martedì 10 gennaio 2017

Fantasy - Capitolo 5



Buona sera lettori!
Ebbene si! Anche io, come tantissimi, ho ceduto al fascino di Tim Burton e mi sono lasciata convincere a leggere un fantasy grazie alla nuova pellicola del regista. Prima è arrivato il trailer, poi ho comprato il libro, che è rimasto chiuso fino alla visione del film. Subito dopo, finalmente, ho letto l’opera cartacea di Ransom Riggs.
“Miss Peregrine. La casa dei ragazzi speciali” è, come

ho già detto, un romanzo fantasy. A onor del vero è il primo libro di una trilogia di cui ancora non ho letto il secondo e il terzo volume, anche se intendo farlo. La qual cosa dovrebbe già far intuire che ho considerato l’operato di Riggs in modo più positivo che negativo. Tuttavia restano vari dubbi a proposito e spero di riuscire a spiegarli con chiarezza in questa recensione. Per farlo mi arrogherò il diritto di fare spoiler a destra e a manca, laddove e qualora ne abbia bisogno. Scusate, non è solo perché non me ne è mai fregato nulla degli spoiler. Data la trama, mi rendo conto di non poter esprimere giudizi significativi – almeno quelli per i quali varrebbe la pena di scrivere una recensione – se non spoilerassi un po’ a casaccio. Lettori avvisati, mezzi salvati!
Il protagonista di questa storia è un ragazzo americano di nome Jacob Portman, molto affezionato fin dalla più tenera età al nonno Abraham, quest’ultimo dalle origini polacche. La personalità di Abraham, all’apparenza molto complessa e sfuggente – probabilmente  formatasi in questo modo a seguito dell’esperienza di ebreo durante la seconda guerra mondiale – è stranamente molto vicina a quella del nipote: due anime affini a fatica capite dal resto dei familiari. Le storie che il nonno raccontava allo Jacob bambino erano popolate da mostri terrificanti e orrendi, oltre che da ragazzi speciali con doti straordinarie e poteri soprannaturali, residenti in un orfanotrofio su una piccola isola gallese dove lo stesso Abraham è stato cresciuto. Per il nonno di Jacob non sono soltanto storie, ma la realtà pura e semplice e ovviamente Jacob, crescendo, si rende drammaticamente conto che tutti quei racconti, custoditi in vecchie fotografie come piccoli tesori, sono solo il frutto della fantasia di un vecchio. Suo nonno, la persona che il ragazzo stima maggiormente nella sua vita, l’ha solo preso in giro. L’affinità intellettuale non viene persa, ma Jacob cresce e da bambino ingenuo diventa un adolescente disilluso. Almeno fino a quando il nonno Abraham, a causa di un tragico incidente inspiegabile, viene trovato morto nel bosco dietro casa sua. A trovarlo è proprio Jacob, che sul luogo della tragedia e subito dopo il ritrovamento del cadavere riesce a scorgere una visione fra gli alberi: la visione di un mostro. Tutti si convincono che il ragazzo sia sotto shock e che si sia immaginato il viso di quella creatura terribile, comincia ad essere seguito da uno psicologo e ha incubi notturni. Il nostro protagonista ha bisogno di risposte e capisce che l’unico modo per ottenerle è raggiungere il Galles e l’isola dove, sotto la supervisione dell’istitutrice Miss Peregrine, abitavano i compagni d’infanzia di suo nonno. È così che Jacob e suo padre intraprendono un viaggio lungo e faticoso per approdare su un isola abitata da pochissime persone, senza luce elettrica dopo le dieci di sera, né ricezione telefonica a qualsiasi ora del giorno. È a questo punto che il racconto diventa fantasy: Jacob, com’era nei suoi desideri, riesce davvero a trovare Miss Peregrine e gli amici d’infanzia di Abraham, i quali hanno davvero dei poteri e sono davvero braccati da mostri terrificanti. I ragazzi vivono in un anello temporale che ripete tutti i giorni lo stesso giorno all’infinito, senza che essi possano invecchiare o andarsene da quel loup perenne. Una casa che è sia un luogo protetto e sicuro, sia una prigione dalla quale difficilmente si riesce ad andare via; Abraham si è dimostrato un caso raro che per diventare tale ha dovuto perdere molti affetti.
L’immagine di una casa accogliente, magica, un nascondiglio vero e proprio che cela una seconda faccia ed è contemporaneamente una condanna, probabilmente, è l’idea migliore dell’intero romanzo, quella che ho maggiormente apprezzato; bellissima la storia di Victor, a questo proposito. Il ragazzo dalla forza inumana, morto anche a causa della sua insofferenza per la sua permanenza nell’anello temporale. È proprio su questo punto, sul tema della prigione, che mirano tutte le mie aspettative nei confronti dei seguiti della storia. Oltre al fatto, ovviamente, che Jacob si è sorprendentemente dimostrato uno dei pochi protagonisti di romanzi che catturano la mia simpatia.
Un’altra speranza, purtroppo (in questo caso sono costretta a dire “purtroppo”), è che nei libri successivi si dia spazio a spiegazioni più chiare e dettagliate di come funzionino i salti temporali nel mondo di Riggs. Sono una persona dalla scarsa immaginazione, va bene? E quando mi si parla di fatti fantastici, inspiegabili e magici ho comunque bisogno che ci sia e soprattutto che venga spiegata una certa sequenza logica e razionale. Una logica che in questo libro non ho visto molto. D’accordo, non è tutto lasciato alle ortiche: sappiamo che esiste il “mondo normale” e il “mondo degli anelli temporali” e che se stai troppo tempo in quest’ultimo non puoi più tornare indietro, pena l’invecchiamento precoce, la perdita di sanità mentale e probabilmente la morte. Eppure, leggendo, mi veniva spontaneo dubitare dell’ordine che regola tale universo. I ragazzi speciali non invecchiano, ma hanno una memoria che resiste e funziona, così da non dimenticarsi ogni giorno del precedente. Ovvio che sia così, quanto meno per esigenze di trama, ma come presentazione di un mondo parallelo, qualche pieguccia la fa. Perché la mente non invecchia? Perché non possono andarsene dalla casa in qualsiasi altra parte del mondo, rimanendo però nell’anello temporale? Se fosse possibile, perché non lo fanno e cosa succederebbe? E se non fosse possibile, semplicemente, perché non sarebbe possibile? Questo aspetto l’ho trovato un po’ troppo pieno di lacune. Proprio per questo confido nei seguiti.
Sposto, ora, la mia attenzione sul confronto tra libro e film. Ripeto, ancora una volta, che per quanto mi riguarda se il libro e la sua trasposizione su grande schermo non coincidono, purché non venga tradita l’essenza della storia, a me va più che bene. Ovvio, il cavillo è: purché non venga tradita l’essenza della storia. Ora, non so se col film mi sono spoilerata automaticamente il finale dell’ultimo libro (e io credo proprio di si), quando avrebbero potuto suddividere la storia come nei libri, o se invece Tim Burton abbia trovato un finale alternativo che non ci azzecca nulla con la versione su carta, ma in ogni caso spero nella prima ipotesi, visto e considerato anche il fatto che di cambiamenti ce ne sono stati parecchi e a questo proposito temo il peggio.
Hanno invertito due personaggi, uno dei quali particolarmente importante e vari altri personaggi minori a proposito dei quali non ho visto ragioni registiche sufficienti dietro questi “scambi”. Nonostante tutto, alcuni meriti il film ne ha e tutt’altro che trascurabili. Ad esempio, se non fossi andata al cinema prima di leggere, probabilmente avrei fatto fatica a capire il rapporto tra vacui e spettri, ovvero gli antagonisti della storia. È con dispiacere che lo ammetto, ma è così: ho fatto davvero fatica a capirlo basandomi su ciò che di loro è stato scritto nel libro. Un altro merito va tutto a Tim Burton, che viste le sue ultime produzioni, almeno a mio parere, ha risollevato decisamente la qualità e se ci aggiungete Eva Green, seppur a tratti mi sembrasse che stesse recitando come se fosse Johnny Depp, a me tanto basta.
Ho trovato anche poco credibile il fatto che i genitori di Jacob si siano lasciati convincere dal loro figlio adolescente a lasciarlo andare, pur accompagnato, in un viaggio alla ricerca degli amici di suo nonno. Capisco che è risultato più originale di una semplice fuga di casa alla vecchia maniera e che la presenza del padre in Galles abbia aiutato lo scrittore a far evolvere le vicende, ma resto dell’idea che sia una parte un po’ debole.
Detto questo resto in attesa dei restanti due libri, dei quali progetto già una recensione ciascuno e nonostante dubbi e perplessità vi consiglio ugualmente il libro. Come già detto, trovo siano più gli aspetti positivi di quelli negativi.
Buona serata e buona notte!

-Liù

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