venerdì 11 dicembre 2015

Letteratura inglese - Capitolo 1


Buon venerdì a tutti!
Visto che sono influenzata da più di una settimana, con una sinusite incredibile che mi costringe a letto in condizioni a dir poco oscene, ho scelto di parlare di un’autrice che in un modo o nell’altro mi tira sempre su di morale: Jane Austen.


Mi spiace un pochino se parlo quasi sempre di classici, ma la triste realtà è che sono una lettrice piuttosto onnivora che legge tante schifezze pur consapevole che lo siano. Se dovessi mettermi a parlare adesso di quello che sto leggendo attualmente ne verrebbe fuori una vera c****ta. Prima o poi la farò, mostrerò al mondo le mie debolezze letterarie e potrete ridere di me, ma non è questo il venerdì, ragion per cui preferisco sempre indicare libri per cui penso valga la pena di spendere due parole, o che mi hanno trasmesso qualcosa di importante. Il fatto che fino ad ora siano stati quasi tutti dei classici, è una pura casualità.
Jane Austen è una scrittrice a cui mi sento fortemente legata, sia per ragioni note solo al mio subconscio, sia per ragioni più logiche. È molto ironica, critica, concreta, passa dai toni gravi a quelli leggeri senza che il lettore se ne accorga e descrive un universo, un contesto sociale straordinario, fatto di sottigliezze e garbo, ma anche di meschinità e rigidità. Se vi aspettate forti scossoni e colpi di scena dal grande rimbombo, allora la Austen non è la scrittrice che fa per voi. Il massimo dei colpi di scena, per lei, è una tazza di tè che si rovescia su un vestito bianco. Tuttavia la considero una vera e propria artista e una scrittrice capace. La sua bravura è da ricercare, come ho detto, nelle sottigliezze e nell’ironia, non nella rottura degli schemi sociali. È letteralmente figlia del suo tempo. Ancora influenzata dalla cultura neoclassica del primo ottocento, ma abbastanza coraggiosa da affrontare già temi romantici che più avanti saranno il vero pane quotidiano delle sorelle Bronte, come di tanti altri scrittori. Diciamo che se da un lato ha aiutato ad aprire la strada ad un certo filone letterario e ad un modo di scrivere decisamente femminile, dall’altro ha saputo conservare un linguaggio unico e inimitabile. La Austen, infatti, non ci trascina mai nel vero e proprio melodramma ottocentesco. Si parla di amore, ma stipato in rigidi schemi sociali, che a volte divelte e a volte no. Unica arma a sua disposizione: il sarcasmo. Con una penna arguta e agile come un fioretto colpisce le superficialità della sua classe sociale, lasciandola con le braghe calate e in questo modo ridicolizzandola, ma senza scardinandola mai del tutto e permettendo invece ai suoi veri valori di continuare ad ergersi eretti in tutta la loro grandezza, come l’onore e la famiglia, anche quando è la tua stessa famiglia a metterti in ridicolo e quando è l’onore a portarti a compiere scelte che preferiresti non fare.
Il libro secondo me più riuscito è “Persuasione”. È anche il più maturo, si capisce, essendo stato scritto per ultimo e pubblicato postumo. È anche quello che maggiormente parla di rimpianti e seconde possibilità.
La storia appare molto semplice, in realtà: Anne Elliot e Frederick Wentworth si innamorano, lui chiede la mano a lei e lei viene persuasa dalla sua famiglia a rifiutare tale proposta di matrimonio. Essendo i due appartenenti a due classi sociali diverse, che vedono la famiglia di Anne fin troppo orgogliosa delle sue nobili origini e Frederick senza nessuna prospettiva di stabilità economica per il futuro, questo matrimonio, come dire, non sa da fare. Anne si pentirà amaramente di questa scelta, di aver rifiutato l’unico uomo ad aver conquistato il suo cuore e il nostro giovane eroe romantico, risentito dalla debole presa di posizione di Anne, partirà con la marina militare di sua maestà e si costruirà una carriera, diventando svariati anni dopo, il Capitano Wentworth, l’umo rispettabile e solido a cui la famiglia Elliot avrebbe anche potuto dire di “si”. Ma ormai gli anni sono passati, Anne è rassegnatamente zitella (almeno per l’epoca era così) ed è convinta che non rivedrà mai più colui che poteva essere l’uomo della sua vita. Grandissimo errore, poiché il Capitano Wentworth non solo si ritrova sulla terra ferma, ma anche nella stessa cerchia sociale della nostra eroina; una cerchia sociale che non risparmia i gossip, facendo girare la voce che Frederick sia tornato per cercare moglie.
Da qui in poi, rassegnatevi, nessun colpo di scena si verificherà, o almeno niente di ciò che voi possiate considerare come tale, ma Jane Austen ha una definizione tutta sua di questo termine e di certo non meno consistente. Letta così sembrerebbe la trama di una qualche pacchiana telenovela, ma non se a scrivere è la Austen, che utilizza episodi più o meno comuni, o quelli che nella sua epoca potevano essere considerati eventi straordinari – come ad esempio, un semplice svenimento durante una scampagnata – per parlare di rimpianto e sentimenti umani. In un mondo dove il solo toccare una persona di sesso opposto al proprio può creare turbamento, anche una semplice frase inopportuna diventa il pretesto letterario per dare una svolta alla storia e così, senza effetti speciali, Jane Austen colpisce dritta al punto.
Il fatto, poi, che “Persuasione” contenga molto più che una semplice storia d’amore, come la possibilità di ricredersi e l’importanza di essere costanti e fermi nei propri sentimenti nonostante tutto, a dispetto di tutti; l’idea di ricercare e tenersi stretti amici veri e sinceri, per quanto pochi, piuttosto che tante conoscenze di comodo, o l’invito a puntare sulla concretezza e la solidità di certe cose piuttosto che sulla superficialità del denaro, o del titolo, rende questo libro uno dei miei preferiti in assoluto da leggere sotto le feste natalizie. Lo ammetto: sono idee piuttosto semplici, soprattutto dopo che la letteratura mondiale ha conosciuto il romanzo psicologico e le distopie, ma vi posso assicurare che se c’è qualcuno che può parlare di fermezza e dignità umana quello è il Capitano Wentworth e se c’è qualcuna che può smascherare la piccolezza di certi atteggiamenti sociali, quella è Jane Austen.
A questo punto chi mi conosce si starà chiedendo se Anne Elliot è un personaggio che mi piace oppure no, perché non nascondo mai la mia tendenza a dissacrare i personaggi femminili principali dei libri che leggo. La verità è che Anne Elliot mi piace molto e non solo, ma che la maggior parte dei personaggi femminili della Austen incontrano il mio interesse, per quanti errori possano commettere nel corso delle loro storie. Anne Elliot può certamente sembrare una persona superficiale e debole, ma per me non è così. Mi si potrebbe dire: “Ha rifiutato la mano dell’uomo che amava per ragioni economiche” e io posso rispondere: “Si, ma non ha accettato quella di nessun altro per le ragioni giuste”. Anne fa tanti errori, ma il punto è proprio questo: è umana e a suo modo, coraggiosa. Da qualcuno che, alle spalle, ha ben poche persone generose, non ci si aspetterebbe che diventi generosa e da qualcuno che, alle spalle, ha una famiglia così tanto arrivista non ci si aspetterebbe mai che sia felice per la felicità di qualcun altro, anche se la propria ne dovesse risentire per sempre, cosa che Anne Elliot fa. Anne cresce e matura per tutto il libro, arrivando a capire dove sbaglia, ammettendolo a sé stessa più che ad altri e non ricommettendo mai lo stesso errore. Anne ha una profondità e una malinconia potenti e mi piace trovare la stessa profondità in tante altre eroine della Austen, così come mi piace il fatto che le stesse medesime non hanno difetti legati alla loro appartenenza di genere, ma che commettono errori esattamente come le loro controparti maschili senza perdere la loro femminilità. Per Jane Austen la superficialità è tanto donna quanto uomo e nella maggior parte dei suoi romanzi lo dimostra. Un personaggio non è mai negativo perché uomo, o donna, ma perché è negativo punto e basta. Trasportando questa idea agli inizi dell’ottocento, converremo sul fatto che risulti piuttosto rivoluzionaria per l’epoca.
Consiglio questo romanzo alle adolescenti che giorno per giorno maturano e crescono, a tutte le donne in generale e a chiunque cerchi qualche lettura per le imminenti festività natalizie. “Persuasione” è sicuramente nella lista rossa di Natale.
Grazie per avermi sopportato nel difficile parto di questa recensione e alla prossima!

-Liù

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