martedì 7 marzo 2017

Saggi - Capitolo 2


Buona sera a tutti!
L’ultima recensione da me pubblicata mi ha tentata sempre di più verso la scelta di questa settimana, quindi, sebbene in una forma diversa e decisamente più schietta, torno a parlare di donne e di femminismo.
“Dovremmo essere tutti femministi” è – travestito da libro – un intervento fatto da Chimamanda Ngozi Adichie ad una conferenza del 2012 dedicata all’Africa, in cui lei stessa

focalizza l’attenzione degli ascoltatori sulla condizione della donna nel mondo e nelle società odierne.
Chimamanda porta a sostegno della sua tesi degli esempi molto semplici di vita quotidiana, talvolta molto banali (nel senso che ci mette davanti a situazioni in cui tutti noi potremmo riconoscerci) e utilizza un linguaggio molto chiaro, per spiegare qualcosa che invece è molto profondo, molto radicato nella nostra cultura e che quindi solitamente tutto risulta, fuorché chiaro. Mette a fuoco un problema e in modo tale che tutti siano in grado di capirlo.
Io ho conosciuto questo breve discorso grazie al blog Bossy, il quale quest’anno è stato fregiato del titolo di miglior sito LGBT Italia, ai Macchianera internet awards. Convinta che il premio sia del tutto meritato, mi imbatto sempre più spesso in questo sito e devo dire, con piacere. Faccio questa osservazione anche perché, proprio grazie a questo spazio virtuale, ho recentemente avuto modo di ampliare il mio punto di vista sulla questione della parità, o per meglio dire, dellE parità, visto che il bolg sopracitato si occupa della questione nella sua accezione più ampia, non soltanto guardando all’uguaglianza tra i sessi. Ma torniamo al saggio e al femminismo. Dal momento che “femminismo”, purtroppo, resta un termine dalla reputazione molto brutta, quantomeno ingombrante, trovo sia giusto sapere che se si cerca – vocabolario alla mano – il significato di questa parola si troverà la seguente definizione:
Posizione o atteggiamento di chi sostiene la parità politica, sociale ed economica tra i sessi.
O qualcosa del genere. Potrebbe cambiare la forma, ma non il contenuto. Parità. Leviamoci dalla testa l’idea che il femminismo sia quella cosa per cui le donne tentano la supremazia del loro sesso su quello opposto. Quello si chiama “essere stronzi” e non è di certo questa l’idea di femminismo di cui parla Chimamanda Ngozi Adichie. Quindi di che parla? Parla del fatto che, nonostante la maggior parte di noi non se ne accorga, la parità di genere non è stata ancora raggiunta in nessuna parte del mondo. Più che parlare di politica e di leggi che più o meno indirettamente promuovono la disparità, “Dovremmo essere tutti femministi” parla di abitudini sociali; abitudini che sono profondamente maschiliste e che sono insite nel nostro subconscio come parte integrante della nostra cultura. Risulta perciò estremamente difficile accorgersi e liberarsi di questi preconcetti, per abbracciare una mentalità molto più egualitaria, che sia da giovamento sia per le donne, che per gli uomini.

Facciamo un grave torto ai maschi educandoli come li educhiamo. Soffochiamo la loro umanità. Diamo della virilità una definizione molto ristretta. […]
Ma la cosa peggiore che facciamo ai maschi – spingendoli a credere di dover essere dei duri – è che li rendiamo estremamente fragili […]
E poi facciamo un torto ben più grave alle femmine, perché insegniamo loro a prendersi cura dell’ego fragile dei maschi.

Penso che questa idea di femminismo, di come viverlo e di come farlo proprio è ciò che differenzia la quarta ondata del femminismo (quella attuale), rispetto a quelle precedenti: coinvolgere gli uomini nelle lotte per la parità e l’uguaglianza tra i sessi.
Ci si è resi conto che – sorpresa sorpresa! – il maschilismo danneggia tutti, non soltanto le donne.  Sostanzialmente, da buona figlia del mio tempo, è anche l’idea di femminismo in cui più mi riconosco e per la quale mi definisco io stessa una femminista. Basti pensare alla cara Queen B, che se in un primo momento prendeva le distanze da un termine così pesante, ad oggi ha impostato il suo ultimo tour mondiale sulla base di questo concetto, di questa idea; senza contare il fatto che in una delle sue più recenti canzoni cita proprio il saggio di cui vi sto parlando.

Diciamo alle femmine: puoi essere ambiziosa, ma non troppo. Devi puntare ad avere successo, ma non troppo.


Un discorso molto simile, recente e che di certo conosciamo ormai tutti è sicuramente quello che è stato fatto da Emma Watson alle Nazioni Unite qualche anno fa, nel quale proprio in merito all’accoppiata uomini-femminismo, andava nella stessa direzione di Chimamanda Ngozi Adichie. Se tanto mi da tanto, la scrittrice africana ha di certo influenzato l’attrice britannica, ovviamente senza togliere merito a quest’ultima, grazie alla quale si è potuta dare così tanta visibilità a questo tema.
Proprio perché attualmente, nel nostro quotidiano, si respira quest’aria di cambiamento del femminismo così radicale rispetto al passato, o più semplicemente perché io mi interesso di questo argomento e quindi “Dovremmo essere tutti femministi” non è la prima cosa che ho letto a riguardo, non ho trovato, in tale intervento, grandi rivelazioni fondamentali sul senso della vita. Eppure mi rendo conto che sia dovuto alla mia situazione e che non è di certo lo stesso per tutti. Molto probabilmente, tale discorso ha influito pesantemente su l’idea di femminismo che oggi si cerca di portare avanti ed essendo un fenomeno recentissimo, Chimamanda Ngozi Adichie l’ha ragionato in tempi non sospetti, anticipando se non addirittura impostando le basi, per il femminismo contemporaneo.
Vi consiglio vivamente di leggerlo, è brevissimo e potrete dedicarvici pochissimo tempo, giusto un paio d’ore. Soprattutto ne consiglio la lettura agli uomini.
Buona notte e buon inizio settimana!

-Liù

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