mercoledì 25 gennaio 2017

Letteratura inglese - Capitolo 2



Buona sera!
Dal momento che ultimamente mi sto dedicando alle serie tv, vecchie e nuove che siano (Lemony Snicket ti amo!), ho pensato di parlarvi di un romanzo classico di cui, proprio in questi giorni, ho ripreso la trasposizione sul piccolo schermo: “Orgoglio e pregiudizio”. Ancora una volta Miss Austen!
La ragione per cui ho

scelto questo romanzo, letto ormai anni fa, non è tanto perché lo conosco in modo approfondito (direi proprio di no), tanto da potervi snocciolare in scioltezza tutti i temi fondamentali e i punti tematici principali, ma perché vorrei dirvi cosa, a sedici anni, mi ha colpito di questa storia. A sedici anni, è stato un romanzo che ha significato molto per me.
Come ho già avuto occasione di dire, “Orgoglio e pregiudizio” non è il mio preferito fra i romanzi della Austen. Infatti, quello che mi ha colpito maggiormente è stato “Persuasione”. Tuttavia il primo sopracitato ha fatto scattare la serratura, fino ad allora chiusa per me, di un genere a cui non ero mai stata abituata prima.
“Orgoglio e pregiudizio” è una storia romantica praticamente in tutte le sue parti, fatta di sottigliezza e garbo, ma anche di irriverenza, proprio com’è tipico dello stile di Jane Austen. Arguzia e sentimenti, qui vanno a braccetto. Com’è che diceva Muhammad Ali? Vola come una farfalla. Pungi come un’ape. Non ne so molto di boxe, ma se questa era davvero la filosofia di Cassius Clay sicuramente gli sarebbe piaciuta Jane Austen. Si, lei è così ed entrare nel suo mondo significa vivere una magia romantica da un lato e ricordarsi quanto sia importante il sarcasmo dall’altro. Elisabeth Bennet è probabilmente l’eroina dell’autrice inglese che meglio rispecchia questo pensiero. Si! Anche meglio di Elinor Dashwood! Elisabeth Bennet è un personaggio letterario femminile che, pur non avendo molti precedenti, ha portato a pensare alla figura dell’innamorata come a qualcuno che non perde completamente la testa, capace cioè di usare il cervello e soprattutto avente il coraggio di dire ciò che pensa assumendosene le conseguenze.
Fatto ancora più straordinario lo vediamo nella figura dell’eroe, anch’esso romantico: Darcy, il quale non assomiglia minimamente all’uomo perfetto. Il suo unico pregio, infatti, sembra essere quello di essere un buon partito in termini economici. Per il resto si dimostra irascibile, serioso, riservato fino alla maleducazione, snob e oltretutto si rivelerà la causa di alcuni eventi sfortunati che coinvolgeranno la famiglia della protagonista. Quest’ultima non è certo priva di difetti, anzi! Tenderà, abbastanza spesso, a compiere scelte sbagliate, dettate dal suo orgoglio tanto quanto dai suoi pregiudizi. L’orgoglio e il pregiudizio vengono passati tra i due personaggi come palline da ping pong, in un gioco di flirt e malizia, utilizzando frecciatine e battute taglienti come armi principali. Probabilmente il motivo per cui oggi va di moda la cosiddetta frase “L’amore non è bello se non è litigarello”, lo dobbiamo a Darcy e a Lizzy. Una frase che, per quanto riguarda loro, ha anche funzionato, ma che purtroppo non rispecchia quasi mai le storie degli amori di successo nella vita reale. Per ora accontentiamoci del romanzo e del botta e risposta che questi due orgogliosi vanno costruendosi man mano che va avanti la storia. I dialoghi sono ad alta concentrazione di arguzia verbale.
Darcy e Lizzy sono due personaggi alla pari: si confrontano, si rapportano, discutono e all’inizio non si piacciono vicendevolmente. È un innamoramento che nasce in maniera graduale da entrambe le parti, anche se con qualche crollo rovinoso nel mezzo, dovuto agli equivoci della storia e che trova il tempo narrativo sufficiente per risollevarsi più grande e maturo di prima. Per questo non sopporto quando, nei film, danno l’idea che Darcy si sia innamorato a prima vista: perché l’essenza del loro rapporto è anche questa, un crescendo e non un’esplosione da fuoco d’artificio.
Gli altri personaggi… Ah già: ci sono anche altri personaggi! E dai caratteri più disparati, aggiungerei. All’inizio mi piaceva solo Darcy. Lo trovavo l’unico personaggio sincero e reale. Poi la mia mente da sedicenne fino ad allora vergine delle tecniche e delle intenzioni narrative di Jane Austen è maturata. Ora resto affascinata, non tanto dai personaggi singoli, ma dalle coppie descritte, ognuna con una sua caratteristica: Mr e Mrs Bennet, i genitori di Lizzy, i quali basano il loro rapporto sulla sopportazione dei difetti dell’altro; Jane e Charles Bingley, la sorella maggiore della nostra eroina e il migliore amico dell’eroe, vale a dire la coppia di principi delle favole che dopo mille fraintendimenti riusciranno a convolare a nozze, instaurando un rapporto rafforzato dalle similitudini; anche la sorella minore Lidia e il suo aitante soldato Wickham si uniranno facendo forza sulla loro condivisa caratteristica di essere due completi opportunisti.
Oltre a loro, Charlotte, l’amica della protagonista, usa unicamente il suo lato concreto e razionale per trovare marito e sarà più che felice di condividere un matrimonio fatto tutt’altro che d’amore col noioso e irritante reverendo; un rapporto del quale si fa notare fortemente l’enorme divario caratteriale tra i due coniugi. Sono coppie descritte, come del resto l’intera vicenda, all’interno di schemi sociali prestabiliti e dove la loro descrizione e la scrittura tengono conto di questi paletti. La rigidità della classe sociale raccontata viene svelata in tutta la sua stupidità, in tutte le sue futilità, che invece di essere distrutte vengono usate dai personaggi più intelligenti per trasformarle in un proprio vantaggio. L’integrità e la tempra morale, quelle si che per la Austen sono importanti! E guai a svenderle, niente compromessi! Darcy non è nobile sulla carta: è un uomo nobile d’animo, che è pronto a rischiare tutta la sua buona reputazione per ciò che ritiene giusto. Ha una rigidità morale che la scrittrice, in un certo senso, premia e loda; la stessa rigidità che non viene capita fino all’ultima parte del romanzo. La differenza tra l’immagine che gli altri hanno di Darcy e la sua vera natura, diventano inizialmente chiari nel momento in cui si dichiara per la prima volta.

Signorina Elisabeth, ho lottato invano e non c’è rimedio. Questi mesi trascorsi sono stati un tormento, sono venuto a Rosings con lo scopo di vedervi, dovevo vedervi!

E fin qui è una normale dichiarazione, comune a tante altre.

Ho lottato contro la mia volontà, le aspettative della mia famiglia, l’inferiorità delle vostre origini, il mio rango e patrimonio…

Beh, direi che il sogno di ogni ragazza è quello di ricevere una dichiarazione così, in cui il presunto dichiarante, con una singola frase, ti dice che sei inferiore a lui, alla sua famiglia, la quale non approverebbe mai un vostro ipotetico matrimonio, dato il tuo grado sociale troppo basso in confronto al suo, oltre che al considerevole valore economico del suo conto in banca. Good job Darcy! Strano che Lizzy ti abbia mandato a quel paese.
Eppure è il primo segno al lettore di un Gentiluomo molto colto, istruito, ricco, sempre rigido e ligio al dovere, che però quando si tratta di orgoglio e sentimenti casca come una pera cotta e mostra la parte più umana di sé, oltre che quella più imbarazzante e debole.
Principalmente sono queste le cose che mi sono rimaste nel cuore, di “Orgoglio e pregiudizio”. Non mi sono messa a scrivere la trama, perché immagino che quasi tutti la conoscano e non ho voluto fare un’analisi vera e propria del testo, perché questo è stato il primo approccio che ho avuto con questo romanzo: senza filtri, fluido, confusionario forse, ma sempre vero e sentito.
Io vi auguro una buona notte e una buona settimana!
A presto, lettori!

-Liù

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