lunedì 3 aprile 2017

Narrativa - Capitolo 6


Buona sera!
Questa settimana porterò un libro che mi ha colpito molto, cioè la mia seconda lettura di Stefano Benni.
“Le Beatrici”, come dice la stessa nota dell’autore nelle ultime pagine, è stato concepito come uno spettacolo-laboratorio, tenutosi al Teatro dell’Archivolto di Genova. Tale spettacolo, sempre a detta dell’autore nella nota a fine libro, ha avuto

lo scopo di creare l’occasione buona per dimostrare come esistano giovani attrici italiane di talento, non necessariamente ingoiate dalla televisione. In questa breve dichiarazione può racchiudersi tutto il senso del lavoro fatto attorno a tale progetto.
Nel libro, oltre ai monologhi presentati a teatro, ne vengono aggiunti altri, tra poesie e ballate, scritti nell’arco di circa dieci anni. Il primo monologo è fatto da una Beatrice Portinari molto più schietta di quella che possiamo ricordare nelle opere di Dante, capace di trattare in modo serio il tema della condizione della donna nella società e più specificatamente quello della figura della musa ispiratrice, ma capace anche di usare battute comiche e divertenti, catturando l’attenzione del lettore. Segue, poi, un monologo di un’adolescente superficiale e frivola, quello della donna d’affari competitiva e crudele, la sboccata e repressa suor Filomena, la donna che attende nel buio e che nell’attesa ha l’occasione di parlare del tempo, l’anziana nella casa di riposo, un secondo episodio sempre incentrato sulla vecchiaia e sulla solitudine e il discorso della donna licantropo che, insieme al testo di una canzone dedicata a De André, conclude il libro. Questi monologhi, come già detto, sono alternati da poesie di vario genere e argomento.
Per questa sua natura varia e diversificata, “Le Beatrici” risulta essere un testo decisamente non consequenziale né unitario, ma che invece suggerisce ed evoca diversi spunti di riflessione e diverse sensazioni. Tuttavia – e nonostante a me personalmente piaccia molto quest’idea e questa concezione del testo come un mix disomogeneo di più cose – il filo conduttore viene a galla, portando con sé i temi centrali e dominanti della figura della donna, del tempo e dei mezzi di comunicazione di massa, quest’ultimi visti in chiave prevalentemente negativa. Ebbene si: ancora una volta mi ritrovo davanti a un testo a cui non manca assolutamente nulla per essere definito “femminista”, o comunque votato alla parità. Eppure, “Le Beatrici” non costituisce un discorso logico e razionale, quanto piuttosto un insieme di imput che suscitano e suggeriscono; impostazione e scrittura sono molto più evocativi che riflessivi e proprio per questo non mi sento di definirlo come una dichiarata presa di posizione in merito alle questioni sociali di cui tratta, anche se per certi versi lo è. Ma la definirei piuttosto come un’opera che fa appello alla singola sensibilità del lettore e che invita a riscoprire la propria umanità in rapporto ai temi presi in considerazione. Per certi versi, potrebbe anche essere considerato un metodo più efficace per sensibilizzare su tali argomenti e riporta in auge l’idea che l’opera artistica possa essere più efficace quando ha l’occasione di “suggerire”, invece che di “dire esplicitamente”.
Già con “Margherita Dolcevita” ho avuto l’occasione di vedere come Stefano Benni sia in grado di scrivere di donne e per le donne. “Le Beatrici” ha confermato tutto ciò, non deludendo minimamente le mie aspettative circa l’umorismo e la trattazione intelligente di temi interessanti. Ancora una volta è forte la riflessione sulla vecchiaia e su ciò che ne consegue a livello sociale. Avevo già avuto il cuore spezzato in merito al nonno della protagonista di “Margherita Dolcevita”; la “vecchiaccia” nella casa di riposo de “Le Beatrici” me l’ha definitivamente ridotto in polvere. Che vi devo dire? Sono stata incantata dallo stile di scrittura di Benni e dal suo umorismo, il dolore posso sopportarlo. E se posso sopportarlo io, può sopportarlo chiunque, quindi da parte mia è un libro assolutamente consigliato! Fidatevi, ne varrà la pena! Anche se, questo bisogna ammetterlo, è sicuramente un’opera minore di Benni, rispetto alla mia adorata Margherita! Infatti, “Le Beatrici” è un testo piuttosto piccolo, da leggersi in un pomeriggio scarso e quindi per nulla impegnativo. Anche per questo la mia recensione risulterà abbastanza breve, ma nonostante questo credo contenga tutto ciò che c’è bisogno di dire in merito e soprattutto credo sia un lavoro che va letto per com’è, con meno filtri possibili ad accompagnarlo.
Detto ciò, spero di non avervi annoiato e di avervi incuriosito almeno un po’.
Vi auguro buona serata e buon inizio settimana. Alla prossima, lettori!


-Liù

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