venerdì 5 maggio 2017

Letteratura internazionale - Capitolo 15



Buongiorno a tutti!
Oggi parliamo di uno dei romanzi che è stato spesso definito come “divertente”, vale a dire: “Non buttiamoci giù” dell’autore Nick Hornby. Pubblicato nel 2005 ne è poi stato tratto un film nel 2014. Non ho visto il film dunque non saprei consigliarvi al riguardo ma sono dell’opinione che in questi casi sia sempre meglio il libro. Forse perché lo preferisco come
modalità comunicativa: le parole invece delle immagini; leggere un libro lascia molto più spazio all’immaginazione e ognuno può prendersi il proprio tempo per proseguire la storia mentre il film ha una durata definita e interromperne la visione può essere fastidioso. Ma sto divagando, torniamo al libro!
La trama è suddivisa in tre parti e non ci sono dei veri e propri capitoli, ma c’è un’alternanza di voci tra i quattro protagonisti: Martin, un conduttore famoso che ha perso tutto, lavoro e reputazione, per aver commesso un reato, Maureen, donna di mezza età con un figlio disabile in stato praticamente vegetativo, Jess, una ragazza di 18 anni che è disperata per una rottura amorosa e JJ, un musicista che aveva dedicato la sua giovane vita alla musica e al rock e che si è visto fallire sia professionalmente sia personalmente. Questi personaggi si trovano per caso, all’inizio del romanzo, dunque non sto spoilerando niente, sul tetto di quella che viene chiamata “la Casa dei Suicidi” la notte di Capodanno. Tutti e quattro, per ragioni diverse, hanno deciso di farla finita e si vogliono buttare di sotto, abbandonare la loro vita che è diventata insopportabile. Questo incontro li porta, in qualche modo, a scendere dal tetto prendendo la via delle scale e da lì parte una sorta di avventura condivisa.
Per quanto riguarda la scrittura ritengo che l’autore sia stato bravissimo ad impersonare i quattro diversi personaggi perché è riuscito a dare a ciascuno di loro una personalità differente che si è potuta riscontrare immediatamente sia dalla modalità di scrittura, sia dalle caratteristiche che man mano emergono nel corso del racconto. Quattro personaggi diversi, quattro personalità diverse, quattro storie diverse, tutte credibili anche se non tutte adorabili e godibili allo stesso modo. E incredibilmente anche le reazioni alle personalità da lui create sono verosimili e credibili il che sottolinea ancora di più la bravura di Hornby. Ovvero, provo a spiegarmi: tra i personaggi quelli che ho preferito sono stati JJ e Maureen mentre ho sopportato di meno Martin e quasi per nulla Jess, perché i primi due portano con sé due storie che, associate alla loro personalità ed alla loro storia mi hanno suscitato tenerezza, comprensione e desiderio si offrire supporto, Martin mi ha suscitato in parte comprensione e in parte fastidio e disgusto mentre Jess, anche se suscita comprensione per una storia particolare, ha delle caratteristiche di personalità e degli atteggiamenti che fanno slittare la comprensione completamente in secondo piano. O almeno, questo è quello che è capitato a me e che è ovviamente personale. Forse  mi sono potuta identificare maggiormente con la personalità dei primi due piuttosto che con gli altri, e questo mi ha in qualche modo influenzata.
La storia può sembrare assurda dalla trama ma è in realtà molto realistica e credibile. È un romanzo che si legge in fretta nonostante le quasi 300 pagine e la suddivisione del racconto a più voci lo rende ancora più scorrevole. Diverse volte e da diverse persona mi era stato descritto come un libro assolutamente divertente ed in qualche modo addirittura esilarante. Posso confermare il divertente, soprattutto in alcuni punti, più che altro per delle situazioni al limite dell’assurdo ma queste opinioni mi avevano creato probabilmente un’aspettativa troppo alta. Mi aspettavo dunque un divertimento simile a quello sperimentato più volte con i libri di Terry Pratchett. Dunque sì è sicuramente divertente ma forse è un po’ troppo humor inglese per i miei gusti.
Lo consiglio? Sì è decisamente un ottimo libro, che tiene compagnia e che sicuramente non deluderà: la storia è originale, spiritosa e apre la riflessione sulla propria vita e su come spesso noi la vediamo da un punto di vista particolare e assolutamente parziale: il nostro. Certo questo non vuol dire che quando soffriamo il dolore che sentiamo non sia vero e reale, ma la situazione che ci ha fatto soffrire potrebbe essere riletta o rivista con delle lenti diverse, dei punti di vista differenti e a volte, fortunatamente, bastano quelli a ridimensionare il nostro mondo o il nostro dolore. Secondo me apre anche ad una seconda riflessione che è quella delle relazioni che abbiamo con le persone che ci circondano e di quanto, nonostante pensiamo a noi stessi a volte magari come a delle isole (citazione legata al film tratto da un altro libro di questo stesso autore), gli altri siano importanti per noi e ci arricchiscono, nonostante tutto. Offre quindi un messaggio che io ho interpretato come positivo e ottimista.

In conclusione, se una sera non sapete cosa fare, siete a casa soli, nessuno dei vostri amici può venirvi a trovare o uscire con voi, o se voi avete voglia di stare un po’ per conto vostro in tranquillità, provate a dare una lettura a questo romanzo, consigliatissimo in qualsiasi momento.
-Pearl

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