venerdì 25 settembre 2015

Letteratura internazionale - Capitolo 1



Richard Ford è uno scrittore che, prima di leggere questo romanzo, non conoscevo e non avevo nemmeno mai sentito. Ho scelto di leggere questo libro, un po’ per il titolo, perché sono in fissa con il Canada da tredici anni ormai, e un po’ perché avevo sentito una recensione di una youtuber, Ilenia Zodiaco, in cui ne parlava bene. L’ho trovato in biblioteca e quindi ho sfruttato l’occasione.
Il romanzo è stato
pubblicato nel 2012 e narra la storia di Dell Parsons e soprattutto di come la sua vita è cambiata dopo che i suoi genitori hanno commesso una rapina; è ambientata negli anni ’60, dato che tutto ha inizio nel 1960, anno della rapina ed è narrato in prima persona, dal punto di vista di Dell che ha 15 anni. È scritto come una sorta di memoria, cioè il protagonista, ormai prossimo alla pensione, narra la vicenda della rapina e delle conseguenze di essa.
Gli avvenimenti all'interno della storia vengono citati immediatamente e poi, nel corso delle pagine e dei capitoli si entrerà più nello specifico e si approfondirà con diversi dettagli. La trama prosegue in modo molto lento, senza però annoiare, e si focalizza molto sulle riflessioni che il ragazzino fa e in questo Ford è molto bravo perché si immedesima molto bene sia nel ragazzo che nell’epoca in cui sono avvenuti i fatti.
Questo romanzo tratta diversi temi, tutti legati alla storia principale ma che possono far riflettere in generale sulle persone e su sé stessi; in particolare su come le percezioni cambiano e su come noi siamo diversi sia da quello che pensiamo di essere sia da quello che gli altri pensano di noi, e questo si nota molto bene quando Dell descrive sua madre. La trama mostra un declino lento, molto lento tanto che i protagonisti non si rendono conto di quello che sta avvenendo e quindi poi si ritrovano in una situazione che sembra arrivata all'improvviso. E questo è quello che avviene anche nella vita reale, in cui a volte si rimandano decisioni, il cui procrastinamento porta alla degenerazione dei fatti.
Un altro aspetto che ho notato è come l’autore riesca a rendere bene l’idea del ragazzo o meglio come riesca a chiarire che i giovani sono in grado di capire se qualcosa non va bene o è strano, e sono consapevoli di molte cose, anche a livello relazionale (infatti Dell si rende conto dei problemi che ci sono tra i suoi genitori e dice apertamente che sua madre se ne sarebbe dovuta andare prima); nonostante però la consapevolezza, i ragazzi sono ottimisti, almeno il protagonista lo è, riescono a convincersi che le cose andranno bene e si risolveranno o comunque miglioreranno. Questo è un aspetto che invece negli adulti non si ritrova facilmente.
Vorrei riportare due frasi che mi hanno colpito nel romanzo:
“Non può esistere alcunché di unico o d’intero che non sia stato strappato” (Questa non è di Ford, ma di William Butler Yeats, poeta irlandese, che l’autore cita nel romanzo).
“La vita che ci passano è vuota. Tocca a noi metterci dentro la parte della felicità”.
Canada è diviso in tre parti e, nonostante mi sia piaciuto nel complesso, trovo che la seconda parte sia un po’ troppo lenta negli avvenimenti. Cioè è concentrata sulle riflessioni e i pensieri del ragazzo ma, diversamente dalla prima parte, è meno scorrevole e ho fatto più fatica a leggerla.

Nel complesso però è un bel romanzo ed è scritto molto bene.

-Pearl

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