sabato 17 ottobre 2015

Letteratura americana - Capitolo 1


Buona notte a tutti e scusate il ritardo!
Per questa settimana ho pensato di condividere con voi alcune impressioni su nientepopodimeno che “Il grande Gatsby”, di Francis Scott Fitzgerald.
Per due volte di seguito vi ho parlato di storie d’amore. Oggi vi parlo del perché, secondo me, questa non sia assolutamente da considerare

una storia d’amore.
La trama, penso la conosciate tutti, racconta la storia del fantomatico Jay Gatsby, un uomo dal passato poco chiaro, ora in possesso di una grande fortuna e da sempre aggrappato al ricordo di una donna, Dasy. Gatsby farà di tutto per essere degno di lei, per ritrovarla e riprenderla con sé. Il tutto ci viene raccontato e viene vissuto attraverso gli occhi del cugino di Dasy: Nick Carraway.
In primis credo sia giusto osservare come il romanzo in questione contenga molti simboli e metafore; ad esempio la famosa luce verde, al di là della baia, che Gatsby cerca di afferrare tutte le notti senza mai riuscirci. Molti la associano all’idea del sogno americano, un sogno che tutti desiderano, ma che per molti versi risulta inconsistente, irreale. Possiamo anche far presente le numerose volte in cui la figura di Dasy viene associata ai soldi, o al potere che essi procurano. Viene detto che la sua voce è sensuale, ammaliatrice e che ha proprio il suono dei soldi. Questa vicinanza col denaro ci viene anche sottolineata dalla descrizione che Fitzgerald fa dell’ambiente in cui questo personaggio viveva da bambina: piena di sfarzo, luci e scintillii. Dasy è la Golden girl ed è costantemente circondata da uomini che la desiderano; tutti in qualche modo sono ossessionati da lei.
Se avete bisogno di porre davvero chiarezza su questo libro vi consiglio di cercare il canale youtube di Ilenia Zodiaco, la quale delinea alla perfezione questo romanzo, descrivendolo molto bene. Io mi limito a comunicarvi le mie impressioni e ciò che mi ha trasmesso. Ebbene, questo libro fa sicuramente riflettere chi lo legge, soprattutto per noi occidentali. Tenta di spiegare tra le righe un modo di vivere, di ragionare, di fare che credo sia tipicamente occidentale. Una sguaiatezza, un eccesso e una vuotezza di fondo di coloro che posseggono più del necessario e non si preoccupano di essere felici, ma di divertirsi; di coloro che probabilmente non riconoscono la differenza fra questi due termini finché dura la notte e che il mattino seguente si sentono ancora più vuoti, meno sensibili e per sentire qualcosa devono esagerare ancora più di quanto abbiano già fatto, alla ricerca costante di nuovi limiti da superare. Quindi cos’è l’amore senza felicità? Ciò che resta è l’ossessione. L’ossessione di un uomo per un’idea. Gatsby si innamora di Dasy o del contesto in cui la vede per la prima volta? Della sua casa borghese piena di luci? Gatsby si innamora di una donna o del denaro? Per me sono le luci a rendere cieco Gatsby, non l’amore ed è precisamente per questo che non ho mai visto questa storia come una storia romantica, ma piuttosto come un'ossessione e una profonda critica sociale, incentrata sulla crisi dei valori; una crisi che forse potremmo riconoscere anche nel nostro contesto storico.
In questo romanzo è molto facile detestare la maggior parte dei personaggi, come se fossero costruiti per quello, per disgustarci. È invece molto difficile disprezzare Gatsby, nonostante egli non sia un personaggio puro, né tantomeno onesto. Eppure egli è un sognatore. Gatsby è un sognatore del suo tempo, il che si può tradurre in una semplice parola: ambizioso. Gatsby, per me, rappresenta quella parte di noi che vuole farcela a tutti i costi e per questo, nella maggior parte dei casi, il lettore tifa per lui. Noi speriamo fino all’ultimo che lui riesca nei suoi intenti, anche se non dovesse giocare pulito, anche se dovesse mentire, anche se in realtà Gatsby, di grande, non ha proprio nulla se non i suoi sogni, ai quali si aggrappa con una fiducia disarmante. Ha lo spirito giusto per conquistare l’America, ma non ne ha i mezzi; destinato ad essere l’esempio del fatto che il sogno americano, questa luce verde, sia solo pura utopia. Splendido personaggio, certo, ma secondo voi io potevo affezionarmi a lui? Ovviamente no. Le mie anomalie letterarie comprendono anche questo romanzo, indirizzandomi verso la golfista Jordan e soprattutto verso il narratore di questa storia, fomentando il mio interesse per Nick. Forse nemmeno lui è grande, ma risulta decisamente il personaggio più vero. La grandezza in cambio dell’essenza.
Oltre a Nick e a Jordan, sono rimasta affascinata, seppur con una certa soggezione e angoscia, da qualcosa che io considero a tutti gli effetti come un personaggio in carne ed ossa, benché in realtà si tratti di un cartellone pubblicitario: il cartellone pubblicitario del Dottor Eckleburg, raffigurante due occhi giganti che osservano tutto attentamente, che severi scrutano e giudicano; la verità suprema dalla quale non si può scappare.
Consiglio la lettura di questo libro ai ragazzi: semplicemente per un mondo migliore e più consapevole.

-Liù

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