venerdì 2 ottobre 2015

Letteratura internazionale - Capitolo 2


Buona sera a tutti! Questa settimana ho deciso di parlarvi di un'altra storia d’amore, altrettanto famosa, ma completamente diversa: “L’amore ai tempi del colera”, di Gabriel Garcia Marquez. Si, una storia d’amore che si dilata in più di mezzo secolo e che solo alla fine di questo lunghissimo periodo ha davvero la possibilità di essere vissuta dai due protagonisti. Fino a quel momento
siamo noi lettori a viverla, attraverso i fili più o meno invisibili che tengono legati i due amanti anche a distanza.
La storia, ambientata ai Caraibi, racconta appunto dell’amore tra Florentino Ariza e Fermina Daza e del loro rincorrersi per “cinquantun anni nove mesi e quattro giorni notti comprese”, ossia il tempo che Florentino ha dovuto aspettare per riavvicinarsi di nuovo a Fermina, unico amore della sua vita; unica donna davvero importante per lui. Poco importa se nel corso di quasi tutto il romanzo Florentino intraprende un’infinita serie di relazioni amorose con tantissime donne diverse, perché mai viene messo in discussione il suo attaccamento nei confronti di una donna che non può avere e che non vuole essere avuta. Infatti Fermina Daza, nonostante inizialmente mostri interesse per Florentino, fino al punto di volerlo sposare, se ne allontanerà successivamente e concederà la sua mano al dottor Juvenal Urbino, uomo stimato, colto e diciamocelo, abbastanza abbiente. Marquez ci prende in giro fin dalle prime pagine, raccontandoci subito di Urbino, ponendolo come protagonista indiscusso, ovvero ciò che è sempre stato per i suoi concittadini: un uomo di spicco, sempre in prima fila, sempre nel posto migliore, sempre protagonista. Ma veniamo ingannati, perché Juvenal Urbino non è nient’altro che un contorno, un’insalatina leggera, o un’entrée giusto per farci aprire lo stomaco in attesa della portata principale. Immaginate la mia sorpresa quando scopro che invece, la portata principale è un ometto emaciato, sempre vestito di nero, paragonato da tutti a un becchino e che sembra non avere nulla di ciò che rende un protagonista degno di questo nome. Me lo sono immaginato come uno di quegli allampanati attori inglesi, secchi come acciughe, bianchi come la sposa cadavere e allegri come il colera. Insomma: una creazione di Tim Burton, un Edward mani di forbice sempre messo in disparte e che poi, quando spunta dal nulla è capace di creare tutta quella meraviglia che sono riuscita a sentire fin dalla sua prima apparizione sulla scena. Perché Florentino, nonostante l’apparente mancanza di fascino e personalità è un uomo di carattere: malinconico, romantico e molto testardo; fedele ai suoi sentimenti e capace di attendere la morte del suo rivale Urbino, avvenuta in tarda età, pur di tornare ad avere anche solo una lieve speranza con Fermina Daza, con la sua “dea incoronata”, come la chiama lui. Marquez ci presenta i due uomini per ciò che sono all’interno della loro comunità: uno il leader, l’altro l’emarginato. Non importa se “l’emarginato” in questione si impegna, si costruisce una carriera arrivando addirittura ad occupare una posizione molto importante all’interno della Compagnia Fluviale dei Caraibi e viene scelto come amante da più della metà delle donne che incontra sul suo cammino, portandone una fin’anche al suicidio. Non importa davvero, perché agli occhi dei più, rimane sempre un illustrissimo nessuno, quasi un’ombra scura e triste. Questo finché Marquez non decide di andare a fondo e di raccontare chi è veramente Florentino Ariza. Allora ci si rende conto che le cose non sono sempre come appaiono. Un esempio per farvi capire ciò che intendo dire potrebbe essere questo: Urbino, pur essendo sposato con Fermina, riuscendo ad amarla solo tempo dopo la loro unione, arriva a tradirla con un’altra donna, dimostrando scarsa fedeltà. Florentino di donne ne ha avute molte e sembra che abbia provato un certo affetto per tutte loro, fin da subito, indistintamente. Fatti alla mano, così su due piedi, si direbbe che Urbino sia quello che, dei due, tenga di più alla protagonista femminile. Tuttavia il lettore è assolutamente sicuro, ad ogni pagina, che non è così. Che non c’è niente di più sincero dei sentimenti provati da Florentino Ariza nei confronti di Fermina Daza e che l’amore di Urbino per quest’ultima sia da collocare almeno cinque o sei gradini sotto. Perché l’amore di Florentino è qualcosa di più, qualcosa che arriva ad avere gli stessi sintomi del colera.
“Nella solitudine della sua anima era convinto di aver amato in silenzio molto più di chiunque altro in questo mondo”.
Sarò sincera: Fermina Daza non è esattamente il tipo di personaggio che piace a me. È descritta magistralmente, non si risparmiano i tratti fisici e caratteriali, tanto vera che ti sembra quasi di averla accanto e poterla toccare, soprattutto nei momenti intimi che lei si ritaglia in bagno solo per sé stessa, con l’unica compagnia di qualche sigaretta. Tuttavia non sarei capace di renderle effettivamente giustizia, perché non mi ha entusiasmato particolarmente e sono stata portata a giudicare troppo severamente le sue scelte. Sarà anche che noi donne siamo molto più severe col nostro sesso che con l’altro, come dicono i più, o sarà forse che difficilmente mi entusiasmano i protagonisti, mentre invece rimango sempre affascinata da qualche personaggio marginale. In questo romanzo ho percepito lui come una sorta di “anti-protagonista” e forse per questo sono riuscita ad apprezzarlo maggiormente e di personaggi femminili marginali ce ne sono veramente tanti, qualcuna doveva pur piacermi! In particolare, citerei la cara zia Escolastica, alla quale mi sono affezionata quasi come se fosse la mia, di zia e Transito Ariza, la madre di Florentino, con la tristezza infinita della sua storia personale sulle spalle, ma soprattutto ho adorato all’infuori di ogni ragione Leona Cassiani.
“A mò di compensazione del destino, fu sempre sul tram a mule che Florentino Ariza conobbe Leona Cassiani, la vera donna della sua vita, anche se né lui né lei lo seppero mai, né fecero mai l’amore”.
Leona Cassiani è forte, indipendente e molto sveglia; come dice lo stesso Marquez in queste poche righe sarebbe stata la donna perfetta per Florentino, ma ovviamente non sempre vogliamo (amiamo) ciò che è meglio per noi. Un personaggio terribilmente arguto e arriverei quasi a dire, il mio preferito di questo romanzo.
Non c’è bisogno di aggiungere altro. Devo forse parlarvi anche delle descrizioni? Se è Marquez state sicuri che vi ritroverete esattamente nel posto che lui vi sta descrivendo, riuscendo a sentirne anche gli odori, soprattutto se sgradevoli. In una parola: magistrale e se non è così per un premio Nobel non vedo per chi altro possa esserlo!
Consiglio questo romanzo ai più romantici fra di voi. Se avete bisogno di qualcuno che vi dica come funziona l’amore, cosa significa vivere un rapporto sentimentale e ciò che implica, quello è Marquez e non sceglierei nessun altro romanzo al posto di questo. È una storia d’amore epica, per questo eterna, per questo straordinaria.

-Liù

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