ATTENZIONE!
Avvisiamo i nostri gentili lettori che questa rubrica
conterrà spoiler sia sui libri che sui film che verranno trattati. Inoltre ci
teniamo a sottolineare che non è una battaglia in cui uno dei due mezzi
comunicativi vince sull’altro, ma è un confronto degli aspetti positivi e
negativi di ciascuno per cercare di capire se l’adattamento cinematografico ha
trasmesso l’idea originaria dell’autore o se invece se ne è discostato per
raccontare qualcosa d’altro. Non parliamo di meglio o peggio ma di un confronto
alla pari tra due canali comunicativi differenti.
Buongiorno.
Oggi ritornano i thriller, un po’ meno datati di Misery, sia
per la pubblicazione cartacea che per la trasposizione cinematografica. In
particolare il libro di oggi che si intitola “L’amore bugiardo – Gone girl” è
stato pubblicato nel 2012 e successivamente, nel 2014, è uscito anche il film,
diretto da David Fincher con protagonisti Ben Affleck e Rosamund Pike.
L’autrice, Gillian Flynn, ha collaborato alla costruzione del progetto e alla
stesura della sceneggiatura.
Tra l’altro io ho scoperto che l’autrice era una donna dopo
la metà del libro, perché ho visto la foto in fondo al libro, quando ho usato
la sovraccoperta per chiudere mantenendo il segno e ho notato che c’era una
foto.
Questo è uno dei casi in cui prima ho visto il film, al
cinema addirittura, e poi ho letto il libro. È strano, però il trailer mi aveva
incuriosito e quindi con mia madre siamo andate al cinema e ho rimandato la
lettura del libro, di cui tra l’altro non sapevo nulla, non sapevo nemmeno che
esistesse ma vabbè.
IL LIBRO
Partiamo dicendo che i capitoli sono scritti in alternanza
tra la voce di Nick, il marito, ed Amy, la moglie e che le circa 450 pagine del
libro sono divise in tre parti. Il giorno del loro quinto anniversario Amy scompare
nel nulla, in casa ci sono segni di colluttazione e di lei non c’è nessuna
traccia. Il primo sospettato è il marito, e ci sta, alcuni indizi portano a lui
e a supportare questa ipotesi c’è anche il suo comportamento: non si comporta
come ci si aspetti che un marito addolorato reagisca alla scomparsa della
moglie adorata.
La prima parte alterna la voce di lui, che narra la storia a
partire dal giorno della scomparsa, a quella di lei, attraverso le pagine del
suo diario personale in cui racconta il declino della storia d’amore, iniziata
come un idillio e andata sempre più sbriciolandosi per motivi più o meno
normali/futili. Devo dire che, onestamente, è stata la parte più noiosa, perché
non c’era alcuna suspense. Questo nel mio caso forse è dipeso dal fatto che
avessi già visto il film, ma non ne sono troppo convinta.
La seconda parte continua ad alternare i capitoli, ma
entrambi parlano di cosa succede dopo la scomparsa, o meglio, lui continua il
suo racconto mentre lei comincia a raccontare in prima persona, quindi non più
attraverso il diario, cosa ha fatto e perché. Che cosa sta facendo nella sua
latitanza, e cosa ha intenzione di fare in futuro. Questa parte ha un po’
riacceso l’interesse che si stava pian piano spegnendo.
Infine la terza parte parla del suo ritorno e di cosa
succede a lei e a lui, ma anche ai personaggi di contorno, come conseguenza
della piega che ha preso la trama: per tutti lei è la vittima che ha saputo
salvarsi da sola, mentre per Nick, sua sorella, il suo avvocato e la poliziotta
che seguiva le indagini è passa, o “stronza psicolabile”, come la definisce suo
marito.
Lei è intelligente e sociopatica, su questo non ci sono
molti dubbi. La pianificazione che fa va oltre la definizione di maniacale e la
sua capacità di manipolazione la rende spaventosa. Non prova rimorso, non prova
tristezza, vuole solo ottenere dei risultati. Che lei sia pazza in realtà lo si
capisce già prima di pagina 100, anche quando il suo punto di vista è
rappresentato dal diario (che ovviamente è stato scritto apposta per incastrare
il marito).
Lui di contro è un povero imbecille, un sempliciotto che
vuole piacere agli altri e per ottenere ciò mente. Si comporta anche da
stronzo, perché tradisce la moglie per più di un anno senza mai lasciarla e
questo suo atteggiamento, non solo il tradimento ma in generale, questo è il
motivo per cui lui verrà sospettato così facilmente. L’autrice è stata molto
brava in questo, a renderlo antipatico fin dalle prime pagine. Anzi forse
troppo brava, perché questa sensazione di imbecillità che gli aleggia attorno
non se ne andrà nemmeno alla fine del libro. Addirittura il mio pensiero è
stato “Beh ma allora te lo meriti. Fai qualcosa, prendi una decisione per una
volta nella vita, assumiti un rischio.” E invece nulla. Il piattume più totale.
Nella seconda parte, nel plot twist in cui la stronza
diventa lei e confessa al lettore quello che ha fatto, l’autrice è stata brava
a peggiorare drasticamente l’opinione nei confronti di lei e a migliorare
quella di lui. Però lui continua ad attirare su di sé più antipatia che
simpatia. Comincia a fare un po’ pena, ma nemmeno troppa.
Il finale non mi è piaciuto, non perché sia finito male,
alla fine un thriller può finire bene, può finire male, può finire bene ma
lasciare l’amaro in bocca. Il punto è che deve finire, e questo finale sono
solo puntini di sospensione. I finali aperti possono starci in alcuni generi,
ma nel thriller no.
IL FILM
Il film l’ho visto al cinema, quindi quando era appena
uscito nel 2014, poi non l’ho più rivisto ma ricordo bene le cose che ho
apprezzato e quelle che invece non mi sono piaciute. Assolutamente promossa a
pieni voti Rosamund Pike che ha dato vita ad uno dei personaggi più inquietanti
che abbia mai visto. È riuscita perfettamente a rendere l’idea della psicopatica
e la sua capacità di esprimere le emozioni è stata sorprendente. Prima l’avevo
vista solo nel ruolo della maggiore tra le sorelle Bennet di Orgoglio e
pregiudizio. Veramente standing ovation per lei che è riuscita a tenere in
piedi un film intero. Considerando tra l’altro che la sua controparte maschile
era Ben Affleck.
Io non ho nulla contro Ben Affleck, ma purtroppo ritengo che
dire che la sua capacità espressiva è minima sia quantomeno doveroso. Da un
lato in realtà fa pensare che la produzione abbia scelto bene, in effetti il
suo personaggio non esprime grandi emozioni, dall’altro viene da chiedersi se
sia stato bravo a recitare la parte o se quella parte gli si addica e basta.
Minimo sforzo, massimo risultato.
Il nostro amico Barney, e chi ha visto HIMYM sa di cosa
parlo, ha fatto una parte minima e triste. Desi Collings è morto senza un vero
motivo, solo perché a lei serviva una scusa per tornare indietro pulita.
Vederlo nei panni di un uomo gentile, che si lascia fregare per l’ennesima
volta, l’ultima, da una donna cattiva che lo manipola, lui si che fa pena. Pena
nel senso che provoca un forte dispiacere in chi sta guardando il film.
IL CONFRONTO
Questa volta è difficile. La trama è quella, non è stata
molto modificata anche se un pochino Nick, non a livello espressivo ma a
livello di scelte del personaggio, sembrava un po’ meno imbecille, aveva più
prese di decisioni. Sembrava più senziente del Nick del libro che invece si
lasciava scivolare addosso tutto, e quelle poche prese di decisione che ha
avuto non hanno fatto altro che affossarlo ancora di più.
Il finale è lo stesso. Sono stati fatti dei tagli ma questo
chiaramente è stato fatto per una questione di tempistiche e tutto sommato l’ho
trovato ben fatto.
La difficoltà principale secondo me è che da un lato io
tendo a preferire il mezzo cartaceo rispetto a quello multimediale, ma in
questo caso forse vedersi un paio di ore di film lascia meno esterrefatti per
il finale rispetto al termine di più di 450 pagine. Io speravo in un finale
diverso nel libro, ma no.
In questo caso mi sentirei di mettere i due prodotti in
parità, senza infamia e senza lode. A livello narrativo non c’è una grande
suspense e infatti ho impiegato più di una settimana per finire il libro, tempo
record per un thriller. Se è scritto bene e intriga abbastanza in massimo due o
tre giorni lo finisco, indipendentemente dal numero di pagine.
Il film invece va visto anche solo per la performance di
Rosamund Pike.
-Pearl
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