane capisco, è già
grasso di suo e stare un po’ a dieta non gli farebbe male. Ma io, un maestoso
gatto dal meraviglioso manto lucido e nero ho bisogno di nutrimento per potermi
mantenere così bello.
Ho provato a spiegarmi, muovendo la coda con un chiaro
intento di esprimere il mio disappunto, ma nulla. Ho miagolato, ma quei
rachitici su due zampe non facevano
altro che dire “Ma ciao!”. Sì, ciao anche a te, ma sgancia la coscia di pollo.
Per cui, con questo grande cruccio mi sono diretto al parco,
a cercare un po’ di conforto o di cibo o divertimento. Ma presto o tardi
organizzerò un grande corteo di gatti contro le ingiustizie alimentari. Proprio
al parco, dentro un cespuglio ho trovato Giovanni. Mi è sembrato un po’ strano,
onestamente, ma Verga è sempre un po’ strano. Ha una passione per i cugini
rossi, sapete, quei gatti dal pelo aranciato che non fanno altro che creare
scompiglio. Ai miei interrogativi sulla sua presenza in un verde arbusto, lui
ha semplicemente detto che si stava nascondendo. Ma da chi? Nessuno.
Ma vi rendete conto di con chi ho a che fare? Ero ad un
passo dal dipingere un bel cespuglio di rosso sangue, ma mi sono ricordato che
lui di ingiustizie ha parlato molto.
Egli infatti è considerato uno dei maggiori esponenti del
Verismo, una corrente letteraria sviluppatasi in Italia subito dopo che il
Naturalismo, quello di Zola, si era diffuso tra i poveri minatori
francesi. Come il termine Verismo
potrebbe suggerire, e lo ha fatto se non siete dei completi idioti, esso
consiste nella pura ed impersonale descrizione delle vite di soggetti indifesi
e socialmente inferiori. Mira infatti all’oggettività spassionata, solo così
per Giovanni infatti si può raccontare la verità. Per poterlo fare quindi
l’autore deve nascondere i suoi pensieri e le sue opinioni in modo che il
lettore possa pensare con la propria testa e sviluppare una personale opinione.
L’obiettivo è una rassegnata accettazione della verità, nuda
e cruda, così come è. E qui arrivano i dolori, perché il caro Verga, non ha
alternative da proporre: ciò che c’è di negativo al mondo deve essere accettato
e quindi non c’è spazio per il cambiamento. Lo scrittore, per potersi definire
verista non deve modificare o abbellire la realtà per renderla più attraente di
quella che è. Deve essere come una sorta di giornalista, che spinge a creare
una riflessione sui fatti senza sbilanciarsi in commenti personali.
Ho provato a spiegargli che bisogna esprimere dei giudizi quando
si racconta qualcosa, soprattutto perché ho sempre ragione, e se
l’interlocutore capisce qualcosa di diverso da quello che io intendo, allora
non ha capito. E qualcuno dovrà pur dirglielo. Invece niente, lui sostiene che
non bisogna dire nulla.
Ma quindi io, come faccio a ottenere quel maledetto cibo?
Verga non dà soddisfazioni, solo un’acidità di stomaco non
indifferente, un nervosismo duraturo e la sensazione di aver sprecato del
tempo. Non fraintendetemi, ha scritto dei capolavori universalmente riconosciuti
come tali, e nulla voglio togliere alla sua capacità di scrittura, però
converrete con me che è frustrante cercare di ragionare con qualcuno così poco
intraprendente nei confronti delle ingiustizie, pur conoscendole così bene e
avendole descritte in diverse opere.
Avete mai parlato con qualcuno che smonta i vostri piani o
vi tarpa le ali? Ecco quella è la sensazione che ho tutte le volte che parlo
con Verga. Certo gli si vuole bene, in fondo. Molto in fondo.
Però io, anche oggi, torno a casa con lo stomaco vuoto.
Forse per risolvere la questione dovrei provare ad impormi un po’ di più, a far
leva sul mio potere. Forse per questo dovrei parlare con qualcuno di esperto al
riguardo, tipo…
Ah, lui potrebbe essere quello giusto.
Vi faccio sapere come andrà.
Zucca🐾
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