venerdì 3 giugno 2016

Racconti - Capitolo 1



Edgar Allan Poe è sicuramente uno degli autori più famosi al mondo, se non altro per gli appassionati del genere mistero e paura, anche se forse per i racconti di paura viene secondo a Lovecraft. Autore e scrittore nato nel 1809 e morto a soli 40 anni nel 1849, si è distinto per i suoi racconti e le sue poesie. Sembrano essere molti i meriti di tale scrittore in campo letterario, ma non mi sento adatta a parlarne adeguatamente, dato che
anche se i suoi racconti mi piacciono molto, non mi sono mai presa la briga di informarmi in modo approfondito su di lui (sì, sono pigra e parecchio impegnata con l’università, me ne scuso). Quindi non mi ergerò a intellettuale sbrodolando su di lui per gran parte del post, ma mi concentrerò solo sui racconti di cui oggi vi voglio parlare.
Io ho una raccolta di racconti  che comprende “Racconti del mistero e del raziocinio”, “Racconti  del mistero e del terrore” e “Racconti fantastici e grotteschi”, ma qui vi parlerò solo della prima parte, prima di tutto perché sono quelli che più mi interessano in quanto gialli molto ben dettagliati e pensati, in secondo luogo perché sono i precursori, se mi permettete il termine, delle opere di Arthur Conan Doyle. Ma di quest’ultima parte vorrei parlare quando scriverò la recensione di Sherlock Holmes, almeno per quanto riguarda le somiglianze nella trama.
Quindi, questa raccolta contiene 4 storie:
- I delitti della Rue Morgue
- Il mistero di Marie Rogêt
- La lettera rubata
- Lo scarabeo d’oro
“I delitti della Rue Morgue” narra di un caso in cui due donne, madre e figlia, vengono uccise e orrendamente mutilate; nonostante i vicini sentano le grida delle donne, la voce di un uomo che parla in francese ed una voce stridula incomprensibile, quando la polizia arriva e sfonda la porta, non trova nessuno. La porta e le finestre erano sbarrate ma trovano solo le due donne. Dell’assassino o degli assassini nessuna traccia.
“Il mistero di Marie Rogêt” racconta invece di come il protagonista risolva un caso di omicidio, ricostruendo i fatti e smentendo testimoni e prove solo leggendo gli articoli di giornale dedicati a questa storia. Tutto il racconto quindi risulta essere un dialogo tra il protagonista e l’amico.
“La lettera rubata” si occupa di un caso in cui scompare una lettera compromettente che potrebbe portare addirittura ad uno scontro tra due nazioni.
“Lo scarabeo d’oro”, infine, descrive un’interessante caccia al tesoro, da parte di due amici, un servitore ed un cane.
La prima cosa che mi viene da dire è che sono tutti e quattro molto belli, pensati nei minimi dettagli, con soluzioni logiche nonostante all’inizio sembrino casi assurdi o impossibili e le uniche spiegazioni a cui si riesce a pensare hanno a che fare con magia, paranormale o fantascienza. Le sue descrizioni sono molto dettagliate e questo però, purtroppo, è anche un punto a sfavore, perché se a volte le minime sottigliezze rendono il tutto più intrigante e verosimile, a volte sono veramente troppo. Ci sono descrizioni che mi hanno davvero annoiato. Fortunatamente non erano molte, ma la sensazione di noia è stata così grande da farle sembrare molte di più. In più, forse, un altro aspetto che oltre alla minuziosità ha contribuito ad aumentare questa sensazione, è lo stile della scrittura. Ripensando agli anni in cui Poe scriveva è chiaro immaginare una modalità di scrittura differente da quella attuale, con un linguaggio un po’ diverso, uno stile differente. Non per questo negativo, anzi, il suo modo di scrivere mi è piaciuto ma per il mio gusto personale, se viene abbinato ad una descrizione troppo lunga e troppo dettagliata ha il potere di amplificarne noia e a volte anche la difficoltà.
Il secondo aspetto che mi sembra rilevante sono i personaggi principali, Auguste Dupin per i primi tre racconti e William Legrande per l’ultimo, che sono incredibilmente somiglianti a quello che poi sarà Sherlock Holmes. Simili nel modo di ragionare, negli hobbies, nella personalità. Sono entrambi Sherlock Holmes. E le vicende sono sempre narrate da una seconda persona, amica del protagonista, che lo accompagna e trascrive gli avvenimenti esattamente come Watson scriveva delle incredibili imprese dell’amico. Delle somiglianze nelle trame e nello svolgimento delle storie in sé parlerò nella recensione di Doyle, ma ci sono.
Inutile dire che ho amato questi racconti e che li consiglio assolutamente a tutti gli appassionati di gialli, ai fan di Sherlock Holmes: se non li avete ancora letti fatelo, darà una nuova luce al vostro personaggio preferito e in parte, in bene o in male, anche al suo autore. Infine lo consiglio a chi è semplicemente curioso e non ha mai letto nulla di Edgar Allan Poe, perché credo che ci siano autori di cui bisognerebbe leggere qualcosa, almeno un libro, almeno un racconto nell’arco della vita. E parlo di autori che hanno fatto la storia della letteratura. Questo non vuol dire che piaceranno per forza, ma ritengo sia utile averne un’idea.

Mi rendo conto che una recensione di questo genere può risultare scarna, che racconta troppo poco delle storie e che quindi difficilmente riesce a stimolare una grande curiosità, ma riportare le trame in modo più approfondito vorrebbe dire fare spoiler e, i gialli sono libri da scoprire, che devono mantenere il loro alone di mistero. Altrimenti tutto il loro fascino si sgretola e il piacere di leggerli viene meno. Per cui mi dispiace se non ho inserito notizie più accattivanti, ma se avete letto altre recensioni e vi siete trovati d’accordo con me, o se in alcuni casi vi ho convinto a leggere qualcosa, fidatevi e non ve ne pentirete. 

-Pearl

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