Buongiorno.
Torniamo a
parlare di letteratura orientale e anche d’amore, perché nonostante il titolo
odierno possa far pensare a ben altro,
ciò che narra il romanzo è amore, in diverse forme.
Se avete già
letto altri commenti che ho fatto ai libri orientali saprete che non sono
proprio un’amante del genere, e che ad esempio “Io sono un gatto” non mi era
piaciuto molto. Mi era invece piaciuto “Il corpo sa tutto” di Banana Yoshimoto,
e proprio per questo ho deciso di leggere qualcos’altro dell’autrice.
Oggi
parliamo di “Presagio triste”, un libro che era nella mia wishlist da più di un
anno, da così tanto tempo che nemmeno mi ricordavo più il perché ce l’avessi
inserito. Infatti quando me lo hanno regalato e ho riletto la trama mi sono
chiesta quale fosse l’elemento che mi aveva colpito di più. Ora che lo ho
concluso invece me lo ricordo bene.
La trama
racconta di una ragazza che ha la tendenza a scappare di casa, che da bambina
aveva una sensibilità molto particolare, che la portava a sembrare quasi una
veggente, o una strega: indovinava chi stava chiamando al telefono prima che
qualcuno rispondesse, vedeva cose che gli altri non vedevano e cose del genere.
Crescendo queste abilità sono andate diminuendo fino a quasi scomparire, ma in
realtà si sono assopito e riemergono qua e là. I personaggi attorno a cui ruota
la storia sono la zia, giovane ma strana, solitaria, con cui Yayoi ha una
incredibile ed inspiegabile affinità, ed il fratello, più giovane di lei ma
maturo verso cui lei prova sentimenti contrastanti. In una delle fughe a casa
della zia, che sovente la ospita durante le sue assenze da casa, è la zia a
scomparire, proprio quando la protagonista scopre qualcosa sulla sua infanzia
che non aveva mai saputo.
Per quanto
riguarda lo stile dell’autrice apprezzo molto le sue descrizioni, ad esempio la
descrizione di un ricordo della zia, al funerale del nonno:
“Aveva delle
occhiaie profonde, le labbra esangui e in quel contrasto di bianco e nero,
sembrava trasparente come un fantasma. […] Le guance della zia, illuminate
dalle fiamme che bruciavano crepitando, risplendevano di un vivace rossore. In
quella notte in cui tutti, presi da una cupa agitazione, si scambiavano saluti
e si premevano i fazzoletti sugli occhi, solo mia zia se ne stava perfettamente
immobile, come fosse diventata parte del buio. Con un filo di perle, a mani
nude, solo le sue pupille sembravano scintillante riflettendo il bagliore del
fuoco.”
Mi trasmette
proprio la sensazione di etereo. È l’unica parola che mi viene in mente che può
trasmettere il concetto, anche se non la
trovo calzante per la descrizione dello stile di scrittura. Racconta situazione,
ambientazioni ed eventi tipicamente orientali ma utilizzando uno stile più
vicino a quello occidentale. Per esempio quando prova a descrivere una
situazione familiare crea una similitudine con i film di Steven Spielberg.
Forse è per questo che mi piace, perché racconta una cultura diversa nello
stesso modo in cui la racconteremmo noi.
Inoltre
trovo incredibile la sua capacità di raccontare storie ed avvenimenti tristi
senza angosciare il lettore, anzi trasmettendo serenità e tranquillità. Non so se
sono l’unica ad avere questa sensazione, ma anche se racconta disgrazie mi fa
sentire in pace con me stessa. Le sue storie sono infatti ricche di amore vero,
fraterno, romantico e non solo.
Trovo
inoltre interessante, e questo l’ho notato sia in questo libro, che in quello
precedente, ma anche in “Io sono un gatto, il glossario a fine libro e la
spiegazione di come vanno lette le parole ed i nomi in giapponese.
Per quanto
riguarda i personaggi mi sono piaciuti tutti, a modo loro: la protagonista,
un’adolescente alla ricerca, anche se molto pacata, della verità, Tetsuo un
adolescente maturo, la zia, strana ma interessante, l’amante della zia,
innamorato perso.
Insomma
l’autrice ha fatto un buonissimo lavoro.
Tra i temi presenti
nel libro c’è anche il paranormale, spiegato e rappresentato come ricordi di
una bambina troppo piccola per ricordare così vividamente. Premonizioni come
l’indovinare ogni volta chi stia telefonando mentre il telefono sta ancora
squillando. È trattato in modo abbastanza vago, ma per un tema come il
paranormale ci sta, non essendoci delle spiegazioni certe, non essendoci prove
fisiche la vaghezza è normale, anzi è dovuta. Chiunque ne parli con
affermazioni certe sbaglia e si arroga una responsabilità che probabilmente non
gli spetta e che non è supportata dai fatti.
Banana
Yoshimoto riesce ad essere “leggera” anche su questo punto.
Dunque
consigliato a chiunque sia appassionato del genere, a chi non ha mai letto
nulla dell’autrice e a chi è interessato ad una storia d’amore romantica che si
intreccia ad un storia dal passato drammatico in uno stile nuovo.
-Pearl
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