Buongiorno a tutti.
Oggi parliamo di un altro libricino corto, uno dei migliori
amici di chi non ha tempo per leggere ma anche di chi, come me, quando trova il
tempo va sempre a finire con il fare altro. E così di volta in volta si passa
da un libro breve ad un altro fino a che la pila dei libri lunghi, dei mattoni,
dei “pacchi polacchi” non cresce a dismisura nell’angolo della vostra
scrivania. E voi siete lì che la fissate ma recidivi come non mai lasciate che
la pigrizia vinca e dite: “ma sì, ancora uno piccolo poi il prossimo lo scelgo
più lungo”. E Dostoevskij è là che accumula la polvere in compagnia di molti
altri autori.
Ma bando alle ciance e parliamo del romanzo che ho letto per
oggi: “La musica della notte” dell’autrice tedesca Alissa Walser. Non conosco i
suoi libri se non questo ma ho cercato su Wikipedia e ho scoperto che è nata a
Friedrichshafen, sul lago di Ginevra dove tra l’altro sono stata. È figlia di
uno scrittore, ma non so nulla nemmeno di lui. Non mi sono informata, ma
d’altronde non ho tempo per leggere i libri lunghi figurati se cerco la vita di
tutti i genitori degli scrittori di cui parliamo.
La trama racconta la storia di un medico e di una sua
paziente cieca. Lei suona molto bene e sembra essere la prediletta dell’imperatrice
d’Austria. Il medico cercherà di fare il possibile per farla tornare a vedere
con l’utilizzo di un metodo noto come mesmerismo. Il nome deriva da Mesmer,
cognome del dottore che lo ha inventato, ed è proprio lui il protagonista di
questa storia. Quindi il personaggio è realmente esistito, ha effettivamente
inventato il metodo, che viene eseguito con l’ausilio di magneti posti a
contatto con la parte del corpo da curare e della glassarmonica. È un metodo in
realtà controverso, che molti ritengono non funzionare mentre altri lo
considerano efficace. Si dice che possa essere il precursore dell’ipnotismo.
Il resto della storia è sì tratto dalla sua biografia, perché
effettivamente lui tentò di aiutare la ragazza a vedere di nuovo, ma non del
tutto realistico, nel senso che Maria Teresa, questo il nome della giovane, ottenne
solo la visione di alcune luci.
Dalla trama non si capisce realmente se la ragazza sia
effettivamente tornata a vedere perché questa guarigione viene descritta in
modo vago, con dei buchi non colmati che non permettono di capire se lei veda o
se sia solo suggestione e quindi immagini di vedere. Non possiamo certo sapere
come sia andata in realtà, ma il racconto lascia intendere che ci sia stato un
miglioramento, se non dal punto di vista
fisico almeno da quello psicologico. Viene infatti descritta come non libera di
essere ciò che è o di dire quello che pensa, limitata dalla volontà del padre e
dalla remissività della madre. Nella casa del dottore invece, grazie alla
compagnia degli altri pazienti, alle sedute di gruppo, alla presenza del cane e
della domestica si sente meno sola, meno costretta. Si potrebbe dunque evincere
che, anche cieca, con l’amicizia,
l’affetto e il contatto umano sarebbero già un passo avanti per la
salute di tutti quanti.
Il racconto sembra teso a rendere il dottore simpatico, viene
infatti descritto come piacevole, intelligente, probabilmente sensibile e non
arrivista, infatti il suo metodo è stato creato per aiutare le persone. Non per
renderlo famoso, anche se la cosa non gli dispiacerebbe. Leggere infatti della
stessa persona su Wikipedia e sul libro c’è la tendenza a ritenerlo più
simpatico dal secondo che non dal primo. Sicuramente l’autrice ha fatto un buon
lavoro da questo punto di vista.
Dal punto di vista dello stile ritengo che sia stata
utilizzata una scrittura che richiami il periodo storico in cui la storia si è
compiuta. Non è uno stile che amo particolarmente, ma credo che sia stato fatto
bene, non eccessivamente ricercato o settecentesco, ma comunque aiuta ad
entrare mentalmente nel periodo storico.
Per quanto riguarda i personaggi ho apprezzato il dottore,
soprattutto in un momento specifico del libro, ovvero quando viene riportato
questo spezzone:
“Il signor
Segretario appartiene con ogni evidenza al partito degli spermisti, dice
Mesmer. E tuttavia gli preme far presente che il partito degli ovulisti, cioè
coloro i quali credono che tutto ciò che lui chiama talento sia disponibile
nella cellula femminile, non è affatto costituito di sole donne. No, no, ci
sono uomini. Uomini e, Dio ne è testimone, tutt’altro che mammole.”
Sono sicura e convinta che l’autrice abbia fatto ricerche
decisamente più approfondite delle mie e che quindi effettivamente fosse il suo
pensiero. Sempre per quanto riguarda il dottore ho avuto la sensazione che
fosse all’avanguardia e che il suo tentativo di curare le persone con i magneti
possa sì essere un precursore, magari dell’ipnotismo, ma anche della
psicologia.
La ragazza invece sembra sbocciare nel corso della trama. Su
di lei però non ho molto da dire.
È un libro breve, quindi potrebbe essere interessante
leggerlo, anche solo per conoscere meglio il mesmerismo. O per darmi la vostra
opinione riguardo al libro: anche voi ci rivedete la psicologia?
A presto!
-Pearl
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