venerdì 20 dicembre 2019

Le scelte rivoluzionarie


Buongiorno a tutti, bella gente!
Oggi non vorrei parlarvi di un libro, ma di un ambiente che ha di certo molto a che fare con i libri e nel mio caso, con la letteratura, ovvero l’Università.
Stento ancora a crederci, ma si: a Settembre mi sono iscritta all’Università.
È stata una scelta dura da prendere, molto sofferta e difficile. Hanno coinciso una lista di eventi e considerazioni che hanno pesato tra pro e contro in egual misura per un sacco di tempo; forse troppo visto che già da un paio di anni ventilavo questa idea, ma non mi ero mai decisa. Alla fine, in un enorme atto di coraggio che ancora oggi non so stabilire se sia più coraggio o più pazzia, ho deciso di iscrivermi alla facoltà di Lettere e filosofia. Più precisamente al corso magistrale in “Culture moderne comparate”. Così si chiama il destino a cui sono andata incontro, il mio habitat naturale e probabilmente una delle scelte più importanti che ho fatto fin’ ora nella mia vita.
Il mio approccio a questo percorso accademico è completamente diverso da qualsiasi altra modalità con cui mi sono posta in precedenza verso le scuole che ho frequentato. Sarà la maturità tardiva, una maggiore consapevolezza di sé, o sarà semplicemente la necessità, sta di fatto che non avevo mai ficcato così tanto il naso nei libri di studio. Libri sempre, ma lo studio fa tutta la differenza del mondo. E all’approssimarsi della mia prima sessione di esami, vi confesso, non sono mai stata così insicura. Strano, ma vero: sono mesi che passo il mio tempo libero sui libri per gli esami, ma una maggior preparazione non mi fa assolutamente temere di meno la sessione. C’è tanto in ballo e questo può sicuramente essere la prima spiegazione. Quando si è trattato di scegliere le scuole superiori avevo tredici anni e non mi era ben chiaro nemmeno cosa avessi scelto. La gran parte della persona che sono oggi la devo al mio liceo, ma all’epoca niente era lucido e i cinque anni successivi sono stati caratterizzati da un grande coinvolgimento emotivo nelle questioni scolastiche, unito alla classica non-voglia di fare. Tutti elementi tipici dell’adolescenza, almeno di quella che non trova i giusti canali per esprimersi in modo costruttivo.
Successivamente è stata la volta dell’Università, alla quale mi sono affacciata con un’idea ancor meno chiara del mio futuro di quando uscivo dalle medie. Anni turbolenti e una me stessa parecchio più scema di adesso, che ci crediate o no.
Insomma, tutto per dire che io, ciò che volevo fare nella vita, l’ho scoperto tardi. O meglio, l’ho messo a fuoco tardi. Ho sempre saputo che volevo avere a che fare con i libri e ho sempre saputo che il mio sogno nel cassetto di diventare scrittrice avrebbe preteso un cammino arduo che però per niente al mondo avrei mollato. Tra questi sogni, che sono con me da tantissimo tempo e sempre ci resteranno perché in cuor mio so che vivrò fino all’ultimo giorno della mia vita per vederli realizzati, si sono aggiunti altri desideri più recenti, ma non di meno valore. Ad esempio, la gratificazione che provo ogni volta che mi è capitato, in questi anni, di dover spiegare un concetto a qualcuno e vederlo, alla fine, capito.
Non avevo mai davvero pensato all’insegnamento prima. Vengo da una famiglia letteralmente immersa nel mondo della scuola, che lo è sempre stata e che probabilmente sempre lo sarà e quando mi veniva chiesto se avessi voluto seguire le orme, la mia risposta rivoluzionaria e a tratti provocatoria non era mai affermativa. Adesso quella risposta è drasticamente cambiata. Drasticamente. E se proprio devo dirvi la verità, difficilmente ho tenuto a qualcosa più di questa.  Ci sono altri ambienti lavorativi nei quali mi piacerebbe muovermi, ma questo è un bel po’ in alto nella lista e posso dirlo con certezza, perché ho passato mesi a vagliare ogni singolo angolo ombroso della questione.
Il tutto per dirvi che a questo proposito ho deciso di coinvolgere alcuni spazi del blog, per rendervi partecipi della mia vita universitaria…
…Più o meno. Devo lavorare, per mantenerla e da non frequentante la mia vita universitaria si riduce drasticamente. Tuttavia, qualche idea mi è venuta in mente e spero di portare alla luce considerazioni interessanti, alle quali magari siete giunti anche voi, se tra di voi c’è qualche studente universitario.
Mi interesserebbe snocciolare parecchie questioni legate, appunto, all’orientamento dei ragazzi durante le scuole che precedono l’Università, i quali sempre più spesso compiono scelte azzardate, sulla base di criteri falsati. Esattamente come è capitato a me e probabilmente a molti della mia generazione.
Mi interesserebbe parlare dei problemi pratici in cui mi sono imbattuta al momento dell’iscrizione e nel periodo subito successivo, quando non sai da che parte girarti e i dipendenti dell’istituzione sembrano esserci solo per farti perdere meglio il senso dell’orientamento.
Mi interesserebbe anche parlare dei libri che sto studiando e che francamente, adesso, costituiscono la totalità dei libri che sto leggendo.
Mi interesserebbe anche parlare di metodi di studio, di supporti esterni o della mancanza degli stessi, di scuola in generale.
Spero che questo tipo di interventi possa interessarvi e che possa offrirvi lo spunto per eventuali crescite personali, piccole o grandi che siano.
Io, come da ormai tre mesi a questa parte, sono a metà tra l’entusiasta e la tremarella più assoluta. Quest’anno, per me, sarà l’anno dell’egoismo; di quel sano egoismo che lascia tanto da parte per inseguire sé stesso, ma che spero dia i suoi frutti migliori senza danneggiare troppo il resto della mia vita.
Intanto continuo a ripetermi ciò che ha scritto Lemony Snicket:

<<Siete pronte?>>. Domandò alla fine Klaus.
<<No>>. Rispose Sunny.
<<Neanch’io…>>. Disse Violet <<Ma se aspettiamo di essere pronti aspetteremo tutta la vita. Andiamo>>.

Buon fine settimana, lettori!
-Liù

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