lunedì 18 settembre 2017

Saggi - Capitolo 4


Buona sera, lettori!
Oggi parlerò ancora una volta di donne. Di donne reali, di donne immaginate, di donne che parlano di donne e di donne che parlano di donne immaginate. Se ancora non vi siete rotti le scatole dei miei giri di parole e volete saperne di più, è presto detto: “In grazia e bellezza. L’evoluzione della donna secondo Disney”, di Valeria Arnaldi. Questo libro, dalle fattezze

di una favola, ma del tutto intenzionato ad essere preso “sul serio” come saggio, mi è stato regalato per il compleanno da un mio carissimo amico, il quale evidentemente mi conosce molto bene e sapeva esattamente cosa avrebbe potuto interessarmi. Valeria Arnaldi mi ha decisamente interessato, dal momento che in duecentoventi pagine, sviscera e dissacra una delle multinazionali probabilmente più redditizie di sempre: la Disney, appunto. E lo fa, ponendo il problema del sessismo che sembra pervadere ogni opera del colosso appena citato.
Ebbene si, non ci piace ammetterlo, ma è ora di fare i conti con la dura realtà e (ahimè) constatare che, nel corso della sua storia, Walt Disney è stato tacciato di maschilismo e non solo! Razzismo, sfruttamento e chi più ne ha più ne metta. Sembra che delle accuse e degli indici puntati contro, lo zio Walt non se ne libererà mai del tutto, tanti ce ne sono. Eppure, per milioni di generazioni cresciute tra la sua Cenerentola e l’altrettanto suo Re Leone, guai a chi tocca le pellicole animate! Che siano fondate o meno le critiche, c’è poco da fare: Disney e il suo marchio sono riusciti a penetrare così profondamente nell’animo del proprio pubblico che pure di fronte a cotanti bombardamenti, il castello più famoso del mondo non crolla, né tantomeno vacilla.
In questo saggio, Valeria Arnaldi, a seguito di una breve introduzione sul creatore di Topolino, non si concentra però sul mondo dell’animazione occidentale per eccellenza in modo così generalizzato. È invece del tutto intenzionata a coprire un discorso meno ampio, ma decisamente più mirato e specifico sulle figure femminili delle pellicole prese in esame, individuando dei sottesi da far accapponare la pelle.
Si, di sessismo ce n’è e tanto, ma per fare un’analisi realmente obbiettiva e a 360°, la scrittrice lo sa, è necessario considerare il contesto storico in cui sono nate certe principesse disneyane. Da qui ha inizio la riflessione della Arnaldi: la donna giovane e bella, gentile e in attesa di essere salvata, Walt Disney in prima fila a dare quell’immagine dell’esempio perfetto di donna e gli stereotipi decisamente in linea coi tempi e la mentalità comune delle loro epoche. Walt Disney è figlio del suo tempo e le sue creazioni riproducono una realtà che vive tutti i giorni. Tuttavia, nonostante tale constatazione, per il creatore dei cartoni non c’è nessuna giustifica: né Aurora, né Jasmine, né tantomeno Biancaneve possono vantare il titolo di “donne forti e indipendenti”, quanto piuttosto quello di sottomesse e ridotte a una bidimensionalità nella quale non si interrogano su cosa veramente vogliono dalla loro vita e nemmeno provano a rimboccarsi le maniche per fuggire dalla strega cattiva, cercando di cambiare il loro destino. In questo libro non ce n’è per nessuno. Persino i principi vengono criticati e sono davvero poche le figure che la scrittrice del saggio reputa davvero indipendenti e innovative. In questo contesto si incastra molto bene la riflessione sul dualismo femminile delle storie Disney: la giovane e innocente principessa da un lato e la strega, o matrigna cattiva sulla via dell’anzianità dall’altro. La bellezza, risiedente nella giovinezza, è tutto per le principesse dei primi lungometraggi. Una bellezza che è stata “rubata” alle loro predecessore, non più abbastanza giovani, condannate alla vecchiaia e quindi al ritiro vero e proprio dalla società. Questa l’unica vera funzione della donna.
Non pensate che figure come Mulan, o Ariel si possano salvare dalle accuse! Io ne ero convinta, o quantomeno ci speravo, ma speravo invano. Se non è la “svampitudine” di Biancaneve ad essere messa sotto accusa, è la noia della figlia del sultano, o quella di Belle scaturita dal piccolo paesino provincialotto in cui vive. Ripeto: non ce n’è per nessuno.
Personalmente credo di aver compreso molto poco del discorso che viene fatto sull’amore e sul rapporto sentimentale, in quanto, per l’autrice sembra che ogni principessa che abbia scelto l’amore, proprio per questo motivo, sia stata condannata alla sottomissione e al maschilismo eterno. Sinceramente è un argomento che mi è arrivato poco e di cui poco ho capito, ma è stato anche l’unico. Per il resto, “In grazia e bellezza” è stata una lettura decisamente stimolante e illuminante. Quel che è certo è che non guarderò mai più le principesse Disney con gli stessi occhi di prima.
Inoltre credo sia nato anche il mio interesse per gli altri libri scritti dalla Arnaldi e penso proprio che continuerò a chiedere la compagnia della sua penna nel mio mondo libresco. Così, giusto perché la lista di libri da leggere non è mai troppo lunga.
Detto questo spero di avervi incuriosito, consiglio questa lettura agli uomini, agli appassionati di arte e di critica d’arte, ai femministi e soprattutto ai non femministi!
Io vi auguro buona serata e buon inizio settimana! Alla prossima!



-Liù

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